Nel 2100 l’Italia avrà la metà degli abitanti di oggi

di Tommaso Cardinale, 30 luglio 2020

Nei prossimi ottant’anni la popolazione di alcuni paesi, tra i quali l’Italia, arriverà a dimezzarsi. È quanto emerge dal report Fertility, mortality, migration, and population scenarios for 195 countries and territories from 2017 to 2100, una pubblicazione scientifica pubblicata sulla rivista The Lancet e firmata da un team di professori e ricercatori dell’università di Washington. Di questa pubblicazione ha parlato anche Piero Angela nella puntata di SuperQuark andata in onda il 29 luglio 2020.

La popolazione mondiale nel 2100

Secondo lo studio pubblicato sul Lancet la popolazione globale nel 2064 sarà di 9,73 miliardi, e si ridurrà a 8,79 miliardi nel 2100.

L’Italia, che oggi ha 60 milioni di abitanti e che da 5 anni ha un saldo naturale negativo, nel 2100 ne potrebbe avere tra i 28 e i 30 milioni. Chi pagherà le pensioni per chi a quell’epoca avrà smesso di lavorare, o il sistema scolastico per le giovani generazioni del 2100?

Il nostro non sarà l’unico paese ad avere la metà degli abitanti che ha oggi. Secondo lo studio, Giappone, Thailandia e Spagna subiranno una riduzione della popolazione superiore al 50%, mentre la Cina, che viene indicata come la potenza economica fino alla metà del secolo, vedrà la sua popolazione ridursi quasi della metà intorno al 2100, rimanendo comunque tra i paesi più popolosi del globo con circa 730 milioni di abitanti.

L’economia italiana nel 2100

Per permettere a una popolazione di rimanere dello stesso numero di individui tra una generazione e l’altra il tasso di fertilità dovrebbe essere di 2,1 per donna. Oggi in Italia è di 1,29 per donna, e nel 2100 questo tasso rimarrà, secondo le proiezioni dello studio, inferiore alla soglia minima per mantenere stabile la popolazione, che tra 80 anni sarà di circa 30 milioni di abitanti. L’Italia, che nel 2017 era considerata la nona economia mondiale, arriverà al sedicesimo posto ne nel 2050, e al venticinquesimo nel 2100.

 

Sebbene nello studio si consideri che queste previsioni non sono scritte sulla pietra, ci sono dei fattori oggettivi che mettono in forte relazione la crescita demografica con quella economica (come nel caso della Cina), e se la relazione tra PIL e demografia dovesse rimanere costante, paesi come la Spagna e l’Italia vedranno un sostanziale declino delle loro economie.

Secondo lo studio, i paesi che riusciranno a migliorare la loro demografia potranno farlo attraverso politiche sull’immigrazione e politiche sociali più attente al lavoro femminile e alla realizzazione del desiderio di formare una famiglia da parte delle persone.

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