Il Rapporto Caritas 2016 sulle politiche di contrasto alla povertà traccia un panorama preoccupante: la povertà assoluta in Italia riguarda 4,6 milioni di persone (il 7,6% della popolazione), più del doppio rispetto al 2007, quando i poveri erano 1,8 milioni (3,1%). La crisi economica ha evidentemente lasciato il segno, ma cosa si intende per povertà assoluta? Secondo l’Istat, è l’indigenza vera e propria, dovuta alla mancanza delle risorse economiche necessarie per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile (legato ad alimentazione, abitazione, vestiario, trasporti).
La povertà è presente in particolare al sud, nelle famiglie con anziani, nei nuclei con almeno 3 minori e in quelli con disoccupati, ma è anche notevolmente cresciuta in altri segmenti della popolazione, prima ritenuti meno vulnerabili: il centro-nord, le famiglie giovani, i nuclei con 1 o 2 minori e quelli con componenti occupati. L’indigenza tocca ormai l’intera società italiana e non è più circoscritta solo ad alcune sue componenti.
Cosa si fa per contrastare questo fenomeno? Per anni non si è fatto niente, insieme alla Grecia eravamo l’unico paese europeo privo di un piano nazionale contro la povertà destinato a tutti. La Legge di stabilità dello scorso anno ha stanziato 600 milioni di euro per il 2016 e 1 miliardo di euro a partire dal 2017, ed è stato previsto un disegno di legge per riformare il settore, che porterà all’introduzione del Reddito d’Inclusione. Un primo passo per contrastare la povertà assoluta.
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