Come i ghiacciai che si sciolgono sulle Alpi e sulle Dolomiti, come il Po che si restringe e perde affluenti, come il lago di Bracciano che come tanti altri bacini idrici si abbassa di livello, così anche le aule delle scuole italiane si vanno inesorabilmente svuotando.
L’anno scorso nelle scuole statali era stato registrato un decremento complessivo di quasi centomila alunni (esattamente 99.654), e di 39mila nelle scuole paritarie, portando la popolazione scolastica complessiva a circa 8 milioni e 164 mila unità. Quest’anno si stima – in base alla proiezione di Tuttoscuola – un’ulteriore diminuzione del numero di alunni, pari a circa 105 mila unità complessive nelle scuole statali e di altre 42.200 nelle scuole paritarie per un totale di oltre 147 mila unità, che porta il numero complessivo della popolazione scolastica per il 2022-23 a poco più di 8 milioni di alunni (8.016.288).
Gli studenti che entrano in classe in questi giorni sono molti meno rispetto al passato: in un anno abbiamo perso la popolazione scolastica delle province di Firenze e Grosseto (-147 mila alunni), in due anni più di quelle di Bari e Brindisi (-286 mila), in tre anni quasi quella delle intere Calabria e Abruzzo (-417 mila), in cinque anni abbiamo perso la popolazione scolastica delle affollatissime province di Napoli e Caserta (-594 mila alunni) e in dieci anni addirittura quella dell’intera Campania, la seconda Regione italiana dopo la Lombardia per abitanti e numero di studenti: dieci anni fa, infatti, frequentavano le lezioni quasi 8 milioni e 800 mila alunni.
A farne le spese è soprattutto la scuola paritaria, che ha perso 3 studenti su 10, con la conseguente chiusura di moltissime scuole, ma anche la scuola statale, che ha perso complessivamente il 7% degli alunni (-558 mila). I posti di insegnante nella scuola statale non sono però diminuiti, anzi sono leggermente aumentati: +0,6%. Di conseguenza è diminuito il rapporto alunni/docenti complessivo nella statale: da 12,6 a 11,8 alunni per docente.
L’inverno demografico incide sempre più sui livelli della situazione scolastica con un aumento preoccupante dei banchi vuoti soprattutto nelle scuole dell’infanzia e del primo ciclo, sia per il settore statale che in quello paritario. Questo consistente abbassamento dei livelli di popolazione scolastica, che certamente continuerà per molti anni a causa del calo delle nascite, determina conseguenze negative soprattutto nel sistema paritario che continuerà a registrare minori entrate per le rette in rapporto al numero degli iscritti a fronte della conferma degli oneri di gestione. Ma inciderà sull'organizzazione dell’intero sistema scolastico con prospettive di cambiamenti strutturali per il momento imponderabili.
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