La filosofia e la scienza non sono in contrasto

di Redazione, 29 maggio 2020

In molti pensano che, una volta arrivata la rivoluzione scientifica, la filosofia abbia perso man mano la sua capacità di analisi e descrizione della realtà. A che serve parlare di essere, noumeno o illusioni dei sensi quando possiamo misurare la materia e descrivere la realtà tramite una equazione? A questa domanda hanno provato a rispondere Carlo Rovelli, fisico teorico che lavora all’Università di Marsiglia, Alberto Mantovani, immunologo dell’istituto clinico Humanitas di Milano, assieme a Giovanni Boniolo, filosofo della scienza all’Università di Ferrara.

Il ragionamento parte dalla frase che Stephen Hawking pronunciò nel 2011 al Google’s Zeitgeist Conference: “la filosofia è morta”. Il cosmologo e autore, tra le tante opere pubblicate, di “Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo” non è il primo a esprimersi in questo senso. Molti scienziati e teorici della scienza ritengono che la filosofia sia stata decisiva per il progresso umano nell’antichità, andando via via perdendo adesione con la realtà fino a separarsi definitivamente dalle scienze sperimentali nel diciassettesimo secolo.

Le quattro accuse alla filosofia

Queste sono le quattro ragioni per cui secondo Hawking la filosofia sarebbe morta e non avrebbe più senso: la sua paura della scienza; la sua estrema generalità, il suo immobilismo, ovvero l’assenza di progresso; la sua sedentarietà, ovvero l’assenza di sperimentazione.

Come in tutte le discipline, possono esistere cultori/esperti che fanno o dicono cose che sono contrarie alla disciplina di cui sono rappresentanti: questo vale per tutti gli ambiti del sapere, dalla medicina, alla fisica, dalla filosofia alla paleontologia. I filosofi non sono “la filosofia”, come i medici non sono “la medicina”, gli psicologi non sono “la psicologia”, eccetera eccetera.

In molte branche della filosofia si utilizza il metodo scientifico per procedere con i ragionamenti, per esempio nella logica formale o nella bioetica. Lo stesso sillogismo aristotelico, uno dei più noti strumenti filosofici, è comprensibile dando per scontato il concetto matematico di “insieme”. In questo senso la filosofia non ha paura della scienza, ma è una sua stretta alleata.

L’accusa di immobilità della scienza si può facilmente confutare consultando ciò che la filosofia ha prodotto lungo i secoli: anche se i due testi sono totalmente differenti tra di loro, un qualunque dialogo platonico è filosofia nello stesso modo in cui è filosofia un libro di Noël Carroll, che per la maggior parte dei suoi studi si è occupato di filosofia del cinema.

L’accusa sulla sedentarietà è forse la più difficile da confutare, perché non è molto chiaro in che senso i filosofi dovrebbero fare esperimenti. Ma in alcune discipline filosofiche, come l’etica o la filosofia sperimentale, anche questo aspetto viene messo in pratica.

Alcune scoperte che la scienza deve alla filosofia

Il numero di filosofi/scienziati è molto ampio fino all’avvento delle scienze sperimentali: da Aristotele a Francis Bacon, da Cartesio a Newton. In passato ci sono stati anche specifici contributi che la filosofia ha dato alla scienza. La “mappa delle funzioni mentali” presente nella “Critica della Ragion Pura” di Immanuel Kant è stata rielaborata in chiave biologica da Konrad Lorenz, fondatore della moderna etologia; René Descartes (Cartesio) ha fondato la matematica moderna. Inoltre tutti i più grandi scienziati della modernità erano anche conoscitori della filosofia.

Quando oggi si parla di metodo scientifico bisogna avere presente che alla sua base sussiste un’applicazione di concetti filosofici: la ripetibilità di un’esperimento, le entità statistiche (come il p-value, elemento centrale per gli studi clinici), e l’idea di probabilità sono tutti oggetti del pensiero che presuppongono un’interpretazione filosofica.

Passando dall’epoca moderna alla contemporaneità, i più grandi contributi della filosofia al mondo scientifico si possono riscontrare nell’ambito delle scienze cognitive e della medicina.

Per esempio in immunologia un approccio filosofico sta aiutando a porre in un contesto generale la teoria di come funziona il sistema immunitario. Questa teoria è stata elaborata da un filosofo - biologo, Thomas Pradeu (a capo di un gruppo interdisciplinare tra biologia concettuale e medicina).

Per quanto riguarda le scienze cognitive, Daniel Dennett e Jerry Fodor hanno influenzato e anticipato la ricerca sulla modularità della mente e sul funzionamento del sistema nervoso centrale. 

In generale la sperimentazione animale, il paradosso dell'altruismo, la conservazione degli animali in via d'estinzione, la natura della coscienza e della mente, il benessere dei pazienti o i limiti della ricerca sono solo alcuni dei problemi che legano strettamente la filosofia e la scienza, impossibili da risolvere ignorando i prodotti di una o dell’altra, ad ulteriore dimostrazione del fatto che, come scrisse il filosofo e matematico inglese Alfred North Whitehead, “in un certo senso, scienza e filosofia sono soltanto aspetti diversi di un’unica grande impresa della mente umana”.

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