La Chiesa è per i diritti degli indigeni e contro la “dottrina della scoperta”

di Tommaso Cardinale, 3 aprile 2023

La “dottrina della scoperta”, con la quale in passato i conquistatori giustificavano i soprusi e gli espropri ai danni degli indigeni abitanti di nuove terre, non fa parte degli insegnamenti della Chiesa Cattolica. È quanto ribadito nella nota congiunta sulla “Dottrina della scoperta” dei Dicasteri per la Cultura e l’Educazione e per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, pubblicata pochi giorni fa.

Nella nota viene affrontata la questione della posizione della Chiesa Cattolica rispetto ai diritti degli indigeni e alle pretese dei sostenitori della “dottrina della scoperta”. Con questa nota da una parte la Chiesa riconosce che

“molti cristiani hanno commesso  atti malvagi contro le popolazioni indigene”, mentre dall’altra sottolinea che la “dottrina della scoperta non fa parte dell'insegnamento della Chiesa cattolica”.

In altre parole, sicuramente ci sono stati nel corso dei secoli dei cristiani, dentro e fuori la gerarchia della Chiesa, che hanno commesso malefatte ai danni degli indigeni di tutti in diversi luoghi del mondo, ma questi comportamenti non sono avallati da alcuna dottrina della Chiesa stessa.

 

Alcuni studiosi, infatti, hanno sostenuto che in alcune bolle papali questa dottrina sia giustificata e promossa (Dum Diversas, 1452, Romanus Pontifex, 1455 e Inter Caetera, 1493), ma, come viene spiegato nella nota,

“la ricerca  storica dimostra chiaramente che i documenti papali in questione, scritti in un periodo storico specifico e legati a questioni politiche, non sono mai stati considerati espressioni della fede cattolica”, con la consapevolezza che “il contenuto di questi documenti è stato manipolato a fini politici dalle potenze coloniali in competizione tra loro, per giustificare atti immorali contro le popolazioni indigene, compiuti  talvolta senza l'opposizione delle autorità ecclesiastiche”. 

Pochi decenni dopo le bolle in questione la Chiesa Cattolica prendeva una posizione netta sulla questione della dignità degli indigeni, in particolare degli indios, con la bolla Sublimis Deus di papa Paolo III, nel 1537: in questo testo viene affermato che l’ignoranza della fede cattolica non è un pretesto per ridurre gli indigeni in schiavitù, teoria molto apprezzata dai conquistadores dell’epoca, stabilendo che

(gli indios), anche se vivono al di fuori della fede cristiana, possono usare in modo libero e lecito della propria libertà e del dominio delle proprie proprietà.

La Chiesa è per i diritti degli indigeni per vocazione, perché “si sforza di promuovere la fraternità  universale e il rispetto della dignità di ogni essere umano”. Questo aspetto della missione della Chiesa è stato ribadito in tempi recenti anche da papa Francesco, che seguendo il dialogo iniziato da Benedetto XVI, in Canada ha chiesto perdono per le scuole residenziali.

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