Pochi giorni fa è uscito su Disney+ “Faccia a faccia con papa Francesco”, un documentario di ottanta minuti in cui il Papa dialoga con dieci giovani da tutto il mondo su temi come aborto, abusi, immigrazione, sessualità e diritti LGBT. Ana Sànchez de la Nieta ne ha parlato su Aceprensa; pubblichiamo la traduzione dell’articolo in italiano (traduzione nostra).
Il giornalista spagnolo Jordi Évole ha proposto a Papa Francesco di incontrare dieci giovani per affrontare alcune questioni spinose che vanno dall'aborto agli abusi, dall'ideologia gender all'ordinazione femminile e all'immigrazione. Il risultato è “Faccia a faccia con papa Francesco”, un documentario distribuito dalla Disney con un hype assolutamente straordinario per un prodotto religioso. Anche se, a voler essere rigorosi, bisognerebbe dire che - più che di religione - si tratta di un prodotto giornalistico, da cui deriva il suo interesse.
Come hanno sottolineato i registi della Disney nella loro presentazione ai media, il documentario si rivolge a un pubblico esterno alla Chiesa cattolica e come campione dell'insegnamento del Papa su una Chiesa che esce ed è a contatto con le periferie, non solo materiali ma anche esistenziali.
“Faccia a faccia con papa Francesco”: i giovani dialogano con il Papa
I giovani che accompagnano il Papa sono una catechista femminista, una ex suora lesbica che ha subito abusi di potere e si dichiara atea, un'immigrata indiana, un africano musulmano la cui famiglia è arrivata dal Senegal in Spagna su un barcone, una giovane donna non binaria, un italiano ateo, una vittima di abusi sessuali, una ragazza evangelica che ha subito bullismo e anoressia da bambina, una ragazza madre che lavora facendo porno su internet e una ragazza del Cammino Neocatecumenale. Tutti emanano carisma e si muovono liberamente davanti alla telecamera e tutti, tranne l'ultima ragazza, hanno una posizione molto critica nei confronti della Chiesa cattolica, in gran parte motivata dalle loro esperienze drammatiche. Il Papa li ascolta - molto - e, piuttosto che rispondere ai loro dubbi, che si susseguono rapidi e bellicosi, insiste sull'idea di accoglienza: tutti hanno un posto nella Chiesa e nel cuore di Gesù Cristo.
Non si censura nessun argomento
Dobbiamo dare credito a Francesco per il suo coraggio e la sua apertura. Non c'è argomento che censuri o che rifiuti di rispondere, anche se a volte riconosce - esplicitamente o a gesti - che ci sono domande a lui sconosciute, come quando parla di Tinder o della prostituzione tramite app. Su questi temi, la ragazza neocatecumenale assume un ruolo guida nella comunicazione e nella difesa della dottrina cattolica, esempio di ciò che Papa Francesco ha detto più volte: che "il modo migliore per evangelizzare un giovane è un altro giovane".
Su altri temi, come l'aborto e, soprattutto, l'ordinazione delle donne, il Papa afferma con forza la dottrina della Chiesa, nonostante dal volto della sua interlocutrice si capisca che non è convinta delle sue argomentazioni. Non sembra importare al Papa, che - insisto - più che fare una catechesi televisiva, intende esemplificare un atteggiamento di evangelizzazione.
“Faccia a faccia con papa Francesco”: una trappola?
È da questa prospettiva che si può capire e apprezzare “Faccia a faccia con papa Francesco”, un documentario che, altrimenti, rischia di far arrabbiare tutti e di non accontentare nessuno. Né chi è dentro la Chiesa, che può sentirsi ferito da alcune espressioni colloquiali del Papa sui conventi che violano i diritti umani o sui gruppi corrotti che abusano dei minori, e che sentirà la mancanza di una difesa più energica di fronte alle critiche dei giovani; né chi è fuori dalla Chiesa e vorrebbe che il Papa cambiasse dottrina, perché rimarrà deluso da molte affermazioni di Papa Francesco.
Una trappola?
