Ogni anno il mercato della pornografia trae profitti per ben 97 miliardi di dollari. Un fenomeno che crea dipendenza, tanto che in Islanda il governo ha presentato una proposta di legge per censurare i siti di pornografia online. Ma questa proposta di legge ha fatto subito discutere, come ha riportato il sito Cogito et volo.
Qual è il problema del porno? Un esperto degli effetti comportamentali della pornografia, il dottor Victor Cline, ha condotto una ricerca non solo tra adulti, ma anche tra adolescenti e bambini (Pornography’s Effects on Adult and Child). Il meccanismo di devianza, scrive il dottor Cline, può instaurarsi in una persona di qualunque età o professione ed è un processo che è solitamente invisibile dall’esterno, perchè si sviluppa nella parte segreta della vita di un uomo. Si tratta di una dipendenza che si accresce progressivamente e spesso con molta lentezza che può portare a effetti collaterali più o meno comuni, tra cui una riduzione della “capacità di amare, in cui la sessualità diventa in un certo senso ‘deumanizzata’. Molti sviluppano uno ‘stato dell’io estraneo’, un lato oscuro, il cui nucleo centrale è una lussuria antisociale avulsa da valori". O in una donna porterà ad alti livelli di vittimizzazione sessuale.
Basta accendere un pc in ogni parte del mondo, digitando una parola, e con un semplice click chiunque può accedere a materiale pornografico, sia uomo o donna, bambino o anziano.
Stando ad alcune statistiche fatte negli Stati Uniti (che è anche il produttore di più dell’85% del materiale pornografico) si calcola che esistono in tutto il mondo più di 4,2 milioni di siti Web che svolgono questo servizio gratis o a pagamento. Si stima che il fatturato di questo settore nel 2006 si è aggirato sui 2,84 miliardi di dollari. Si tratta di una cifra relativamente modesta per via della presenza di un alto numero di siti gratuiti: in confronto il payperview erotico secondo Usa Today aveva raggiunto nel 2001 i 128 miliardi di dollari mentre il porno su cellulare era già arrivato a 30 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda l'uso del porno tra i minorenni, da alcune statistiche relative al Canada, si può notare che nella fascia di età fra i 13 e i 14 anni, il 90% dei maschi ha visitato almeno una volta un sito porno, contro il 70% delle ragazze. Quelli invece che vi accedono con regolarità sono il 30% dei ragazzi e l’8% delle ragazze.
Esiste una certa tendenza a considerare la pornografia per adulti come un diversivo innocuo, senza considerarne appieno la pericolosità, ma esistono molti studi che hanno analizzato il problema: per restare in ambito italiano il prof. Carlo Foresta che con il progetto Androlife ha analizzato un campione di 20.000 giovani fra i 18 ed i 27 anni. L’indagine ha riscontrato che il 60% dei giovani usa internet anche per vedere siti porno, dei quali il 46% lo fa almeno una volta a settimana, con una permanenza media di 16 minuti a sessione. Nel 7% dei casi analizzati il sesso on line diventa una dipendenza, quando cioè “il collegarsi si trasforma in automatismo al quale sembra impossibile sottrarsi” (intervista rilasciata su Glamour, febbraio 2013). A ciò si aggiunge la tendenza a confondere il reale con il virtuale fino ad arrivare a trasformare la propria ragazza in una professionista del porno e restarne delusi in caso contrario.
Interessante è lo studio dello psichiatra e ricercatore all’Università di Toronto Norman Doidge che nel suo libro "The Brain that Changes Itself" dedica un capitolo agli effetti prodotti dall’abuso della pornografia sulle attività celebrali giungendo, come altri ricercatori, a paragonarli agli effetti prodotti dall’abuso di droghe. Nel nostro cervello è presente un’area detta del rewarding, o della gratificazione, che si attiva producendo ormoni come la dopamina e la serotonina quando compiamo azioni che sono indispensabili al nostro organismo. Per ulteriori informazioni consultare Cogito et volo.