I nuovi poveri? I padri separati

di Raffaele Buscemi, 26 giugno 2016

«In Italia, secondo i dati dell’Eurispes, su 4 milioni di papà separati circa 800 mila vivono sotto la soglia di povertà, mentre un milione e mezzo vive in condizione di indigenza. Molti di questi, finiscono per strada, senza una casa o un posto in cui dormire. Parliamo di padri separati che, nonostante abbiano ancora un lavoro, tra gli assegni di mantenimento in favore dell’ex-moglie ed i figli ed il mutuo della casa da pagare, non riescono a sostenere le spese neanche per fittare un alloggio; ma parliamo anche di padri separati che hanno perso la loro occupazione e non hanno più le forze per rialzarsi, diventando inevitabilmente dei clochard». Ecco alcune storie, di padri separati divenuti i nuovi poveri, raccolte da varie testate italiane (Corriere della Sera, L'Espresso, Avvenire).

«La notte dormo in macchina. E’ questa la mia casa. In questo periodo, mi arrangio come posso. Poi, la mattina mi sveglio, mi vesto e vado a scuola. Sono un insegnante. Dopo la separazione da mia moglie, con tutte le spese che ogni mese devo sostenere, non sono stato più in grado di pagarmi l’affitto di un alloggio e sono finito in strada. Per fortuna, ho ancora l’auto in cui potermi rifugiare, ma ovviamente adesso non riesco più a vedere mio figlio come vorrei». Giuseppe racconta la sua storia conservando una profonda dignità, anche se tiene lo sguardo rivolto verso il basso e ha poca voglia di entrare nei dettagli di quello che gli è successo. Il suo è un nome di fantasia, ma quella che racconta è una storia assolutamente vera. Una storia simile a quella di tanti altri padri separati che, dopo la fine del loro matrimonio, si sono avviati verso un doloroso percorso che porta agli inferni della povertà, dell’emarginazione, della solitudine. E molto spesso, neanche il fatto di avere un lavoro a tempo indeterminato o un’occupazione discretamente stabile riescono a salvarli dai dormitori per persone senza fissa dimora o dalla mense per i poveri, quasi sempre allestite dalle Caritas diocesane.

Andrea, 46 anni, ha perso il lavoro nel 2009 a causa della chiusura dell’azienda dove lavorava da quando era giovane. La chiusura dell’azienda è stata parallela alla separazione da Anna, madre delle sue due bambine di 14 e 12 anni. Senza stipendio ha continuato a provvedere al mantenimento di moglie e figlie ma non potendo pagare un affitto anche lui è andato a vivere in macchina. Quando anche la macchina gli è stata sequestrata ed ha finito i soldi risparmiati, Andrea se ne è andato dalla sua città ed ha iniziato a vivere come senza fissa dimora a Bologna. E’ nel capoluogo emiliano che il padre separato ha incontrato gli Avvocati di Strada, lo studio legale più grande d’Italia, con circa 700 avvocati volontari, ma anche quello che fattura di meno. Perché l’organizzazione di legali presta assistenza gratuita ai senza dimora. Italiani e migranti, a coloro che non possono beneficiare del gratuito patrocinio a spese dello Stato in quanto privi del requisito della residenza anagrafica. Come nel caso di Andrea, a cui i legali di AdS sono poi riusciti a trovare una soluzione ed a risolvere il suo caso. Solo nel 2015 sono state aperte dai volontari dell’associazione 3.475 pratiche in tutto il territorio nazionale; il 45% di queste, riguardavano il Diritto Civile. Per essere ancora più precisi: 140 pratiche relative a separazione e divorzi.

«Metà degli homeless finisce in strada per tre ragioni: la separazione dal coniuge o dai figli (63%); perdita del lavoro (56%), cattive condizioni di salute (25%)». L’aumento dei padri separati che di colpo si sono trasformati in senza fissa dimora, è tra i dati più allarmanti snocciolati nei giorni scorsi da Linda Laura Sabbadini, già direttore del Dipartimento statistiche sociali e ambientali dell’Istat, in occasione del seminario di formazione “Senza dimora, senza diritti? Tra schemi e stereotipi: quale spazio per una cultura diversa?” promosso dalla Caritas di Roma. Chiedono un posto in cui poter dormire, mangiare, lavarsi, in cui poter riorganizzare la loro vita. E secondo la lettura delle diverse Caritas diocesane, il progressivo aumento di senza fissa dimora maschi ed italiani è da ascriversi soprattutto al problema lavoro o meglio, allo stato – a volte terribilmente prolungato – di disoccupazione.

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