Si è da poco concluso in Vaticano, l'Incontro per La protezione dei minori nella Chiesa che ha visto la partecipazione di 114 vescovi delle conferenze episcopali di tutto il mondo per discutere il delicato tema degli abusi su minori commessi da chierici. Nel corso dell’incontro sono stati evidenziati 21 spunti che dovranno guidare la riflessione e l’azione intorno alla protezione dei minori.
A riguardo, uno dei punti ad essere molto discusso nel dibattito pubblico è quello del celibato vissuto da sacerdoti e religiosi e indicato da alcuni come una delle principali cause, da eliminare, del comportamento di chi commette abusi su minori.
Ma per altri il celibato sacerdotale – vissuto bene – non solo non farebbe parte del problema, ma sarebbe invece una vera e propria risposta. A dirlo proprio un sacerdote cattolico, Carter Griffin che ha pubblicato sul portale MercatorNet.com una sua riflessione sull'argomento. Proponiamo dunque di seguito una traduzione, ad opera di Giovanni Zaccaria.
Si dice che Albert Einstein abbia affermato, tra il serio e il faceto: "Se avessi un'ora per salvare il pianeta, passerei 59 minuti a definire il problema e un minuto a risolverlo."
È diventato terribilmente chiaro che abbiamo un problema all’interno del clero della Chiesa cattolica. I racconti di abusi sessuali del clero e della negligenza episcopale sembrano essere infiniti. Vogliamo che il problema sia risolto e siamo tutti tentati di porre la nostra attenzione sul sospetto più vicino. Per molti, quel sospetto è il celibato sacerdotale.
Non è difficile capire perché. Viviamo all'indomani della rivoluzione sessuale, e l'idea stessa di celibato è accolta da molti, anche da molti fedeli cattolici, con un sorriso scettico. La crisi nella Chiesa, dopo tutto, è causata dai sacerdoti che commettono peccati sessuali. Quei sacerdoti sono celibi. Il problema deve essere il celibato.
Come Einstein, tuttavia, è di vitale importanza definire correttamente il problema. Nell'ipotetico scenario di Einstein, sbagliare la diagnosi sarebbe catastrofico per il pianeta. Nella Chiesa, attraverso il cui ministero riceviamo la vita eterna, la posta in gioco è ancora più alta.
Coloro che affermano con sicurezza che il celibato è il problema di solito danno per scontato che vivere una vita compita senza rapporti sessuali è una contraddizione, in realtà è malsano e conduce ad abusi. Molti, immagino, vedono noi celibi come un fascio di energia sessuale pronto a esplodere in qualsiasi momento. Eppure, quando Gesù Cristo ha indicato il celibato a quelli tra i suoi discepoli che possono accettare questo insegnamento (cfr. Mt 19,12), non stava facendo una richiesta impossibile o che avrebbe ostacolato la crescita emotiva e psicologica.
In effetti, la stragrande maggioranza dei sacerdoti celibi vive e ha vissuto la propria vocazione con gioia e fedeltà. Ogni studio scientifico in cui mi sono imbattuto che abbia per oggetto sacerdoti indica che i loro livelli di felicità personale e soddisfazione "professionale" sono molto più alti della media. Tra l’altro, anche i cattolici che sono esasperati con la Chiesa in generale, con i sacerdoti in generale, con il celibato in generale, ammettono quasi invariabilmente che il loro prete (celibe) è diverso.
Il vero problema: il celibato è vissuto male
Il problema non è il celibato; il problema è il celibato vissuto male. Gli abusi sessuali commessi dai preti non sono causati dal celibato più di quanto l'adulterio sia causato dal matrimonio. Entrambe sono violazioni di sacre promesse, [promesse per le quali il Signore garantisce il suo aiuto per viverle fedelmente]. In altre parole, permettere ai preti di sposarsi non impedirebbe le trasgressioni sessuali. Il matrimonio purtroppo non è estraneo allo scandalo.
In effetti, l'idea che "sposare" i preti risolverà la crisi degli abusi sessuali suggerisce una visione piuttosto oscura del matrimonio così come una certa ingenuità sul tasso di abusi sessuali commessi da individui sposati. La sacra vocazione al matrimonio non è una cura per le pulsioni sessuali che sono immaginate, erroneamente, dalla mente popolare come irrefrenabili. La risposta adeguata non è eliminare il celibato ma esigere che i sacerdoti, come le persone sposate, siano all'altezza delle attese della loro vocazione.
Il celibato stesso, infatti, è un dono prezioso e insostituibile per la Chiesa. Come Papa Paolo VI scrisse in Sacerdotalis Caelibatus cinquant'anni fa, "Il celibato sacerdotale, che la Chiesa custodisce da secoli come fulgida gemma, conserva tutto il suo valore anche nel nostro tempo, caratterizzato da una profonda trasformazione di mentalità e di strutture".
