Durante il viaggio apostolico in Lussemburgo e Belgio, Papa Francesco ha elogiato il coraggio del re belga Baldovino, che nel 1990 abdicò per 36 ore per non firmare la legge sulla legalizzazione dell'aborto.
Cosa ha detto papa Francesco su re Baldovino
Dopo un incontro nella Basilica di Koekelberg, Papa Francesco si è recato nella Chiesa di Nostra Signora di Laeken. Accolto dal re Philippe e dalla regina Mathilde, il Papa si è fermato davanti alla tomba di Re Baldovino in preghiera. Come riporta la nota della Sala Stampa Vaticana, papa Francesco
davanti al Re e ai presenti ha elogiato il coraggio di Baldovino quando scelse di “lasciare il suo posto da Re per non firmare una legge omicida”. Infine il Papa ha esortato i belgi a guardare a lui in questo momento in cui si fanno strada leggi criminali, auspicando che proceda la sua causa di beatificazione.
Nella conferenza stampa in aereo, dopo la fine del viaggio pastorale, un giornalista ha chiesto al Papa di commentare il fatto che le sue parole su Baldovino avessero avuto una certo eco mediatica in Belgio. Ecco parte della risposta di papa Francesco:
Le donne hanno diritto alla vita: alla vita loro, alla vita dei figli. Non dimentichiamo di dire questo: un aborto è un omicidio. La scienza ti dice che al mese del concepimento ci sono già tutti gli organi … Si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono - permettimi la parola - sicari. Sono dei sicari. E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita. Un’altra cosa sono i metodi anticoncezionali, questa è un’altra cosa. Non confondere. Io parlo adesso soltanto sull’aborto. E su questo non si può discutere. Scusami, ma è la verità.
Chi era re Baldovino I del Belgio?
Re Baldovino del Belgio regnò dal 16 luglio 1951 fino alla sua morte, avvenuta il 31 luglio 1993 all’età di 63 anni. Divenne il quinto re del Belgio all’età di 21 anni, a seguito di una crisi politica finita con l’abdicazione di suo padre Leopoldo III. Cattolico, nel 1990 abdicò per 36 ore, dal 3 al 5 aprile, per non dover firmare la legge sulla legalizzazione dell'aborto. Fu uno speciale caso di obiezione di coscienza: per non interferire nel processo democratico, il re ammise di non essere più in grado di regnare, con una lettera inviata al Parlamento, che dopo la firma della legge lo restaurò come legittimo regnante.
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