Non sorprende che la confluenza di El follonero con il Papa del "fare casino" sia finita in una trappola. Amichevole, come dimostrano le innumerevoli spiegazioni e i complimenti di Évole, ma comunque una trappola. Il giornalista ha confessato che il Papa gli ha chiesto di avere almeno un cattolico. E c'è, anche se la presentazione della ragazza, rispetto alle immagini idilliache della giovane donna non binaria con la fidanzata o della madre single con la figlia, è una dichiarazione di principi: se sei un cattolico convinto, è molto probabile che tua madre sia una strega che ti fa dire strane preghiere in cerchio. E che sei anche milionario. Anche se è solo una nota, mostra bene l'idea che i registi di “Faccia a faccia con papa Francesco” hanno della Chiesa, e quella che viene trasmessa dai giovani protagonisti. Giovani accuratamente selezionati che - a parte un paio di eccezioni - non mettono piede in una chiesa da molto tempo, eppure non si fanno scrupoli a descriverla come un'istituzione inquisitoria, chiusa ed esclusiva. Termini che forse potrebbero descrivere la Chiesa dei loro nonni, ma che non corrispondono al tono generale della Chiesa di oggi.
Pornografia online
E il problema di una prigione è che a volte si può uscire vivi, come nel caso del Papa, ma si esce sempre ammaccati. E il Papa si fa male quando condanna con forza i bassi salari ma non condanna con la stessa fermezza l'industria della pornografia su internet. E non perché il Papa difenda la prostituzione, né perché sia maschilista, ma semplicemente perché la protagonista della storia - una madre single con una gravidanza drammatica e una situazione economica precaria - e il suo modo di spiegare il suo lavoro - un po' confuso, soprattutto per una persona anziana - legano le mani a Francesco per poter criticare con più forza. La televisione non capisce le sfumature e, alla fine, sarebbe sembrato un mostro o un dogmatico.
Abusi sessuali e abusi di potere
Lo stesso accade con le due persone danneggiate dalle istituzioni della Chiesa: il giovane racconta degli abusi sessuali subiti per mano di un insegnante dell'Opus Dei, e la ragazza degli abusi di potere in un convento. Francesco li consola e critica fortemente gli abusi. Spiega cosa sta facendo la Chiesa e sottolinea che il problema sono i gruppi corrotti che torturano i giovani. Ma non sembra che con questo il Papa voglia dire che l'Opus Dei è un gruppo corrotto. Tra l'altro, perché solo pochi mesi dopo ha dichiarato in un'altra intervista che l'Opus Dei lavorava molto bene nella Chiesa e che lui era un ottimo amico dell'Opus Dei, e di solito non ci si vanta di avere amici corrotti. Inoltre, un paio di anni fa ha elevato agli altari una donna dell'Opus Dei, con un atto - una beatificazione - che è un atto del magistero della Chiesa (non di un programma televisivo). Né sembra che il Papa, che ha sempre venerato lo stato religioso, voglia ora eliminare i conventi.
Ma ecco, ancora una volta, la trappola. Nella situazione di una donna che soffre e che si è allontanata dalla Chiesa, e in quella di un giovane che, oltretutto, è protagonista di un caso estremamente complicato, anche perché l'accusato, a dodici anni dalla prima denuncia, dopo centinaia di apparizioni mediatiche della famiglia della vittima e dopo essere stato condannato e aver scontato la pena, continua a difendere la sua innocenza e sostiene che il Papa è stato male informato. E forse ha un po' ragione perché - è solo un piccolo dettaglio - il giovane dice al Papa che l'insegnante accusato insegna ancora, mentre in realtà ha smesso di insegnare da undici anni. Di fronte alla spiegazione del ragazzo che una prima sentenza della Chiesa ha assolto l'insegnante, il Papa gli dice - come non potrebbe non fare - che la rivedranno. Prima serata. Il ragazzo ha la promessa, Évole il titolo... e al Papa resta il pasticcio.
Aborto
O, infine, l'agguato della sciarpa verde. Un simbolo particolarmente aggressivo della difesa, non più della legalizzazione dell'aborto come dramma o problema, ma dell'aborto come diritto umano e universale. E chiunque legga i giornali lo sa, come lo sa il Papa, che è anche argentino e conosce bene il durissimo dibattito sull'aborto nel suo Paese. Ma a dargli il fazzoletto verde è una ragazza in lacrime, che insegna catechismo nella sua parrocchia e che vede come i preti rifiutano, insultano e maltrattano le donne che abortiscono (dovremo indagare su questa strana parrocchia), e il Papa raccoglie il fazzoletto, in un gesto che vale oro per i difensori dell'aborto ed è un colpo per chi cerca altre alternative. Ed è vero che subito dopo il Papa dice che una cosa è accogliere e un'altra è giustificare, ma in televisione un'immagine vale più di un'enciclica. In altre parole: Évole controlla il mezzo; il Papa controlla il messaggio, ma in televisione il mezzo è il messaggio. E il Papa esce dall'attacco vivo, ma ferito.
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