Il celibato viene solitamente definito negativamente come "non sposarsi", ma in realtà è una scelta positiva, un potente modo di amare con una singolarità di intenti e un'apertura di cuore unica. Permette al sacerdote di vivere la sua paternità spirituale con particolare forza ed efficacia. Nelle parole del Concilio Vaticano II, il celibato è "una fonte di fecondità spirituale nel mondo" che rende i preti "più adatti per una più ampia accettazione della paternità in Cristo".
I benefici spirituali del celibato sacerdotale hanno arricchito per secoli la Chiesa e anche la cultura nel senso più ampio. Se il celibato fosse abolito in questo nostro momento di esasperazione, per quanto in buona fede, non solo non saremmo in grado di risolvere il problema degli abusi sessuali, ma priveremmo anche le future generazioni delle innumerevoli grazie della paternità spirituale che ci giungono per mezzo del celibato sacerdotale.
Rendere il celibato opzionale, potrebbe aiutare?
Alcuni, pur ammettendo il valore del celibato, gradirebbero tuttavia che fosse facoltativo per coloro che discernono la vocazione sacerdotale. Anche questo, tuttavia, non risolve il problema. Dopo tutto, se il celibato è la causa dell'abuso, allora la risposta non è il celibato opzionale ma il matrimonio obbligatorio! Inoltre, nel nostro panorama culturale, se il matrimonio è un'opzione, allora la verità, detta schiettamente, è che i sacerdoti celibatari sarebbero visti da molti come persone dalle ambigue attrazioni sessuali.
Inoltre, poiché l'ordinazione episcopale sarebbe presumibilmente ancora limitata ai sacerdoti celibi, come nella Chiesa orientale, la scelta di rinunciare al matrimonio (e quindi rimanere eleggibile per l'episcopato) inviterà a congetture ciniche. Il celibato opzionale porterebbe a un sacerdozio a due livelli in cui sia la mediocrità sia l'ambizione prospererebbero troppo facilmente.
Anche se queste insidie potessero essere in qualche modo evitate, il celibato opzionale getterebbe inutile confusione nel percorso di coloro che discernono il sacerdozio. Il celibato è un bellissimo dono per la Chiesa e per il sacerdote stesso, ma senza dubbio a volte è un dono difficile da capire, difficile da ricevere e difficile da vivere. Accende una nobile generosità nel cuore di un giovane uomo, ma come tutti i profondi amori umani, la capacità di essere celibi richiede tempo per maturare.
È vero che alcuni seminaristi avrebbero comunque scelto il celibato, anche se fosse facoltativo. Tuttavia, chi potrebbe dubitare che molti - che altrimenti potrebbero ricevere la bella grazia del celibato – darebbero semplicemente per scontato che non fa per loro? Quante grazie di celibato sarebbero perse rendendo inutilmente difficile per chi è nel discernimento sacerdotale ricevere questo dono?
C'è ancora un'altra, più grande difficoltà nella richiesta di celibato opzionale. Il sacerdozio non è una posizione su cui la Chiesa cattolica ha il controllo completo, poiché fondamentalmente non è il suo sacerdozio, ma quello di Gesù. Certamente, poiché nella Chiesa orientale ci sono preti spostati validamente ordinati, e così pure eccezionalmente nel rito latino, è chiaro che il celibato non è necessario per esercitare il sacerdozio ministeriale.
Nondimeno, è anche vero che il sacerdozio stesso, - quello che tutti i sacerdoti ministeriali condividono - è un sacerdozio celibatario. Gesù esercitò il suo ministero sulla terra come un prete celibe e continua a farlo dal cielo. Il celibato è quindi in qualche modo essenziale per il sacerdozio, anche se non è esercitato da ogni sacerdote ordinato.
La questione del celibato sacerdotale, quindi, è solo in parte soggetta al giudizio prudenziale della Chiesa. Ecco perché il celibato sacerdotale (o continenza perpetua) è stato parte della sua vita fin dai tempi apostolici. C'è stato uno sviluppo storico, naturalmente, ma nonostante le ripetute richieste nel corso dei secoli di abbandonare il celibato, la Chiesa si è fermamente rifiutata di farlo. Di fatto, ha ripetutamente ribadito che il celibato sacerdotale è una benedizione e si è impegnata a promuoverla più fedelmente nel suo clero.
L'abuso sessuale è un fallimento della castità e della formazione sacerdotale
Questo ci riporta a identificare i veri problemi che la Chiesa oggi sta affrontando nella sua lotta contro gli abusi sessuali del clero. L'abuso sessuale non è causato dal celibato ma dal fatto di non vivere il celibato, cioè dal vivere male il celibato. In altre parole, è causato dai sacerdoti che non riescono a vivere la castità. Poiché non c'è motivo di credere che i preti sposati sarebbero in qualche modo immuni a tali peccati, la soluzione non può essere trovata nell'eliminare il celibato ma nel chiedere nient'altro che una castità esemplare da parte di tutto il nostro clero.
