Nelle ultime ore ha fatto discutere l’anteprima pubblicata da Le Figaro di un nuovo libro scritto da Benedetto XVI e il cardinale Robert Sarah, Des profondeurs de nos coeurs, che uscirà il 15 gennaio.
Questi sono per ora i due più consistenti estratti circolati sui media italiani
È urgente e necessario, che tutti, vescovi, sacerdoti e laici, ritrovino uno sguardo di fede sulla Chiesa e sul celibato sacerdotale che protegge il suo mistero.
Non posso tacere, il celibato è indispensabile. Io credo che il celibato dei sacerdoti abbia un grande significato ed è indispensabile perché il nostro cammino verso Dio possa restare il fondamento della nostra vita.
I pochi estratti pubblicati del libro sono stati interpretati da molti media come un tentativo di Benedetto XVI di bloccare un presunto processo di cambiamento iniziato con il Sinodo sull’Amazzonia, soprattutto su un tema delicato come quello del celibato dei sacerdoti.
Ma quanto c’è di vero in questa contrapposizione dei due papi? Sostanzialmente nulla, e non solo: sul tema del celibato dei sacerdoti papa Francesco e Benedetto XVI dicono sempre le stesse cose, così come i loro più recenti predecessori, Giovanni Paolo II e Paolo VI.
Abbiamo raccolto alcune citazioni che dimostrano come papa Francesco e Benedetto XVI hanno le stesse idee sul celibato dei sacerdoti, e che questi due papi sono esattamente in linea con il pontificato dei loro predecessori.
Celibato sacerdotale e Papa Francesco
Nel viaggio di ritorno dalla GMG di Panama, a papa Francesco furono fatte dai giornalisti delle domande molto dirette sulla questione del celibato sacerdotale. Come prima cosa il papa argentino citò proprio san Paolo VI, schierandosi contro il celibato opzionale e limitando l’accesso al sacerdozio per chi non è celibe, eventualmente, a dei casi particolarissimi:
Mi viene in mente quella frase di San Paolo VI: “Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato”. Mi è venuta in mente e voglio dirla, perché è una frase coraggiosa, in un momento più difficile di questo, ‘68/’70… Personalmente, penso che il celibato sia un dono per la Chiesa. Secondo, io non sono d’accordo di permettere il celibato opzionale, no. Soltanto rimarrebbe qualche possibilità nelle località più remote – penso alle isole del Pacifico… Ma una cosa è pensare quando c’è necessità pastorale, lì, il pastore deve pensare ai fedeli. [...], è interessante – questa è una cosa in discussione tra i teologi, non c’è decisione mia. La mia decisione è: celibato opzionale prima del diaconato, no. È una cosa mia, personale, io non lo farò, questo rimane chiaro. Sono uno “chiuso”? Forse. Ma non mi sento di mettermi davanti a Dio con questa decisione.
Nell’Amoris Laetitia papa Francesco parla diffusamente del celibato dei sacerdoti, riferendosi anche a Giovanni Paolo II per spiegare che celibato e matrimonio non sono l’uno inferiore all’altro, ma stati di vita che evidenziano diverse perfezioni:
159. La verginità è una forma d’amore. Come segno, ci ricorda la premura per il Regno, l’urgenza di dedicarsi senza riserve al servizio dell’evangelizzazione (cfr 1 Cor 7,32), ed è un riflesso della pienezza del Cielo, dove «non si prende né moglie né marito» (Mt 22,30). San Paolo la raccomandava perché attendeva un imminente ritorno di Gesù e voleva che tutti si concentrassero unicamente sull’evangelizzazione: «Il tempo si è fatto breve» (1 Cor 7,29). Tuttavia rimaneva chiaro che era un’opinione personale e un suo desiderio (cfr 1 Cor 7,6-8) e non una richiesta di Cristo: «Non ho alcun comando dal Signore» (1 Cor 7,25). Nello stesso tempo, riconosceva il valore delle diverse chiamate: «Ciascuno riceve da Dio il proprio dono, chi in un modo, chi in un altro» (1 Cor 7,7). In questo senso san Giovanni Paolo II ha affermato che i testi biblici «non forniscono motivo per sostenere né l’inferiorità” del matrimonio, né la “superiorità” della verginità o del celibato» a motivo dell’astinenza sessuale.
