Quante sono le micro-guerre nel mondo? Nel 2016 se ne contano 20. Si tratta di conflitti di minore intensità o che si combattono da molto tempo. In particolare, otto sono scaturiti da una crisi violenta e tre sono guerre che si sono ridotte di intensità. Le altre continuano nel tempo. Sulla penisola egiziana del Sinai, a esempio, sono frequenti gli scontri tra militanti islamici e i governativi. I dati sono rilevati dal Conflict Barometer 2016 dell’Heidelberg Institute for International Conflict Research.
Egitto. Almeno 474 persone sono state uccise e 139 ferite dagli attacchi di gruppi islamisti che puntano alle forze di sicurezza o da incursioni e attacchi aerei condotti dalle forze di polizia e militari egiziane.
Repubblica democratica del Congo. Nell’Africa sub-sahariana, quattro su sette micro-guerre sono state combattute nella Repubblica Democratica del Congo. A seguito dell'escalation dello scorso anno, il conflitto tra le forze democratiche per la liberazione del Ruanda da un lato e i governi della Repubblica democratica del Congo, supportato dalla missione delle Nazioni Unite, e del Ruanda dall’altro, hanno continuato gli scontri. Sono almeno 188 i morti e decine di migliaia gli sfollati. Un conflitto che a differenza dello scorso anno ha lasciato l’Uganda. Su un altro fronte, invece, quello dello scontro tra Bantu, Batwa e il governo, le milizie Bantu hanno attaccato sempre più il personale della missione delle Nazioni Unite, dell’Unhcr e del Programma alimentare mondiale. La guerra tra diversi gruppi etnici, gruppi armati locali e stranieri e le forze governative ha causato almeno 380 morti e migliaia di sfollati.
Sud Sudan. Rispetto allo scorso anno sono diminuite le tensioni tra tribù di pastori in Sud Sudan.
Nigeria. In Nigeria, si sono verificate tensioni nelle elezioni del governo nazionale. Da una parte, i progressisti del nord e, dall’altra, la gente del sud che supporta il partito democratico.
Repubblica del Centrafrica. Nella Repubblica Centrafricana, la guerra tra ex-Seleka e milizie di Fulani, da un lato, e i gruppi Anti-Balaka, dall’altro, si è andato riducendo di entità, ma ha causato almeno 310 morti e decine di migliaia di sfollati.
Myanmar. Tre micro-guerre si sono verificate in Myanmar. L'escalation di violenza tra i Rohingya e il governo che ha preso il potere nello Stato di Rakhine ha causato almeno 100 morti tra i civili e 32 tra i soldati, mentre circa 50.000 Rohingya sono fuggiti da quella zona. Nello Stato del Kachin, il KIO e il suo braccio armato KIA, da un lato, e il governo, da altro, hanno continuato la guerra per l’autonomia e le risorse. Sono morte almeno 63 persone, sono stati circa 6.900 gli sfollati. Il conflitto nella zona autogestita di Palaung, nello Stato di Shan, è in corso tra l'esercito di liberazione nazionale Ta'ang e il governo.
India. Truppe di pakistani e indiani hanno violato l'accordo di cessate il fuoco nel 2003 almeno 45 volte lungo la linea di demarcazione dei territori, con entrambi i fronti che ripetutamente impiegano armi pesanti. Nel complesso, almeno 83 persone sono state uccise e più di 210 sono rimaste ferite. In India si è aggravato anche il combattimento tra i Naxaliti, che usano spesso attacchi con l’esplosivo, e le forze governative, causando almeno 360 morti.
Filippine. Dopo l'escalation di violenza dello scorso anno, il conflitto tra BIFM e BIFF, gruppi di guerriglieri jihadisti, da un lato, e il governo e il MILF, dall'altro, si sta ridimensionando. Sono morte 67 persone.
Turchia. La violenza si è intensificata in seguito al tentato colpo di stato contro Erdogan, il 15 e 16 luglio 2016. La repressione è stata la fase in cui si sono registrate maggiori violazioni dei diritti umani.
Brasile. La violenza contro tra le organizzazioni di traffico di droga, che aspirano ad averne un dominio in Brasile, e il governo si è intensificata in vista della preparazione dei Giochi Olimpici a Rio de Janeiro e nell’ambito delle elezioni comunali di ottobre.
Colombia. Dopo che il governo colombiano ha aumentato la sua pressione sull'ELN, la lotta tra le due parti si è intensificata. Così lo scontro tra i cartelli di droga, i gruppi neo-paramilitari e i gruppi militanti di sinistra, come ELN e FARC, sono continuati. Tuttavia, i negoziati per la pace sono proseguiti. In Colombia, il conflitto tra le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) e il governo è finito dopo 50 anni, quando le FARC si sono smobilitate. Tuttavia, non tutti i membri delle FARC hanno preso parte al processo di pace, e un numero significativo di dissidenti ha continuato a combattere il governo, dando vita ad ulteriori conflitti.
El Salvador. La micro-guerra tra le bande criminali e il governo in El Salvador ha visto una crescente militarizzazione dei guerriglieri. Anche se il numero di morti si è ridotto in confronto all'anno scorso, è rimasto il più alto in America Latina.
Messico. I gruppi paramilitari in Messico hanno proseguito su un livello di violenza alto. Nel mirino il cartello di Sinaloa dopo che il suo leader, Joaquín “El Chapo” Guzmán Loera, è stato arrestato a gennaio.I conflitti attualmente in corso in Messico sono forse più difficili da classificare ma fanno comunque parte di una guerra ben precisa e particolarmente violenta, che si combatte su due fronti molto diversi tra loro: da una parte, c'è la lotta del Governo contro i principali cartelli della droga, dall'altra vi sono le lotte interne all'interno dello stesso sistema criminale, per il controllo degli stupefacenti e per il controllo del territorio.
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