In Italia ci sono troppi pensionati rispetto ai lavoratori, e se questa tendenza non cambia il sistema pensionistico potrebbe incrinarsi. È quanto emerge dal Decimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano, presentato ieri e analizzato in anteprima dalla Data Room del Corriere della Sera.
Su 36 milioni di italiani in età da lavoro oggi i dipendenti e gli autonomi sono 23 milioni, mentre i pensionati (per anzianità, vecchiaia, motivi sociali o altro) sono 16 milioni.
Immagine: Corriere
Il rapporto tra lavoratori e pensionati che permette al nostro sistema previdenziale di funzionare è quello per il quale ci sono tre lavoratori ogni due pensionati, che in numero si esprime come tasso 1,5. Oggi in Italia i lavoratori sono 22 milioni e 884mila, mentre i pensionati sono 16 milioni e 98mila. Il rapporto tra lavoratori e pensionati in Italia è quindi 1,42. La differenza può sembrare minima ma in termini assoluti si traduce nella necessità di avere, nel 2021, o 1 milione e 264.122 lavoratori in più, oppure 842.748 pensionati in meno, per ristabilire l’equilibrio minimo al fine di far funzionare il nostro sistema pensionistico.
I dati del 2022 ancora non sono del tutto disponibili, ma quelli che ci sono non lasciano presagire un’inversione di tendenza: mancano 30 miliardi di euro per colmare la differenza tra quanto incassato dallo stato con i contributi di chi lavora e quanto speso con le pensioni.
Dal 2012 al 2018 i pensionati sono stati in costante diminuzione dai 16 milioni e 668.584 del 2011 ai 16 milioni 4.503 del 2018, mentre dal gennaio 2019 alla fine del 2021 i pensionamenti sono risaliti grazie all’effetto della «Quota 100» (in pensione a 62 anni e con almeno 38 anni di contributi).
Prendendo in considerazione il numero di nuovi pensionati Inps tra i lavoratori dipendenti e le assunzioni di giovani fino a 29 anni nel settore privato è possibile calcolare quanti under 29 sono entrati nel mercato del lavoro per ogni lavoratore anziano uscito tra il 2015 e il 2021. Il rapporto è uguale o superiore a 1 solo per un anno, il 2017, quando per ogni nuovo pensionato sono stati assunti 1,7 giovani. I dati più bassi sono stati registrati nel 2015 (0,30) e nel 2019 (0,37). Nel 2021 il rapporto è salito a 0,88: 212.045 under 29 assunti contro 239.602 nuovi pensionamenti.
Il principale ostacolo per le nuove assunzioni è la mancanza dei profili professionali di cui necessitano le imprese: quasi la metà della domanda, infatti, non viene soddisfatta. Prendendo per esempio il periodo di inizio gennaio 2023, su un totale di 152.540 figure richieste il 48% non è stato reperito. In particolare, considerando le competenze più difficili da reperire, ovvero operai specializzati, tecnici in campo informatico e ingegneristico, farmacisti e biologi, su oltre 44 mila richieste il 64,6% non è stato trovato (qui il documento). Per concludere, un dato molto preoccupante riguarda i ragazzi di età compresa tra i 16 e i 24 anni che non studiano: solo il 17,5% di questi hanno un lavoro, contro il 32,7% della media Ue.
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