Per chi ha studiato al Liceo classico, o per chiunque si sia approcciato allo studio della lingua di Platone o Aristotele, il nome di Lorenzo Rocci è decisamente familiare: si tratta infatti dello studioso che ha creato il primo vocabolario moderno greco antico-italiano e che ancora oggi gli studenti di tutta Italia continuano ad usare.
Quello che, però, non tutti sanno è che Lorenzo Rocci era anche un sacerdote gesuita. L’autore del famoso vocabolario entrò in seminario presso la Compagnia del Gesù nel 1880 a Napoli per poi essere ordinato sacerdote nel 1892. Studiò, alla Università Gregoriana di Roma, Filosofia e Teologia, all'università "La Sapienza" invece condusse i suoi studi classici e infine si laureò in Lettere presso la Regia Università di Roma.
Lorenzo Rocci nacque a Fara Sabina in provincia di Rieti e visse quasi tutta la sua vita nei dintorni della capitale. F anche preside del Nobile Collegio di Mondragone a Frascati (oggi Villa Mondragone) durante gli anni difficili della guerra e confessore, presso le chiese di Sant’Ivo alla Sapienza e del Gesù in centro a Roma, degli studenti universitari.
Il Collegio di cui Lorenzo Rocci fu preside si rese anche protagonista, negli stessi anni, di un episodio particolare: ospitò, nascondendoli, diversi bambini ebrei superstiti dai rastrellamenti del ghetto di Roma. Il rettore di allora, padre Raffaele de Ghantuz Cubbe, che mise a rischio la sua incolumità per proteggere questi bambini, viene oggi ricordato dallo Yad Vashem come “Giusto fra le Nazioni”.
Quello che stupisce di più del lavoro del gesuita fu lo sforzo immane che lo portò a creare il vocabolario. Lorenzo Rocci lavorò da solo al vocabolario greco antico-italiano, di cui non esistevano precedenti in epoca moderna, per quasi vent’anni (dal 1920 al 1939, anno della sua prima edizione) ricercando e trascrivendo personalmente tutti lemmi e le citazioni. Il risultato finale fu un vocabolario contenente centocinquantamila parole, tradotte e fornite di esempi di utilizzo.
I diritti del vocabolario di Lorenzo Rocci, che fino al 1995 fu l’unico vocabolario greco-italiano disponibile, servirono ai Gesuiti a finanziare progetti di solidarietà e borse di studio dei in molte parti del mondo.
In alcune biografie dello studioso Gesuita vengono ricordati due episodi singolari che coinvolsero Lorenzo Rocci: il primo lo lega al grande Giosuè Carducci, il quale, membro della commissione che valutò la sua tesi di laurea si complimentò con Rocci con queste parole: «Lei non solo ha fatto bene, ma molto bene!». È da sottolineare il fatto che il Carducci fosse anche un noto anticlericale. L’altro episodio ha luogo molto tempo dopo e vede il gesuita grecista sul letto di morte che, dopo aver ricevuto l'estrema unzione, avrebbe chiesto di fumare il suo ultimo sigaro. Non si sa, in realtà, se quest’ultimo sia una storia vera o leggenda, ma descrive in maniere chiara il carattere bonario che deve avere avuto lo studioso gesuita, offrendone un ritratto tutt’altro che austero.
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