In Italia vi sono un terzo delle slot machine presenti al mondo. Si tratta di 400mila esemplari tra Vlt (Videolottery), che si trovano nelle sale da gioco e Awp (Amusement with prize, divertimento con premio), che invece sono collocate nei bar. Le slot quindi non sono tutte uguali, ma vale per loro ciò che abbiamo detto a proposito del gioco d’azzardo: chi gioca è destinato a perdere. Partendo dall’analisi puntuale del matematico Paolo Canova e del fisico Diego Rizzuto in “Fate il nostro gioco”, vediamo perché le slot machine non sono una scommessa conveniente.
La storia delle slot machine in Italia
La legge del 6 ottobre 1995 è il primo testo che cerca di regolamentare la situazione dei “video poker” in Italia. La differenza principale rispetto ad oggi è che non erano permesse vincite in denaro. Il premio consisteva infatti o nella ripetizione di una partita fino a un massimo di 10, in gettoni non convertibili in denaro (non superiori a 10) o nella vincita di un oggetto. Ma con l’entrata in scena delle Awp, le cose cambiano: vengono introdotti i premi in denaro (anche se le vincite non possono essere superiori a 100 euro). Infine, nel 2009 per far fronte ai danni e alla ricostruzione delle zone terremotate, lo Stato italiano introduce le Vlt: queste slot machine digitali offrono premi in denaro fino a 5mila euro e sono chiamate a restituire “l’85% delle somme giocate”. Già, ma cosa significa esattamente?
Le Vlt: più spendi, più perdi.
Per “somme giocate” s’intende “il denaro puntato all’inizio sommato a tutte le vincite rimesse in gioco ogni volta”. In altre parole, nel conteggio vengono inseriti i soldi che abbiamo messo all’inizio (mettiamo 100 euro) più tutti quelli che abbiamo vinto e non incassato perché li abbiamo rigiocati (prima altri 10 euro, poi altri 20 e così via). Risultato? Il bilancio della macchina è in attivo, il nostro decisamente meno. Ma allora perché il giocatore non se ne accorge? Perché entra in gioco uno dei meccanismi psicologici comuni a tutti coloro che giocano d’azzardo, quello della “contabilità separata”, che ci porta ad azzerare il nostro bilancio ad ogni vincita. In altre parole, ci dimentichiamo quanto abbiamo perso fino a quel momento e il nostro conteggio delle entrate e delle uscite ne risulta ovviamente falsato.
“Avevo quasi vinto”: la smaterializzazione del denaro
Ad incentivare e mettere in moto certi meccanismi vi sono tutta una serie di trucchi, più o meno nascosti all’interno del gioco. Tipica delle slot ad esempio è la smaterializzazione del denaro che, una volta inserito all’interno della macchina automaticamente sparisce davanti ai nostri occhi per diventare, almeno nella nostra testa, qualcos’altro.
Il volume “Fate il nostro gioco” è uscito il 10 marzo 2016 per la casa editrice Add Editore. Si può prenotare onine su Amazon e su Ibs.