
Nella recente ricerca della Banca d'Italia di cui si è parlato nei giorni scorsi emerge soprattutto un dato: la crisi ha colpito duramente i nuclei con capofamiglia giovane, ampliando il divario tra la loro condizione economica e finanziaria e quella del resto della popolazione. Tra i giovani dal 2008 al 2010 la percentuale di famiglie povere di reddito e ricchezza è aumentata di oltre 4 punti (dal 9,2 al 13,5 per cento).
Italiani, popolo di risparmiatori. Così si direbbe, osservando il grafico internazionale della propensione al risparmio, che nel 1995 ci vedeva in testa in un confronto con gli altri paesi. Ma adesso non è più così. Molte famiglie non riescono a risparmiare, e la ricchezza è in calo soprattutto per i nuclei giovani e per quelli che vivono in affitto.
Gli italiani si sentono più poveri. La crisi economica fa sentire il suo peso e ci dice che due nuclei su tre ritengono il proprio reddito insufficiente. Nel 1990 la pensava così il 40%. La propensione al risparmio cala di conseguenza parecchio e l'Italia - che circa 20 anni fa era la nazione più "parsimoniosa” adesso è scesa sotto la media dei paesi dell'area dell'Euro.
Nel 2010 il 12,8 per cento delle famiglie guadagnava un reddito inferiore alla soglia di povertà; un dato in peggioramento rispetto al 2008.
L’aumento degli squilibri è segnalato anche dall’incremento della concentrazione della ricchezza: tra il 2008 e il 2010 la quota di ricchezza netta posseduta dai tre quartili di reddito più bassi è diminuita a vantaggio della classe più elevata. L’esigua frazione di ricchezza detenuta dai nuclei giovani, si è ridotta ulteriormente.