Il Foglio, 23 maggio 2007
Roma. Il filosofo inglese Roger Scruton dice che il documentario della Bbc sulla pedofilia tra i preti cattolici è l’ultimo capitolo della “Mani pulite di Dio”, come fu definito lo scandalo degli abusi negli Stati Uniti. La guerra culturale sulla pedofilia riguarda qualcosa di molto più profondo e carsico dei singoli abusi.
Attacco alla continenza sessuale e al concetto di colpa
“Il secolarismo è così ossessionato dal sesso da non poter sostenere il vero ‘scandalo’ del nostro tempo: il celibato cattolico” dice Roger Scruton, docente a Princeton e all’Institute for the Psychological Sciences. “Non si può credere che il prete abbia rinunciato al sesso, le fantasie sessuali sono una condizione umana universale. Chi mette in discussione il diritto a promuovere l’omosessualità a scuola diventa ‘omofobico’. L’attacco al concetto di colpa coinvolge una negazione della vergogna”.
Il secolarismo vede con sospetto l’interesse di chiunque a un bambino
La Bbc accusa Benedetto XVI di essere implicato nell’insabbiamento degli scandali che hanno coinvolto sacerdoti. Ratzinger avrebbe applicato un documento “segreto” del 1962, “Crimen sollicitationis”, per coprire i misfatti. In Italia un noto conduttore a caccia di titoli sui giornali vuole trasmetterlo in prima serata. Avvenire, quotidiano della Cei, parla di “spazzatura”.
«Ogni civiltà ha circondato l’atto sessuale di un velo di mistero – prosegue Scruton – Nel mondo del ‘sesso sicuro’ è in corso la sessualizzazione dei figli, marginalizzando la famiglia. Il secolarismo considera evidente che chiunque sia interessato a un bambino, come il prete, intenda sfruttarlo sessualmente. Ci saranno sempre preti e maestri pedofili, ma sono eccezioni, non la regola».
Cultura del nulla che porta all’autodistruzione della società
Scruton parla di una Bbc che sparge cultura del nulla mentre moraleggia sulla chiesa. «I bambini fanno esperienza di preservativi, una guida intitolata ‘Say Yes, Say No, Say Maybe’ spiega le varie posizioni sessuali e la Bbc trasmette film in cui i bambini sono rappresentati in pose provocatorie. L’intellighenzia liberal è incapace di percepire il pericolo di quest’entropia sociale. L’isteria sulla pedofilia è indicativa di una società sull’orlo dell’autodistruzione. C’è una veemenza che andrebbe bene a Salem. I liberal non accettano che ci sia un cammino di uscita dalla follia sessuale, di rinuncia, vivere nel mondo e fuori da esso».
La campagna contro la diocesi di Boston
All’epoca dello scandalo della diocesi di Boston, il Christian ministry resources calcolava una media di 70 denunce alla settimana. Bernard Law, arcivescovo di Boston, sui media anglosassoni era trattato come il simbolo della superbia. Dei 60 preti di Boston coinvolti, solo tre furono riconosciuti colpevoli. Bisognava colpire in alto per incassare. L’arcidiocesi di Portland dichiarò bancarotta per le cause intentate da presunte vittime. La grande stampa e gli studi legali trovarono un osso polposo, la cultura laicista protestante il nemico “papista”. Time e Newsweek facevano le copertine: “Sex, Shame and the Catholic Church”. Decine di diocesi chiesero prestiti, altre furono vendute. Quella di Boston costretta a cedere, il cardinale rassegnò le dimissioni.
Cattolici Usa alla gogna
Tre anni fa pubblicammo un’inchiesta del Wall Street Journal, la storia di un prete nel fango. Uno dei tanti. La gogna sfiorò il cardinale di New York, Edward Egan. I cattolici erano chiamati “mangiatori di pesce del venerdì”. Il New York Post sbattè in prima pagina le foto dei preti. Ratzinger parlò di “campagna pianificata” per “screditare la chiesa”.
Lo storico Philip Jenkins denunciò il “bigottismo” liberal.
Dai fatti di cronaca agli attacchi alla dottrina
La stampa attaccava non solo la gerarchia, ma anche la dottrina cattolica. A cominciare dal celibato e dalla castità, aprendo ai preti sposati, alle donne sacerdote e alla nomina di vescovi omosessuali. Tentazione che per mesi agitò l’episcopato cattolico.
Morto il cardinal Bernardin, per anni capo della Conferenza episcopale americana, la guida passò al cardinale di Los Angeles Roger Mahony, teorico del “celibato opzionale”. Fu il National Catholic Register, principale organo di informazione progressista, a coniare l’espressione “preti pedofili”.
La risposta della Chiesa: più santità
Il teologo George Weigel è d’accordo con Scruton: «C’è un tentativo di dipingere la chiesa come segregata nel tempo. Un prete pedofilo è una contraddizione, fuori dal ministero. La chiesa non può diventare ciò che non è, il celibato è un dono. La maggior parte degli abusi ha avuto luogo fra gli anni 60 e 80, anni della cultura del ‘dissenso’ in seminari e facoltà di teologia. La vera riforma della chiesa è diventare più cattolica, non meno». Wojtyla parlò chiaro nell’incontro con i preti americani: «Tanto dolore, tanto dispiacere, deve portare a un sacerdozio più santo, a un episcopato più santo e a una chiesa più santa». Tre anni dopo Ratzinger, tutt’altro che reticente, concluderà la sua ultima Via Crucis come cardinale invitando a ripulire la chiesa dalla “sporcizia”.
