Gli italiani sono contrari all’utero in affitto. È quanto emerge dal sondaggio fatto da Ixè e pubblicato dal Corriere dalla Sera. Il dato interessante è che la rilevazione è stata commissionata da associazioni femministe. Non è la prima volta che collettivi femministi si schierano contro la maternità surrogata ed infatti ce ne eravamo già occupati qui.
I dati in Italia sull'utero in affitto
Il 48% degli italiani è contrario ad introdurre una legge che introduca la pratica dell’utero in affitto nel nostro Paese. Tra coloro che sono a favore di questa pratica (41%), il 23% ammette la maternità surrogata solo nel caso fosse completamente gratuita, come avviene per esempio in Danimarca e in Canada (dove però la gestante ha diritto ad un rimborso spese). Mentre un 18% è d'accordo con formule di pagamento o rimborsi spese, il 70% dei favorevoli la considera praticabile solo dalle coppie in età fertili ma sterili. Infine un 11% ha dichiarato di non aver ancora preso una decisione sull'argomento.
Utero in affitto, come funziona
La pratica dell’utero in affitto o della Gestazione per altri (GPA) è legale in circa una ventina di Paesi del mondo e per ognuno vi sono regole diverse: alcuni, come il Belgio, vietano quella retribuita mentre altri come l’Ucraina o gli Stati Uniti ammettono sia la gestazione a pagamento che quella denominata “altruistica”, ovvero senza nessun compenso. In Italia sono illegali entrambe le forme di maternità surrogata.
Le domande poste agli intervistati riguardavano anche i metodi con cui essi avrebbero scelto di diventare genitori, in caso di sterilità. Al primo posto ci sono le adozioni (61%) seguite anche se a distanza dalla fecondazione assistita (24%) e il 19% ha dichiarato di scegliere di rinunciare ad avere figli se non naturalmente. Dunque gli italiani, in caso di necessità, preferiscono l’adozione. Resta da capire quanti sono gli italiani che trovandosi realmente nella circostanza, decidono di adottare.
Adozioni in Italia: numeri, tempi e costi
In un comunicato del 16 marzo 2017, l’associazione Ai.Bi. ha ripreso i dati del Ministero della Giustizia relativi al 2015 che registrano un forte calo del numero della adozioni, sia internazionali che nazionali rispetto al decennio precedente. La differenza tra i due tipi di adozione non deriva dalla nazionalità dei bambini o delle coppie che adottano ma piuttosto da quella del Tribunale che ha dichiarato l'abbandono (e dunque l'adottabilità) del minore stesso.
Ad oggi, le statistiche fatte dalle varie associazioni che si occupano di questo tema, come la CIAI, (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia) svolgono un ruolo importante. Questo perché, benché prevista per legge, non c'è ancora una Banca dati Nazionale e l'ultimo rapporto ufficiale sulle Adozioni internazionali è stato stilato nel 2015, ossia più di 2 anni fa.
Secondo quanto riportato dall'associazione, nel 2009 le adozioni internazionali furono circa 3.387, mentre quelle portate a termine nel 2015 sono state 1.741. È possibile registrare un calo anche nel numero dei "decreti di idoneità”: nel 2015 i decreti di idoneità emessi dai Tribunali per Minorenni italiani sono stati 2.929. Si tratta di una flessione di circa il 10%, dal momento che nel 2014 ne furono emessi 3.254.
Si sono ridotte drasticamente anche le coppie che fanno richiesta di adozioni internazionali: Nel 2015, "solo 3.668 coppie si sono dette disponibili ad accogliere un minore straniero: l’11,2% in meno rispetto alle 4.130 del 2014”.
E per quanto riguarda le adozioni nazionali? Anche qui si registra una flessione non indifferente nel nostro Paese, dove "nel 2015 si sono registrate solo 9.007 disponibilità da parte delle coppie italiane, 1.000 in meno rispetto al 2014 e quasi la metà del 2006”. A fronte di 1.345 minori dichiarati adottabili dal Tribunale italiano dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015, le adozioni nazionali sono state solo 1.057.
Ma se gli italiani hanno così tanta voglia di adottare, come mai le adozioni sono così poche? Una delle cause va probabilmente ricercata nelle difficili modalità e nei lunghissimi tempi che contraddistinguono la pratica delle adozioni in Italia regolata dalla legge 184 del 1983 (successivamente modificata dalla legge 149 del 2001). Tale procedura, in cui il Tribunale per minorenni svolge un ruolo fondamentale, richiede diversi step correlati dalla richiesta dalla presentazione di una documentazione molto ampia. Tutto questo spesso porta alla rinuncia da parte delle coppie interessate a portare a termine l'intero iter, che può infatti durare diversi anni. Per quanto riguarda le adozioni internazionali ad esempio, il tempo di attesa va dai 2 ai 4 anni. C’è poi la questione dei costi: sempre per quanto riguarda le adozioni internazionali, una ricerca del Cergas Bocconi ha stimato che la spese che gli enti devono sostenere per supportare le famiglie vanno dai 5.850 euro agli 8400 euro circa. Il costo medio di un’adozione si aggira intorno ai 7500 euro. Inoltre, le spese di una famiglia possono "superare facilmente i 20 mila euro”, per “il percorso completo, contando anche i costi esteri".
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