In molti pensano che, una volta arrivata la rivoluzione scientifica, la filosofia abbia perso man mano la sua capacità di analisi e descrizione della realtà. A che serve parlare di essere, noumeno o illusioni dei sensi quando possiamo misurare la materia e descrivere la realtà tramite una equazione? A questa domanda hanno provato a rispondere Carlo Rovelli, fisico teorico che lavora all’Università di Marsiglia, Alberto Mantovani, immunologo dell’istituto clinico Humanitas di Milano, assieme a Giovanni Boniolo, filosofo della scienza all’Università di Ferrara.
Il ragionamento parte dalla frase che Stephen Hawking pronunciò nel 2011 al Google’s Zeitgeist Conference: “la filosofia è morta”. Il cosmologo e autore, tra le tante opere pubblicate, di “Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo” non è il primo a esprimersi in questo senso. Molti scienziati e teorici della scienza ritengono che la filosofia sia stata decisiva per il progresso umano nell’antichità, andando via via perdendo adesione con la realtà fino a separarsi definitivamente dalle scienze sperimentali nel diciassettesimo secolo.
Le quattro accuse alla filosofia
Queste sono le quattro ragioni per cui secondo Hawking la filosofia sarebbe morta e non avrebbe più senso: la sua paura della scienza; la sua estrema generalità, il suo immobilismo, ovvero l’assenza di progresso; la sua sedentarietà, ovvero l’assenza di sperimentazione.
Come in tutte le discipline, possono esistere cultori/esperti che fanno o dicono cose che sono contrarie alla disciplina di cui sono rappresentanti: questo vale per tutti gli ambiti del sapere, dalla medicina, alla fisica, dalla filosofia alla paleontologia. I filosofi non sono “la filosofia”, come i medici non sono “la medicina”, gli psicologi non sono “la psicologia”, eccetera eccetera.
In molte branche della filosofia si utilizza il metodo scientifico per procedere con i ragionamenti, per esempio nella logica formale o nella bioetica. Lo stesso sillogismo aristotelico, uno dei più noti strumenti filosofici, è comprensibile dando per scontato il concetto matematico di “insieme”. In questo senso la filosofia non ha paura della scienza, ma è una sua stretta alleata.
L’accusa di immobilità della scienza si può facilmente confutare consultando ciò che la filosofia ha prodotto lungo i secoli: anche se i due testi sono totalmente differenti tra di loro, un qualunque dialogo platonico è filosofia nello stesso modo in cui è filosofia un libro di Noël Carroll, che per la maggior parte dei suoi studi si è occupato di filosofia del cinema.
L’accusa sulla sedentarietà è forse la più difficile da confutare, perché non è molto chiaro in che senso i filosofi dovrebbero fare esperimenti. Ma in alcune discipline filosofiche, come l’etica o la filosofia sperimentale, anche questo aspetto viene messo in pratica.
Alcune scoperte che la scienza deve alla filosofia
Il numero di filosofi/scienziati è molto ampio fino all’avvento delle scienze sperimentali: da Aristotele a Francis Bacon, da Cartesio a Newton. In passato ci sono stati anche specifici contributi che la filosofia ha dato alla scienza. La “mappa delle funzioni mentali” presente nella “Critica della Ragion Pura” di Immanuel Kant è stata rielaborata in chiave biologica da Konrad Lorenz, fondatore della moderna etologia; René Descartes (Cartesio) ha fondato la matematica moderna. Inoltre tutti i più grandi scienziati della modernità erano anche conoscitori della filosofia.
Quando oggi si parla di metodo scientifico bisogna avere presente che alla sua base sussiste un’applicazione di concetti filosofici: la ripetibilità di un’esperimento, le entità statistiche (come il p-value, elemento centrale per gli studi clinici), e l’idea di probabilità sono tutti oggetti del pensiero che presuppongono un’interpretazione filosofica.
Passando dall’epoca moderna alla contemporaneità, i più grandi contributi della filosofia al mondo scientifico si possono riscontrare nell’ambito delle scienze cognitive e della medicina.
Per esempio in immunologia un approccio filosofico sta aiutando a porre in un contesto generale la teoria di come funziona il sistema immunitario. Questa teoria è stata elaborata da un filosofo - biologo, Thomas Pradeu (a capo di un gruppo interdisciplinare tra biologia concettuale e medicina).
Per quanto riguarda le scienze cognitive, Daniel Dennett e Jerry Fodor hanno influenzato e anticipato la ricerca sulla modularità della mente e sul funzionamento del sistema nervoso centrale.
In generale la sperimentazione animale, il paradosso dell'altruismo, la conservazione degli animali in via d'estinzione, la natura della coscienza e della mente, il benessere dei pazienti o i limiti della ricerca sono solo alcuni dei problemi che legano strettamente la filosofia e la scienza, impossibili da risolvere ignorando i prodotti di una o dell’altra, ad ulteriore dimostrazione del fatto che, come scrisse il filosofo e matematico inglese Alfred North Whitehead, “in un certo senso, scienza e filosofia sono soltanto aspetti diversi di un’unica grande impresa della mente umana”.
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