L'immigrazione, fattore di crescita economica

di Stefano Grossi Gondi, 13 gennaio 2014

Non se ne può fare a meno, perché senza di loro l'economia mondiale subirebbe un tracollo. I migranti, dati alla mano, contribuiscono alla crescita economica sia dei paesi di partenza che di quelli di arrivo. I dati sono della Banca Mondiale, elaborati dal centro di ricerche Pew Research. Ne ha parlato recentemente il Corriere della Sera in un articolo dal titolo "Senza migranti il mondo si ferma":

per quanto riguarda i paesi a basso reddito, i loro emigranti hanno rimandato in patria lo scorso anno 511 miliardi di dollari, il triplo rispetto al 2000 e il triplo anche degli aiuti internazionali in quei paesi. Queste somme rappresentano l'8% del Pil dei Paesi a basso reddito.

La maggior parte dei migranti (58%) proviene comunque dai Paesi a reddito medio (ad esempio Cina, India e Messico) ed è ancora più alta (71%) la percentuale di denaro inviato in questi Paesi, evidentemente un fattore di crescita delle loro economie cd. emergenti.

Ma i migranti portano benefici anche ai paesi che li accolgono, che per il 69% sono paesi ad alto reddito. Alcuni senza l'immigrazione non potrebbero andare avanti, come i Paesi del Golfo Persico, dove i nati all'estero arrivano fino all'84%. Il discorso vale anche per la Svizzera (29% di stranieri), Stati Uniti (14,4%), Germania (12%)

Questi dati sull'immigrazione diventano ancora più "strategici" se confrontati con quelli dello sviluppo demografico (ne abbiamo parlato qui ), perché se la tendenza è quella di un occidente in declino e di una popolazione sempre più africana ed asiatica, è chiaro che il movimento di persone da una parte all'altra del mondo diventerà sempre più necessario.

Il fenomeno migrazione riguarda attualmente circa 210 milioni, il 3% della popolazione mondiale.