Attacco alla continenza sessuale e al concetto di colpa
“Il secolarismo è così ossessionato dal sesso da non poter sostenere il vero ‘scandalo’ del nostro tempo: il celibato cattolico” dice Roger Scruton, docente a Princeton e all’Institute for the Psychological Sciences. “Non si può credere che il prete abbia rinunciato al sesso, le fantasie sessuali sono una condizione umana universale. Chi mette in discussione il diritto a promuovere l’omosessualità a scuola diventa ‘omofobico’. L’attacco al concetto di colpa coinvolge una negazione della vergogna”.
Il secolarismo vede con sospetto l’interesse di chiunque a un bambino
La Bbc accusa Benedetto XVI di essere implicato nell’insabbiamento degli scandali che hanno coinvolto sacerdoti. Ratzinger avrebbe applicato un documento “segreto” del 1962, “Crimen sollicitationis”, per coprire i misfatti. In Italia un noto conduttore a caccia di titoli sui giornali vuole trasmetterlo in prima serata. Avvenire, quotidiano della Cei, parla di “spazzatura”.
«Ogni civiltà ha circondato l’atto sessuale di un velo di mistero – prosegue Scruton – Nel mondo del ‘sesso sicuro’ è in corso la sessualizzazione dei figli, marginalizzando la famiglia. Il secolarismo considera evidente che chiunque sia interessato a un bambino, come il prete, intenda sfruttarlo sessualmente. Ci saranno sempre preti e maestri pedofili, ma sono eccezioni, non la regola».
Cultura del nulla che porta all’autodistruzione della società
Scruton parla di una Bbc che sparge cultura del nulla mentre moraleggia sulla chiesa. «I bambini fanno esperienza di preservativi, una guida intitolata ‘Say Yes, Say No, Say Maybe’ spiega le varie posizioni sessuali e la Bbc trasmette film in cui i bambini sono rappresentati in pose provocatorie. L’intellighenzia liberal è incapace di percepire il pericolo di quest’entropia sociale. L’isteria sulla pedofilia è indicativa di una società sull’orlo dell’autodistruzione. C’è una veemenza che andrebbe bene a Salem. I liberal non accettano che ci sia un cammino di uscita dalla follia sessuale, di rinuncia, vivere nel mondo e fuori da esso».
La campagna contro la diocesi di Boston
All’epoca dello scandalo della diocesi di Boston, il Christian ministry resources calcolava una media di 70 denunce alla settimana. Bernard Law, arcivescovo di Boston, sui media anglosassoni era trattato come il simbolo della superbia. Dei 60 preti di Boston coinvolti, solo tre furono riconosciuti colpevoli. Bisognava colpire in alto per incassare. L’arcidiocesi di Portland dichiarò bancarotta per le cause intentate da presunte vittime. La grande stampa e gli studi legali trovarono un osso polposo, la cultura laicista protestante il nemico “papista”. Time e Newsweek facevano le copertine: “Sex, Shame and the Catholic Church”. Decine di diocesi chiesero prestiti, altre furono vendute. Quella di Boston costretta a cedere, il cardinale rassegnò le dimissioni.
Cattolici Usa alla gogna
Tre anni fa pubblicammo un’inchiesta del Wall Street Journal, la storia di un prete nel fango. Uno dei tanti. La gogna sfiorò il cardinale di New York, Edward Egan. I cattolici erano chiamati “mangiatori di pesce del venerdì”. Il New York Post sbattè in prima pagina le foto dei preti. Ratzinger parlò di “campagna pianificata” per “screditare la chiesa”.
Lo storico Philip Jenkins denunciò il “bigottismo” liberal.
Dai fatti di cronaca agli attacchi alla dottrina
La stampa attaccava non solo la gerarchia, ma anche la dottrina cattolica. A cominciare dal celibato e dalla castità, aprendo ai preti sposati, alle donne sacerdote e alla nomina di vescovi omosessuali. Tentazione che per mesi agitò l’episcopato cattolico.
Morto il cardinal Bernardin, per anni capo della Conferenza episcopale americana, la guida passò al cardinale di Los Angeles Roger Mahony, teorico del “celibato opzionale”. Fu il National Catholic Register, principale organo di informazione progressista, a coniare l’espressione “preti pedofili”.
La risposta della Chiesa: più santità
Il teologo George Weigel è d’accordo con Scruton: «C’è un tentativo di dipingere la chiesa come segregata nel tempo. Un prete pedofilo è una contraddizione, fuori dal ministero. La chiesa non può diventare ciò che non è, il celibato è un dono. La maggior parte degli abusi ha avuto luogo fra gli anni 60 e 80, anni della cultura del ‘dissenso’ in seminari e facoltà di teologia. La vera riforma della chiesa è diventare più cattolica, non meno». Wojtyla parlò chiaro nell’incontro con i preti americani: «Tanto dolore, tanto dispiacere, deve portare a un sacerdozio più santo, a un episcopato più santo e a una chiesa più santa». Tre anni dopo Ratzinger, tutt’altro che reticente, concluderà la sua ultima Via Crucis come cardinale invitando a ripulire la chiesa dalla “sporcizia”.