Questa, quindi, è la fonte del nostro problema: per decenni, troppi sacerdoti non sono stati adeguatamente selezionati o formati per vivere una sana castità celibe o sono stati autorizzati a persistere nelle trasgressioni sessuali con poca supervisione o responsabilità. La testimonianza coerente dei sacerdoti formati dopo la rivoluzione sessuale - principalmente quelli che hanno frequentato il seminario negli anni '70 e '80 - conferma questa affermazione. È una storia triste, ma con un finale positivo.
Per anni, c’è stata una sorprendente mancanza di scrutinio per gli uomini che accedevano alla formazione sacerdotale. Di solito era sufficiente dimostrare una certa attitudine accademica e avere la raccomandazione di un pastore. Nessuna indagine approfondita sul carattere morale e sulla maturità spirituale, nessun riferimento, nessun esame psicologico. Sono stati ammessi molti che erano psicologicamente o emotivamente immaturi.
Inoltre, la Chiesa ha ripetutamente insistito sul fatto che gli uomini con inclinazioni omosessuali persistenti non dovrebbero essere ammessi al seminario (l'ultimo documento ufficiale che lo ha indirizzato, per inciso, è stato approvato da Papa Francesco nel 2016). Tuttavia, tali uomini sono stati ammessi in seminario in gran numero. La maggior parte dei sacerdoti con attrazione verso persone dello stesso sesso, ovviamente, non sono colpevoli di abusi sessuali e vivono il loro celibato fedelmente.
Ancora, è indubbio che la stragrande maggioranza dei casi di abuso di preti coinvolge l'abuso omosessuale di ragazzi e giovani uomini. Per quanto controverso, la saggezza della decisione della Chiesa è diventata chiarissima col senno di poi. Ignorarla ha avuto conseguenze dirompenti sulle vite di migliaia di giovani negli ultimi decenni.
Una volta entrati in seminario, la situazione non migliorava molto. La formazione ad un celibato casto era inadeguata per non dire altro. La vita interiore e le pratiche ascetiche necessarie per sostenere una sana castità non erano affatto promosse.
Molti uomini sono persino stati ordinati con la falsa impressione, rafforzata dallo staff del seminario, che il requisito del celibato sarebbe stato revocato di lì a poco. In alcuni seminari, la depravata abitudine di licenza sessuale tra i seminaristi e persino tra i membri dello staff ha corrotto giovani vulnerabili o ha allontanato, disgustati, quelli che cercavano la virtù.
A peggiorare le cose, in molti seminari il dissenso teologico e la sperimentazione liturgica dilagarono, portando a un doppio standard ipocrita che gli uomini portavano poi con sé nel sacerdozio. L'infedeltà intellettuale invariabilmente sfocia nell'infedeltà morale.
Se posso piegare arrogantemente l'insegnamento della Chiesa alle mie opinioni, preferenze e capricci, perché questa arroganza dovrebbe essere limitata alle proposizioni dogmatiche e alle norme liturgiche? Perché non può essere estesa anche ai precetti morali? Il dissenso che si è diffuso per decenni nelle facoltà teologiche ha avuto un effetto devastante sulla Chiesa, non solo nella confusione dottrinale e liturgica, ma anche, direi, negli abusi sessuali.
Il fallimento dei vescovi nel ritenere i preti responsabili
Alla fine, una volta ordinati, alcuni sacerdoti cresciuti in questo clima di lassismo e invidia erano, ovviamente, infedeli alle loro promesse. E raramente erano censurati per questo dai loro superiori, almeno in qualche modo significativo.
Alcuni sono stati ripetutamente trasferiti a nuovi incarichi; quasi nessuno è stato dimesso dal sacerdozio. La vastità della corruzione del clero era un doloroso imbarazzo per i vescovi e, di conseguenza, è sorta una cultura di profonda segretezza che ora sta venendo alla luce.
Ci sono indubbiamente molte ragioni per questa confusione. Era un periodo di sconvolgimenti sociali in generale, che contribuivano all'incertezza e all'agitazione nella Chiesa.
Molti sacerdoti non erano sicuri di dove avrebbero potuto andare bene. La loro autorità e il loro sacerdozio furono gradualmente indeboliti dal sospetto. Alcuni sacerdoti si arresero allo spirito disinibito dell'epoca, e molti vescovi persero il loro coraggio e il loro senso di autostima.
Forse tutto ciò ha semplicemente travolto molti vescovi altrimenti buoni; non lo so. Tuttavia, ciò che sappiamo oggi, al di là di ogni dubbio, è che i preti non erano ritenuti responsabili e troppo spesso erano autorizzati ad abusare del loro popolo sul piano dottrinale, liturgico e persino sessuale. L’opportunità, troppo spesso, ha prevalso sull'integrità.
