Di che cosa si muore più spesso

di Francesco D'Ugo, 17 giugno 2019

Di che cosa si muore più spesso? Qual è il rischio concreto di rimanere vittima di omicidio? Quante persone muoiono in attacchi terroristici? Non sempre tramite i media otteniamo un’idea chiara di quali sono le cause di morte più diffuse. E come viene influenzata la nostra visione del mondo?

Uno studio del portale Our World in Data riferito agli Stati Uniti ha evidenziato come il tipo di morti più riportate dai media tradizionali (da grandi testate giornalistiche come New York Times e Guardian) sono quelle violente. In particolare quelle per omicidio e quelle dovute ad attacchi terroristici.

Ma il fatto che siano il tipo di morte a fare più notizia (anche comprensibilmente per la tragicità dell’evento), non deve indurre a pensare che per questo siano anche le più frequenti.

Infatti, come si può vedere in questa infografica, sono evidenti le differenze tra le cause di morte più comuni e quelle invece più comunemente riportate dai media.

infografica

Le cause di morte più frequenti

Circa un terzo delle cause di morte prese in considerazione dallo studio deriva da malattie cardiache (30,2%) e poco meno di un terzo deriva dai tumori(29,5%). Il rimanente terzo deriva da incidenti stradali (7,6%), malattie respiratorie (7,4%), morbo di Alzheimer (5,6%), ictus (4,9%), diabete (3,8%), overdose (2,8%), malattie renali (2,7%), polmoniti e influenze (2,5%), suicidio (1,8%) e in ultimo omicidio (0,9%) e terrorismo (meno dello 0,01%).

Vediamo qual è il riflesso di questi numeri sulle notizie riportate dalle maggiori testate giornalistiche e sui comportamenti su internet del pubblico.

Le cause di morte più riportate: un confronto

Abbiamo detto che negli USA, la causa di morte più frequente sono le malattie cardiache, circa un terzo del totale, ma le notizie a proposito costituiscono meno del 3% di quelle riportate dalle principali testate. Una percentuale simile riguarda anche le ricerche su Google.

La seconda causa di morte è il cancro che, sebbene sia molto cercata su Google (circa il 37% delle ricerche), è al centro di solo il 13-14% delle notizie.

Ma la discrepanza più evidente si osserva nei casi di morte violenta: omicidio, suicidio e terrorismo. Queste sono le cause di morte meno frequenti di tutte eppure ricevono molta più attenzione sui media tradizionali di quanto non avvenga ad esempio su internet (ciò quanto emerge dalle ricerche degli stessi utenti, che sono anche i destinatari dell’informazione).

Nonostante, infatti, suicidio, omicidio e terrorismo siano le tre cause meno frequenti, sono anche le cause che ricevono più copertura in assoluto (in queste percentuali: terrorismo 33-35%, omicidio 22-23%, suicidio 10-14%): complessivamente costituiscono i due terzi della copertura di New York Times e Guardian, pur essendo meno del 3% delle morti totali.

È compito dei media riflettere nelle giuste proporzioni il tipo di morti?

Lo studio si chiude con una riflessione con la quale l’autore si chiede se sia compito o meno dei media riflettere nelle giuste proporzioni il tipo di morti. La sua risposta è che di certo la prevenzione trarrebbe grande giovamento da un’informazione più proporzionata alla realtà, ad esempio, con il risultato di avere un pubblico meglio informato in grado di scegliere stili di vita meno a rischio o di riconoscere per tempo i sintomi collegati alle malattie più pericolose.

Un altro fatto interessante è che le ricerche su Google riflettono la classifica di “ciò di cui moriamo” più fedelmente di quanto non venga fatto dai media. Cosa evidentemente in controtendenza rispetto alla linea di pensiero per la quale i contenuti più “tragici” siano  anche quelli che interessano maggiormente il pubblico. Come abbiamo visto, infatti, ciò non si riflette nelle nostre preferenze quando cerchiamo informazioni da noi stessi.

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