Cosa pensa Papa Francesco

di Giovanni Tridente, 14 marzo 2013
Sua Santità Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, gesuita di 77 anni e Arcivescovo di Buenos Aires, è il 266º Successore di San Pietro. L'annuncio al popolo è stato dato dal Cardinale Protodiacono Jean-Louis Tauran alle 20:12 del 13 marzo 2013, dopo la fumata bianca delle ore 19:06.
 
Rimandando a L'Osservatore Romano di oggi per una biografia generale di Papa Francesco, riportiamo qui il pensiero dell'allora Cardinale Jorge Mario Bergoglio su alcuni dei temi più importanti che costituiscono le sfide della Chiesa oggi.
 
Evangelizzazione: “ricominciare una e più volte”
 
"Sì, è possibile che tutto sia nuovo e diverso perché Dio continua ad essere 'ricco di bontà e misericordia, sempre disposto a perdonare' e ci incoraggia a rincominciare una e più volte. Oggi, ancora un volta, siamo invitati a intraprendere un cammino pasquale verso la Vita, cammino che comprende la croce e la rinuncia, che sarà scomodo ma non sterile. Siamo invitati a riconoscere che c’è qualcosa che non va bene in noi stessi, nella società o nella Chiesa, siamo invitati a cambiare, a dare una sterzata nelle nostre vite, a convertirci". Omelia del mercoledì delle Ceneri, 13.2.2013, ripresa e tradotta dal sito dell'Arcidiocesi, dove sono raccolte tutte le omelie e i messaggi dal 1999. 
 
Importanza dei laici: “apostoli in virtù del solo battesimo”
 
"La loro clericalizzazione è un problema. I preti clericalizzano i laici e i laici ci pregano di essere clericalizzati... È proprio una complicità peccatrice. E pensare che potrebbe bastare il solo battesimo. Penso a quelle comunità cristiane del Giappone che erano rimaste senza sacerdoti per più di duecento anni. Quando tornarono i missionari li ritrovarono tutti battezzati, tutti validamente sposati per la Chiesa e tutti i loro defunti avevano avuto un funerale cattolico. La fede era rimasta intatta per i doni di grazia che avevano allietato la vita di questi laici che avevano ricevuto solamente il battesimo e avevano vissuto anche la loro missione apostolica in virtù del solo battesimo. Non si deve aver paura di dipendere solo dalla Sua tenerezza...". Intervista a Stefania Falasca, 30 Giorni, n. 11/2007.
 
Riforma: “differenza di carismi guardando all’unità”
 
"Certe discussioni, sono sempre avvenute nella Chiesa, fin dagli inizi. E questo non ci dovrebbe far scandalizzare. Il cardinalato è un servizio, non è un’onorificenza di cui vantarsi. La vanità, il vantarsi di se stessi, è un atteggiamento della mondanità spirituale, che è il peccato peggiore nella Chiesa. (…) I cardinali non sono gli agenti di una ONG, ma sono servitori del Signore, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, che è Colui che fa la vera differenza tra i carismi, e che allo stesso tempo nella Chiesa li conduce all’unità. Il cardinale deve entrare nella dinamica della differenza dei carismi e allo stesso tempo guardare all’unità. Avendo coscienza che l’autore, sia della differenza come dell’unità, è lo stesso Spirito Santo. Un cardinale che non entri in questa dinamica, non mi sembra sia cardinale secondo ciò che chiede Benedetto XVI". Intervista a La Stampa.
 
Fede: “la beatitudine che contagia”
 
"Quando non si passa per la porta della fede, la porta si chiude, la Chiesa si chiude, il cuore si ripiega e la paura e la cattiva disposizione “inacidiscono” la Buona Novella. Quando il crisma della fede si secca e si irrancidisce, l'evangelizzatore non contagia più perché ha perso la sua fragranza, diventando spesso causa di scandalo e di allontanamento per molti. Chi crede riceve quella beatitudine che attraversa tutto il Vangelo e che risuona nel corso della storia, già sulle labbra di Elisabetta: “Beata colei che ha creduto”, già ricordata da Gesù a Tommaso: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (9 giugno 2012)". Dal breve dizionario di Papa Francesco, Aleteia, 14.3.2013.
 
Difesa della famiglia: “uomo e donna, immagine di Dio”
 
"È in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori. Ricordo una frase di Santa Teresina quando parla della sua malattia infantile. Dice che l’invidia del Demonio voleva vendicarsi della sua famiglia per l’entrata nel Carmelo della sua sorella maggiore. Qui pure c’è l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra". Lettera ai quattro monasteri carmelitani di Buenos Aires in occasione del voto al Senato della Repubblica Argentina sulla proposta di legge intesa a legalizzare il matrimonio e le adozioni omosessuali (approvata il 15 luglio 2010).
 
L’ideologia del potere e la dittatura del relativismo
 
"Questa `pazzia del comandamento dell'amore che ci propone nostro Signore e ci difende nel nostro modo di essere allontana anche le altre 'pazzie' quotidiane che mentono e danneggiano e finiscono con l'ostacolare la realizzazione del progetto di Nazione: quella del relativismo e quella del potere come ideologia unica. Il relativismo che, con la scusa del rispetto delle differenze, omogeneizza nella trasgressione e nella demagogia; consente tutto pur di non assumere la contrarietà che esige il coraggio maturo di sostenere valori e principi. Il relativismo è, curiosamente, assolutista e totalitario, non permette di differire dal proprio relativismo, in niente differisce dal 'taci' o dal 'fatti gli affari tuoi'. Il potere come ideologia unica è un'altra bugia. Se i pregiudizi ideologici deformano lo sguardo sul prossimo e la società secondo le proprie sicurezze e paure, il potere fatto ideologia unica accentua il fuoco persecutorio e pregiudiziale che 'tutte le prese di posizione sono schemi di potere' e che tutti cercano di dominare sugli 'altri'. In questa maniera si erode la fiducia sociale che, come ho segnalato, è radice e frutto dell'amore (25 maggio 2012)". Dal breve dizionario di Papa Francesco, Aleteia, 14.3.2013.
 
