Perché abbiamo appena vissuto il miglior decennio della storia umana | documentazione.info

Perché abbiamo appena vissuto il miglior decennio della storia umana

di Francesco D'Ugo, 4 marzo 2020

Il mondo ha appena visto concludersi il decennio migliore della sua storia: è quanto sostiene lo studioso, giornalista e divulgatore scientifico Matt Ridley in un suo articolo sulla rivista The Spectator. 

Nonostante le notizie negative e preoccupanti che leggiamo ogni giorno, è veramente possibile sostenere una cosa del genere? Abbiamo voluto indagare sulla tesi di Ridley ed ecco cosa abbiamo scoperto.

Perché il mondo è stato meglio tra il 2010 e il 2020

Presentiamo una lista di alcuni motivi che mostrano perché il mondo non è mai stato così bene come negli ultimi dieci anni:

- La povertà assoluta non ha mai riguardato così poche persone nella storia: nel 2016 la percentuale di popolazione mondiale in questa condizione è scesa al 10%. Non era mai stata così bassa: per fare un esempio nel 1981 era il 40% e, alla fine degli ‘50, il 60%.

- Nella top 10, stilata dalla Nasdaq, dei paesi che vivono la crescita economica più veloce del mondo ci sono solo paesi africani e asiatici (fatta eccezione per la sudamericana Guyana, prima in classifica);

- La mortalità infantile non è mai stata così bassa: se, nel 1990, riguardava più di 12 milioni di bambini, nel 2017 i numeri sono scesi a 5.4 milioni

- La fame nel mondo si è ridotta notevolmente: in questo decennio infatti sono morti per fame, nel mondo, 0,5 persone ogni 100mila (vale a dire circa 35mila persone in tutto il mondo). Negli anni ‘60, invece, 50 persone ogni 100mila (3,5 milioni).

- Malattie come malaria, poliomielite e tetano colpiscono un numero sempre minore di persone e non hanno mai ucciso così poco. 

Crescita economica più sostenibile

C’è un altro fattore che può farci essere ottimisti riguardo questo decennio e, secondo Matt Ridley, anche per i prossimi a venire. Infatti nel suo articolo lo studioso inglese sostiene che, oltre ai dati confortanti che abbiamo appena visto, in questa decade “stiamo diventando più sostenibili nel modo in cui usiamo le risorse del pianeta”, infatti continua, “abbiamo imparato a ridurre la quantità di risorse che prendiamo dal pianeta”. 

Questa tesi è sostenuta anche da Andrew McAfee, studioso del MIT che, nel suo libro More from Less, mostra come le economie di alcune nazioni del mondo (tra cui USA e UK) hanno bisogno, per andare avanti, di contare su sempre meno materiali, materie prime e terreni.

Un esempio? Gli Stati Uniti sono passati dal produrre 117 miliardi di libbre di latte nel 1950 a 209 miliardi di libbre nel 2015. Ma, in 65 anni, il numero di mucche dedicate alla produzione sono molte meno della metà: da 22 milioni a 9 milioni. 

Un discorso analogo vale per l’alluminio utilizzato per le lattine: quando furono introdotte nel 1959 pesavano 85 grammi. Nel 1972 erano scese a 21 grammi e nel 2011 erano scese ancora a 13 grammi. In questo articolo di Forbes si riporta come si possa dire quasi lo stesso anche per UK, Germania, Francia e Italia. 

La stessa tesi è sostenuta da Jesse Ausubel, della Rockfeller University, nel suo paper The Potato and the Prius (2018 Potato Business Summit of the United Potato Growers of America, Orlando), in cui dimostra come l’utilizzo di acciaio e piombo negli USA è iniziato a diminuire sensibilmente a partire dagli anni ‘90. 

In generale dal 2000 è iniziato a diminuire sempre di più l’uso di molti altri materiali come carta, plastica, legna e alluminio. Una esempio di prodotti che ha favorito questo decremento è la diffusione degli smartphone e in generale del digitale.

Inoltre, sottolinea Ridley nel suo articolo, sempre negli USA, è richiesto il 65% in meno di terra per produrre una determinata quantità di cibo rispetto a 50 anni fa.

Il verde si sta espandendo

Contrariamente a quanto si sente dire spesso, lo studio di Ausubel mostra anche che le zone verdi del pianeta stanno diventando sempre più grandi invece che diminuire di dimensione. A tutto starebbe contribuendo il fatto che l’agricoltura, in molte parti del mondo, è più efficiente e ha bisogno di occupare sempre meno spazio per produrre: 

“Un risultato incoraggiante dei cambiamenti nella silvicoltura e nell'agricoltura è che la biosfera sta crescendo a livello globale. Piuttosto che “bruna” (brown), la Terra sta diventando più verde. I satelliti che osservano la Terra dallo spazio mostrano, per esempio, che grandi aree hanno più foreste e più fogliame facendo un confronto tra il 2011 e il 1982. Ci sono ancora coltivatori che danneggiano alcune aree verdi della Terra, come l'Amazzonia meridionale e parti dell'Indonesia [...] ma in aree sempre più grandi, i coltivatori stanno risparmiando la terra e permettendo che diventi di nuovo più selvaggia”.
(Traduzione nostra da The Potato and the Prius, 2018)

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