Semi di rinnovamento: castità
Queste, quindi, sono alcune delle fonti della mancanza di castità del clero oggi. Ma questa non è la fine della storia. Anche in quegli anni di profonda confusione, lo Spirito Santo ha sparso semi di rinnovamento che stanno portando enormi frutti oggi. Molti seminaristi, sacerdoti e vescovi, contro ogni previsione, sono rimasti fedeli attraverso quelle desolate decadi e oggi ringraziamo Dio per la loro eroica testimonianza.
Poi arrivò l'ampio pontificato di Giovanni Paolo II. Tra le sue numerose riforme, forse la più importante, benché raramente notata come tale, è stata il suo documento di riferimento del 1992, Pastores Dabo Vobis, nel quale ha proposto un coraggioso e positivo ritratto del sacerdozio e della formazione del seminario.
Negli anni successivi fu implementato in modo non uniforme in tutto il mondo, ma la tendenza al rialzo nella qualità della formazione era inconfondibile. Gli standard di ammissione nella maggior parte delle diocesi sono stati nettamente elevati e la qualità della formazione nella maggior parte dei seminari è migliorata notevolmente. Sebbene molti dei nostri cittadini non se ne rendano pienamente conto, la riforma del clero è iniziata ben oltre due decenni fa.
Affrontare il problema degli abusi sessuali del clero significa, prima di tutto, riprendere fermamente la fedeltà casta nelle nostre rispettive vocazioni. Sia per i sacerdoti che per i fedeli, la migliore risposta alle rivelazioni dirompenti sugli abusi clericali è una ferma determinazione a crescere nella propria fedeltà e nella propria santità. Una nuova fioritura della castità, specialmente tra i giovani cattolici, farà di più per rafforzare il futuro celibato sacerdotale di qualsiasi programma o iniziativa ufficiale.
La vocazione della paternità sacerdotale
Per coloro che promuovono le vocazioni e formano i seminaristi, coltivare la fedeltà casta significa aiutarli a comprendere la loro vocazione celibe alla luce della paternità spirituale.
I candidati dovrebbero quindi avere un'identità maschile piena di fiducia e un desiderio sano e normale per il matrimonio e la paternità, la capacità matura di rinunciare a questi grandi beni per concentrarsi sulla paternità soprannaturale e possedere o mostrare attitudine per le qualità e le virtù umane dei migliori padri naturali.
Nel corso della formazione, dovrebbe essere instillata una paternità spirituale matura e virile, un apprezzamento per il dono del celibato e una capacità di vivere quella vocazione pacificamente e autenticamente.
Una volta ordinati, i sacerdoti dovrebbero essere tenuti ai più alti standard di castità. Le violazioni dovrebbero essere affrontate in modo coerente, tempestivo ed equo, con la serietà che si addice a una grave violazione della fiducia nei confronti della propria famiglia spirituale. La castità, in altre parole - serena, profonda e gioiosa - al servizio della paternità sacerdotale è senza dubbio la strada verso un'autentica riforma del sacerdozio.
Coloro che credono che il celibato sia la causa degli abusi sessuali del clero stanno semplicemente cercando, come tutti noi, di impedire che quegli orribili abusi si ripetano. Ma Einstein aveva ragione. Dobbiamo fermarci abbastanza a lungo per identificare il vero problema. Il vero problema non è che i preti ribelli non erano sposati; il problema è che erano infedeli. Lo stile di vita sacerdotale decadente che ha portato alla loro infedeltà è l'esatto opposto dell'amorevole e generosa paternità spirituale alla quale il celibato è giustamente ordinato.
I medici antichi, con le migliori intenzioni, spesso curavano le malattie drenando il sangue dei loro pazienti, inconsapevolmente privandoli delle sostanze nutritive di cui avevano bisogno per guarire.
Così, anche coloro che cercano di curare la malattia degli abusi sessuali nella Chiesa prosciugandola della grazia del celibato farebbero ben poco per curare la malattia, e per di più priverebbero il Corpo di Cristo di nutrienti spirituali necessari per ritornare in salute.
Se desideriamo affrontare il problema degli abusi sessuali del clero, dovremmo iniziare aspettandoci dai nostri sacerdoti la stessa fedeltà che ci aspettiamo da tutti gli altri, e chiamandoli ad abbracciare, attraverso il dono del celibato, le benedizioni della paternità sacerdotale di cui abbiamo bisogno oggi più che mai.
Copyright © Carter Griffin .
Se ti è piaciuto l'articolo condividilo su Facebook e Twitter, sostieni Documentazione.info. Conosci il nostro servizio di Whatsapp e Telegram?