I giovani: "ciò che sta nascendo e si apre alla speranza"
 
"Non ci dimentichiamo dei giovani, che hanno un anima essenzialmente solidale. E la solidarietà di coloro che in qualche modo abbiamo la responsabilità di educare, si fa tuttavia più unica ma anche più feconda nella misura in cui ci lasciamo sorprendere, tutti i giorni, da ciò che accade ad un ragazzo, dalle novità che interessano un ragazzo. Il giovane è la novità della vita. Il giovane è colui che ci porta il nuovo, la diversità, ciò che sta nascendo e si apre alla speranza". Omelia alla Messa per l'Educazione, 18 aprile 2007, ripresa e tradotta dal sito dell'Arcidiocesi, dove sono raccolte  tutte le omelie e i messaggi dal 1999.
 
L'Eucaristia è la vita della Chiesa: "la vita è un prolungamento della Messa"
 
"L'Eucaristia è la vita della Chiesa, è la nostra vita. Pensiamo nella Comunione che ci unisce a Gesù quando riceviamo il suo Corpo e il suo Sangue. Pensiamo al suo sacrificio redentore (perché lo mangiamo nella sua "Carne offerta in sacrificio per noi" e ciò che beviamo è il suo "Sangue versato per il perdono dei peccati"). Di tutta questa ricchezza di amore dell'Eucaristia oggi ci soffermiamo in particolare sulla preparazione".
"(...) Così come è bello, dopo della comunione, pensare alla nostra vita come ad un prolungamento della Messa, nella quale portiamo il frutto della presenza del Signore al mondo della famiglia, del quartiere, dello studio e del lavoro, così anche possiamo immaginare la nostra vita quotidiana come un cammino di preparazione per l'Eucaristia, nella quale il Signore prende tutto ciò che ci appartiene e lo offre al Padre". Omelia alla Messa del Corpus Christi, 9 giugno 2012, ripresa e tradotta dal sito dell'Arcidiocesi, dove sono raccolte tutte le omelie e i messaggi dal 1999.
 
Sequela di Cristo: "trasformare le nostre paure in ardore"
 
"Sappiamo bene che l'entusiasmo, il fervore al quale il Signore ci chiama non può essere il risultato di un movimento di volontà o un semplice cambio di animo. È grazia... rinnovamento interiore, trasformazione profonda che si fondamenta e si appoggia in una Presenza, che un giorno ci ha chiesto di seguirlo e che oggi, ancora una volta, si incammina con noi, per trasformare le nostre paure in ardore, la nostra tristezza in gioia, le nostre chiusure in nuovi incontri..." Lettera ai Catechisti dell'Arcidiocesi di Buenos Aires, 21 de Agosto de 2012, ripresa e tradotta dal sito dell'Arcidiocesi, dove sono raccolte tutte le omelie e i messaggi dal 1999.
 
Curia romana, divisoni, vatileaks
 
"[La Curia] Da me è vista e vissuta come un organismo di servizio, un organismo che mi aiuta e mi serve. A volte giungono notizie non buone, spesso amplificate e talvolta anche manipolate con scandalismo. I giornalisti a volte corrono il rischio di ammalarsi di coprofilia e così fomentare la coprofagia: che è poi il peccato che segna tutti gli uomini e tutte le donne, cioè quello di guardare sempre alle cose cattive e non a quelle buone. La curia romana ha dei difetti, ma mi sembra che si sottolinei troppo il male e troppo poco la santità di tantissime persone consacrate e laiche che vi lavorano". 
"(…) [Bisogna] guardare alla Chiesa santa e peccatrice, guardare a certe mancanze e a certi peccati senza perdere di vista la santità di tanti uomini e di tante donne che operano oggi nella Chiesa. Non devo scandalizzarmi perché la Chiesa è mia madre: devo guardare ai peccati e alle mancanze come guarderei ai peccati e alle mancanze di mia mamma. E quando io mi ricordo di lei, mi ricordo innanzitutto di tante cose belle e buone che ha compiuto, non tanto delle mancanze o dei suoi difetti. Una madre si difende con il cuore pieno d’amore, prima che con la parole. Mi chiedo se nel cuore di molti che entrano in questa dinamica degli scandali ci sia l’amore per la Chiesa".
 
Giovanni Paolo II
 
Jorge Mario Bergoglio è stato creato Cardinale dal Beato Giovanni Paolo II nel Concistoro del 21 febbraio 2001. Parlando del suo predecessore nella Santa Messa in sua memoria, il 4 aprile del 2005, disse: "Giovanni Paolo II ha parlato al suo popolo con la coerenza di un uomo di Dio, di colui che tutte le mattine trascorreva molte ore in adorazione, in forza della quale si lasciava armonizzare dalla forza di Dio. La coerenza non si compra, né si apprende in nessuna scuola. La coerenza si sedimenta nel cuore attraverso l'adorazione, attraverso il servizio ai fratelli e con la rettitudine di condotta. Senza bugie, senza inganni, senza doppiezza. (...) Quindi possiamo dire che Giovanni Paolo II fu coerente, perché si lasciò guidare dalla volontà di Dio, fino all'umiliazione. (...) [E colui che è] coerente è anche un testimone. (...) Un testimone fedele".