La Chiesa e gli alieni (1): cosa dice la fede cattolica sulla possibilità di vita intelligente nell'universo extraterrestre?

di Giuseppe Tanzella-Nitti, 9 maggio 2023

Che conseguenze avrebbe per la Chiesa l’esistenza di extraterrestri intelligenti? Se nella Bibbia non si parla dell’esistenza degli alieni, allora significa che per la Chiesa non esistono? Il discorso sulla relazione tra dottrina cattolica e esistenza degli extraterrestri ha molte implicazioni e bisogna affrontarlo dal giusto punto di vista. Condividiamo una pubblicazione sul tema a cura del DISF, Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede.

 

 


 

In realtà, la fede cristiana non ha mai negato la possibilità che esistano altre forme di vita, anche intelligenti, nel cosmo. La loro eventuale scoperta obbligherebbe però la teologia verso un’interpretazione più “allargata” del rapporto fra Dio, l’uomo e il mondo. Riguardo al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio sulla Terra e la redenzione del genere umano dal peccato, nessuno, neanche la teologia, conosce a priori cosa Dio Creatore abbia voluto rivelare di sé e del suo amore salvifico ad altre creature intelligenti

Le grandi domande filosofiche e religiose sull’origine dell’universo, sul senso della vita, sul bene e sul male, conservano sempre il loro significato e la loro importanza, qualunque sia il punto di osservazione che assumiamo, sia esso la Terra o altri pianeti abitati. 

La fede cristiana pone al centro della creazione l'uomo sulla Terra: cosa accadrebbe se scoprissimo altre forme di vita extraterrestri?

La posizione centrale dell’essere umano nel panorama della creazione dipende da due elementi. Il primo è che la Rivelazione ebraico-cristiana è diretta agli esseri umani e viene incontro alla loro ricerca di Dio; il secondo è che una visione limitata e antropocentrica del cosmo era quella dominante all’epoca in cui il popolo di Israele poneva per iscritto la sua esperienza religiosa, visione che continuerà anche nel primo millennio dell’era cristiana. Si tratta pertanto di un antropocentrismo che dipende insieme dal destinatario e dal protagonista della storia sacra. Non si tratta, invece, di un antropocentrismo normativo per ciò che riguarda l’immagine di Dio e i rapporti fra Dio Creatore, la natura e il genere umano. Un’attenta lettura della sacra Scrittura e delle riflessioni degli autori cristiani mostra facilmente una visione cosmica e universale del creato, che va ben al di là dell’orizzonte del pianeta Terra e della vita umana. Dunque l’essere umano non è al centro della creato, bensì al centro di una Rivelazione divina diretta a lui, finalizzata a fargli conoscere la sua dignità, il suo bene e la sua felicità.

Se scoprissimo altre forme di vita su pianeti diversi dalla Terra, i cristiani avrebbero una visione nuova, allargata, e per questo più vera delle relazioni fra Dio creatore il mondo creato. La fede ebraico-cristiana insegna già, fin d’ora, che all’interno di queste relazioni vi sono altre creature, diverse dagli esseri umani, che vengono chiamati “angeli”, cioè messaggeri, esseri spirituali che trascendono la materia e il tempo.

L'eventuale scoperta di vita oltre i confini della Terra richiederebbe alla teologia di “rileggere” e dunque in parte “re-interpretare” alcune delle sue visioni sul creato e sui rapporti fra Dio, l’uomo e il mondo.

Le verità essenziali della fede cristiana manterrebbero però la loro validità e, alla luce di queste, andrebbero rilette le nuove conoscenze. Dio come fondamento dell’essere, come creatore e senso ultimo del cosmo, l’essere umano come immagine di Dio, destinato al dialogo con cui e alla partecipazione della vita divina come figlio, l’essere umano come creatura libera chiamata a operare il bene e a evitare il male: sono tutte verità di fede che resterebbero immutate anche in uno scenario che prevedesse la vita come fenomeno diffuso nell’universo.

E se si trattasse di esseri intelligenti come noi?

Non possiamo conoscere a priori cosa Dio Creatore abbia voluto rivelare di sé ad altre civiltà diverse dalla nostra, ove mai queste esistessero. La teologia cristiana può ragionevolmente immaginare che ovunque la vita esista, essa vada compresa come una partecipazione alla vita di Dio, che la tradizione ebraico-cristiana confessa come il vivente e somma vita. Ciò è vero in modo particolare per le ETI (Extra Terrestrial Life, vita sorta al di fuori della Terra, ed Extra Terrestrial Intelligence, vita intelligente sorta al di fuori della Terra). La vita intelligente, vita personale, spirituale e libera, andrebbe compresa sempre come immagine e somiglianza di Dio.

Un credente vedrebbe la scoperta di civiltà extraterrestri come un'esperienza straordinaria, da accogliere con un senso di rispetto. Chi crede in un Dio Creatore, è preparato a riconoscere in ogni vita intelligente e personale un’origine comune, una possibilità nuova di comprendere meglio i rapporti di Dio con l’intero creato. Un simile incontro, ove fosse possibile, avrebbe una dimensione “religiosa”, nel senso più sincero del termine.

L’idea che un contatto con ETI dirima in modo risolutivo la questione circa la verità della religione, forse liberando Homo sapiens da una fase religiosa infantile, può essere suggestiva, ma è in realtà un’opinione assai ingenua. Infatti, eventuali informazioni di natura religioso-spirituale raccolte in un simile ipotetico dialogo dovrebbero essere sottoposte a un’analisi di ragionevolezza. Una volta verificata la loro credibilità, un cristiano dovrebbe sforzarsi di comporle con le verità che egli conosce e crede sulla base della Rivelazione del Dio Uno e Trino, operando una rilettura inclusiva dei nuovi dati.

Di fatto, la maggior parte dei grandi temi esistenziali, e quindi religiosi, oggetto della filosofia e della teologia che caratterizza la nostra specie — la ricerca di un Fondamento del mondo, il perché ultimo dell’universo, il senso della vita, del dolore innocente e della morte, l’aspirazione a un amore personale e a una vita perenni — manterrebbero inalterato tutto il loro significato anche dopo la scoperta di ETI.

Infine, non sapendo né potendo immaginare come superare la velocità della luce, le enormi distanze in gioco fra i pianeti di diversi sistemi stellari – anche entro una medesima galassia – rendono praticamente impossibile l’idea di un “incontro ravvicinato”. Un “dialogo” via radio sarebbe anch’esso impossibile da sviluppare, a causa del grande tempo che intercorrerebbe fra la domanda posta e la risposta ottenuta, viaggiando anche le onde radio alla velocità della luce. Molto probabilmente, anche nel caso dell’esistenza di vita sorta al di fuori della Terra, o di  vita intelligente sorta al di fuori della, l’essere umano dovrebbe rassegnarsi alla legge detect not dialogue – potrai scoprirla ma non dialogarci.


Il Centro di Ricerca DISF, Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede, mette a disposizione di tutti contenuti che approfondiscono i rapporti fra cultura scientifica e questioni filosofico-umanistiche suscitate dalle scienze stesse, con speciale attenzione all’orizzonte sapienziale fornito dalla Rivelazione ebraico-cristiana. Il DISF è diretto da Giuseppe Tanzella-Nitti, ed è un'iniziativa dell'Università della Santa Croce di Roma.

Articolo originale: https://disf.org/educational/faq/tanzella-vita-intelligente

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