Italia, salari reali sotto il livello del 2008: è il peggior dato del G20

di Sara Maddaloni, 27 marzo 2025

In un arco temporale di 17 anni, l’Italia ha subito le perdite maggiori in termini assoluti di potere d’acquisto dei salari. Rispetto al 2008, i salari reali sono inferiori di 8,7 punti percentuali: è il risultato peggiore dei Paesi del G20. 

Secondo il Rapporto mondiale sui salari 2024–25 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), tale perdita è stata particolarmente significativa a seguito della crisi finanziaria globale del periodo 2009–2012. Questa crisi del costo della vita ha avuto un impatto negativo su tutti i Paesi a economia avanzata del G20, con un effetto particolarmente severo in Italia negli anni 2022 e 2023. 

Dopo il picco dell’8,7% nel 2022, l’inflazione in Italia è diminuita significativamente nel 2023 e 2024, consentendo una parziale ripresa dei salari reali. Questa tendenza è simile a quanto osservato nei paesi ad alto reddito ed è in linea con l’andamento medio nei paesi dell’Unione europea. 

Crescita economica e salari reali

A seguito della ripresa economica sostenuta nel 2021 e 2022, la crescita del PIL reale in Italia è rallentata nel biennio successivo, attestandosi allo 0,7% nel 2023 e nel 2024. Dopo il crollo storico del 2020 (-8,9%), l’economia italiana aveva superato la media UE e mondiale nel biennio 2021–2022, per poi rallentare in linea con il trend europeo.

Nel 2024, i salari reali dei lavoratori italiani sono aumentati in media del 2,3%, segnando un’inversione di tendenza rispetto ai cali del -3,3% nel 2022 e -3,2% nel 2023. Le perdite salariali registrate nel 2022 e 2023 sono state più gravi della media dei Paesi G20 a economia avanzata; tuttavia, nel 2024 la ripresa salariale italiana ha superato di 1,4 punti percentuali il tasso di crescita medio degli stessi paesi.

Salari e produttività

A partire dal 2022, la produttività del lavoro in Italia è cresciuta più dei salari reali, invertendo la tendenza dei precedenti 22 anni. Tra il 1999 e il 2021, infatti, i salari reali medi dei lavoratori italiani sono cresciuti a un tasso superiore rispetto a quello della produttività del lavoro.
Questa tendenza si è invertita nel triennio 2022–24, durante il quale la produttività è cresciuta più dei salari.

Costo della vita e adeguamenti salariali

Le misure di adeguamento salariale degli ultimi due anni non sono state sufficienti a compensare l’aumento del costo della vita.

Sebbene un numero maggiore di Paesi abbia introdotto politiche per contrastare la spinta inflazionistica, tali misure si sono rivelate inadeguate, soprattutto per i lavoratori a basso reddito. Questi ultimi, come rilevato dalla nota dedicata all’Italia nel Rapporto OIL 2022–23, spendono una quota maggiore del loro reddito in beni e servizi essenziali (come alimentari e alloggi) e risultano pertanto i più vulnerabili alle crisi inflazionistiche.

Nonostante il ritorno a una crescita positiva dei salari su scala globale nel 2024, tale miglioramento non è stato sufficiente ad assorbire completamente gli effetti dell’ondata inflazionistica. In Italia, come in quasi la metà dei Paesi analizzati dal rapporto, gli aumenti salariali sono rimasti inferiori ai tassi di inflazione, determinando una persistente perdita del potere d’acquisto per milioni di lavoratori e per le loro famiglie.

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