In un discorso ai vescovi della Repubblica Centrafricana, papa Francesco parla in maniera molto chiara del celibato dei sacerdoti da accettare “senza alcun compromesso”:
Oltre alla formazione intellettuale, spirituale e comunitaria, un’attenzione del tutto particolare deve essere rivolta alla formazione umana e affettiva, affinché i futuri sacerdoti siano capaci di vivere il loro impegno al celibato nel quale non può essere accettato alcun compromesso.
Celibato sacerdotale e Benedetto XVI
Benedetto XVI ha sempre parlato approfonditamente del celibato sacerdotale e quanto scritto in questo nuovo libro sarà senza dubbio nel solco della sua precedente pastorale che, come vedremo, è in linea con quella di Giovanni Paolo II e Paolo VI.
Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente
Il celibato sacerdotale è un dono inestimabile di Dio alla sua Chiesa, che occorre accogliere con riconoscenza, tanto in Oriente quanto in Occidente, poiché rappresenta un segno profetico sempre attuale. Ricordiamo, inoltre, il ministero dei presbiteri sposati che sono una componente antica delle tradizioni orientali. Vorrei rivolgere il mio incoraggiamento anche a questi presbiteri che, con le loro famiglie, sono chiamati alla santità nel fedele esercizio del loro ministero e nelle loro condizioni di vita a volte difficili. A tutti ribadisco che la bellezza della vostra vita sacerdotale susciterà senza dubbio nuove vocazioni che toccherà a voi coltivare.
Visita pastorale a Milano, 2012
Senza dubbio, l’amore per Gesù vale per tutti i cristiani, ma acquista un significato singolare per il sacerdote celibe e per chi ha risposto alla vocazione alla vita consacrata: solo e sempre in Cristo si trova la sorgente e il modello per ripetere quotidianamente il «sì» alla volontà di Dio.
A causa di tutto ciò può sorgere la domanda in molti, forse anche in voi stessi, se sia bene farsi prete; se la via del celibato sia sensata come vita umana. L’abuso, però, che è da riprovare profondamente, non può screditare la missione sacerdotale, la quale rimane grande e pura.
Apertura dell’anno sacerdotale, 2009
Occorre che questa comunione fra i sacerdoti e col proprio Vescovo, basata sul sacramento dell’Ordine e manifestata nella concelebrazione eucaristica, si traduca nelle diverse forme concrete di una fraternità sacerdotale effettiva ed affettiva. Solo così i sacerdoti sapranno vivere in pienezza il dono del celibato e saranno capaci di far fiorire comunità cristiane nelle quali si ripetano i prodigi della prima predicazione del Vangelo.
Celibato sacerdotale e Giovanni Paolo II
Nel suo lungo pontificato Giovanni Paolo II ha parlato centinaia di volte del celibato apostolico dei sacerdoti. Abbiamo selezionato delle sue parole prese in diversi momenti del suo pontificato, per restituire una panoramica estesa nel tempo.
Esortazione apostolica Ecclesia in Europa, 2003
Stimato in tutta la Chiesa come conveniente per il sacerdozio, richiesto come obbligo dalla Chiesa latina, altamente rispettato dalle Chiese Orientali, il celibato, nel contesto della cultura attuale, appare come segno eloquente da dover essere custodito quale bene prezioso per la Chiesa. Una revisione della disciplina attuale, a questo riguardo, non permetterebbe di risolvere la crisi delle vocazioni al presbiterato cui si assiste in molte parti d'Europa. Un impegno al servizio del Vangelo della speranza chiede anche che nella Chiesa si abbia a presentare il celibato nella sua piena ricchezza biblica, teologica e spirituale.
Nel contesto di questo servizio alla comunione si inserisce il celibato. Esso non va vissuto dal sacerdote come una sorta di "prezzo" da pagare per l’Ordinazione, bensì - come ben viene sottolineato nella tradizione della Chiesa latina - quale precipuo dono di se stesso per essere tutto per Dio e tutto per gli altri.
Esortazione apostolica Pastores dabo vobis, 1992
Per un'adeguata vita spirituale del sacerdote occorre che il celibato sia considerato e vissuto non come un elemento isolato o puramente negativo, ma come un aspetto di un orientamento positivo, specifico e caratteristico del sacerdote: egli, lasciando il padre e la madre, segue Gesù buon Pastore, in una comunione apostolica, a servizio del Popolo di Dio. Il celibato è dunque da accogliere con libera e amorosa decisione da rinnovare continuamente, come dono inestimabile di Dio, come «stimolo della carità pastorale».
Celibato sacerdotale e Paolo VI
Oltre alle parole molto chiare già citate da papa Francesco, Paolo VI è intervenuto diverse volte per ribadire la dottrina sul celibato dei sacerdoti, scrivendo una lettera proprio su questo tema:
Discorso ai sacerdoti e vescovi di Roma, 1971
Essi hanno ritenuto il celibato non un ostacolo isolante alla missione del Sacerdote nel mondo moderno, ma piuttosto una qualificazione, in parte reagente, in parte penetrante, per dialogare con esso, con il vigore evangelico del sale e della luce (Cfr. Matth. 5, 13).
Lettera sul celibato ecclesiastico, 1970
Di conseguenza, considerando tutto davanti a Dio, davanti al Cristo e alla Chiesa, davanti al mondo, Ci sentiamo in dovere di riaffermare chiaramente ciò che Noi abbiamo già dichiarato e più volte ripetuto, cioè che il legame tra sacerdozio e celibato, stabilito da secoli dalla Chiesa Latina, costituisce per essa un bene sommamente prezioso e insostituibile.
Chi vuole mettere contro papa Francesco e Benedetto XVI e perché
È evidente che basta accedere al sito vatican.va per capire che c’è una completa continuità nella dottrina del celibato sacerdotale tra Benedetto XVI e Francesco (e su tutti gli altri temi). Chi tenta di evidenziare questo conflitto inesistente lo fa perché crede che l’eventuale apertura al celibato dei “viri probati”, ipotizzato nel Sinodo sull’Amazzonia possa essere un “cavallo di Troia” per estendere questa eccezione a tutti i sacerdoti.
Inoltre, va detto che si può immaginare che per Benedetto XVI un interlocutore privilegiato siano il clero tedesco e quello austriaco, che negli ultimi anni hanno dimostrato una certa insofferenza sul tema del celibato sacerdotale.
Per quanto riguarda il “cavallo di Troia”, se così fosse il primo “cavallo di Troia” della storia della Chiesa sull’argomento del celibato sarebbe san Pietro (che era sposato). Per non parlare di Paolo di Tarso che chiede ai vescovi di essere mariti irreprensibili di una sola moglie.
Inoltre, nella Chiesa Cattolica, i preti cattolici sposati sono sempre esistiti, dagli apostoli ad oggi: in Italia ci sono almeno 19 città in cui si può assistere a una messa celebrata da un sacerdote sposato. Semplicemente non sono previsti nel rito latino e in alcuni altri riti (come quello ambrosiano) solo dal 1500 (circa) in poi.
Eccezioni sono state ammesse anche per la Chiesa latina proprio da Benedetto XVI nella Costituzione apostolica “Anglicanorum coetibus” dedicata agli anglicani che chiedono la comunione con la Chiesa cattolica, dove si prevede «di ammettere caso per caso all’Ordine Sacro del presbiterato anche uomini coniugati, secondo i criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede».
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