Le 6 bufale più comuni sull'immigrazione

di Raffaele Buscemi, 29 aprile 2015

Le cifre sugli arrivi, l’emergenza accoglienza, la confusione tra trafficanti e scafisti, i costi economici. Alcuni dati sulla reale portata del fenomeno in Italia e in Europa. C’è chi parla di “esodo biblico”, chi di “invasione”, chi dice che l’unico modo per fermarli è chiudere gli accessi via mare. Complici gli ultimi due naufragi, il tema dell’immigrazione è tornato più che mai al centro del dibattito pubblico. Ma qual è la reale entità del fenomeno? Siamo di fronte a un’emergenza? E qual è la situazione a livello europeo?  Abbiamo provato a fare chiarezza incrociando i dati analizzati da "Redattore sociale" e da "L'Espresso

“E’ un’invasione, ne arrivano sempre di più”
Sono 23 mila le persone sbarcate in Italia nel primo quadrimestre del 2015 (dato aggiornato al 15 aprile) un dato sostanzialmente in linea con quello dello scorso anno. Anzi in calo: nello stesso periodo del 2014 erano arrivati 26.735 migranti. A differenza dello scorso anno, però, gli arrivi massicci si sono concentrati in un’unica settimana: dal 7 al 15 aprile, infatti, sono arrivate circa diecimila persone. Negli stessi giorni si sono verificati i due naufragi, che hanno portato la cifra delle vittime del mare a 1.700 dall’inizio dell’anno: un numero mai registrato prima. Se guardiamo ai numeri, dunque, ad aumentare davvero non sono gli arrivi ma i migranti morti nel tentativo di raggiungere le nostre coste: passati dai 17 dei primi mesi del 2014 ai 1.700 dei primi mesi del 2015. 

“Sono troppi, accoglienza al collasso”

Delle oltre 170 mila persone sbarcate sulle coste italiane nel 2014, solo un terzo ha ricevuto accoglienza nel nostro paese. Secondo i dati del ministero dell’Interno nel 2014 sono in tutto 66.066 le persone ospitate nelle strutture temporanee, nei Cara e nei centri Sprar. Nei primi mesi del 2015 il loro numero è salito a 68mila. Un numero in linea anche con il dato sulle domande d’asilo e protezione internazionale presentate nel nostro paese: 64.886 in tutto nel 2014. 
A fare domanda sono soprattutto afghani, maliani e persone provenienti dall’Africa sub sahariana. Tra le nazionalità maggiormente rappresentate non compaiono né la Siria, né l’Eritrea, che sono, invece, i primi due Paesi di origine dei 170.757 migranti arrivati in Italia lo scorso anno (rispettivamente 39.651 e 33.559 persone). Questo perché, come sostiene anche l’ultimo rapporto del Centro Astalli, l’Italia è sempre più considerata dai migranti un paese di “transito”. Stando ai numeri per ora non c’è “un’emergenza accoglienza”, tanto che il ministero dell’Interno non parla di un piano straordinario, quanto piuttosto di una redistribuzione del numero di migranti tra le regioni (tra quelle del Sud che da sole accolgono quasi il 50 per cento di coloro che arrivano e quelle del nord). Ad essere aumentati saranno piuttosto i posti per la primissima accoglienza (tra le ipotesi c’è anche quella di creare tendopoli e tensostrutture) ma anche i progetti Sprar, da cui oggi sono interessati solo 500 comuni su ottomila e i posti per i minori non accompagnati.

Alberghi di lusso e 40 euro al giorno
Oggi c’è una quota di 35 euro al giorno di rimborso spese per ogni ospite che non viene data all’immigrato ma alle cooperative, alla Caritas e alle associazioni i cui piani sono approvati da una commissione formata da rappresentati di enti locali, ministero dell’Interno e agenzia Onu per i rifugiati. Con questi 35 euro a immigrato, le associazioni devono coprire i costi per vitto, alloggio, pulizia e manutenzione dello stabile, mediazione culturale, assistenza legale, visite mediche e, in alcuni casi, per l’iter burocratico per diventare rifugiati. Per gli immigrati in quanto tali invece c’è il “pocket money”, cioè 
un buono per le spese quotidiane da due euro e cinquanta al giorno. Una volta sbarcati, i migranti vengono accolti nei centri per la prima accoglienza, che di solito si trovano nelle vicinanze dei porti dove arrivano. Da qui vengono poi smistati nei centri per migranti o richiedenti asilo, presenti sul territorio nazionale. In assenza di posti sul territorio i prefetti si rivolgono anche a strutture alberghiere che, soprattutto in bassa stagione, danno la loro disponibilità ad ospitare persone (sono i cosiddetti Cas, centri per l’accoglienza straordinaria). Questo tipo di gestione straordinaria ed emergenziale, è stata molto spesso criticata da chi si occupa dei diritti dei richiedenti asilo perché improvvisata e, dunque, in molti casi non in grado di rispettare gli standard minimi di accoglienza.

“Vengono tutti qui a chiedere asilo”
Sono state 626 mila le persone che hanno fatto richiesta d’asilo in Europa nel 2014, 191 mila in più rispetto al 2013 (+44 per cento) secondo le cifre fornite da Eurostat a marzo 2015. L’Italia è il terzo paese in termini di domande ricevute, dopo Germania e Svezia. A registrare il numero più alto di migranti accolti sono i tedeschi, con una cifra che è pari a un terzo del totale (202.700), seguiti dagli svedesi con 81.200 (il 13 percento) e per l’appunto da noi italiani, insieme ai francesi. L’Ungheria, che ha ricevuto 72.800 richieste d’asilo (il 7 percento di tutta l’Ue) si colloca al quinto posto. Se si prende in esame, però, il rapporto tra richiedenti asilo e popolazione totale: la media Ue è di 1,2 richiedenti asilo ogni mille abitanti. L’Italia si colloca leggermente al di sotto con 1 rifugiato ogni mille abitanti. In Svezia il numero sale a 8,4 ogni mille abitanti, in Ungheria a 4,3, in Austria a 3,3 e in Germania a 2,5. 
A livello mondiale, poi, il numero più alto di richiedenti asilo è accolto nei paesi in via di sviluppo. Alla fine del 2013, in questi paesi hanno trovato accoglienza 10,1 milioni di persone, equivalenti all’86 per cento dei rifugiati del mondo, il valore più alto degli ultimi 22 anni. I paesi in assoluto meno sviluppati (come Pakistan, Etiopia, Sud Sudan e Kenya) hanno da soli provveduto a dare asilo a 2,8 milioni di rifugiati, corrispondenti al 24 per cento del totale mondiale, come sottolinea l’ultimo Rapporto sulla protezione internazionale del 2014.

Il mito dell’immigrazione via mare
Quella via mare è solo una delle rotte utilizzate dai migranti per raggiungere l’Europa. Senza contare che il grosso dell’immigrazione, in Italia e in Europa, è costituito da migranti comunitari che arrivano via terra, semplicemente prendendo un autobus o un aereo, anche l’immigrazione extra Ue è un fenomeno che si snoda secondo diverse direttrici. Secondo l’ultimo rapporto di Frontex, ad aprile sono 23mila le persone arrivate via mare, a fronte delle 34mila che hanno scelto la terraferma, attraverso la rotta dei Balcani occidentali, per raggiungere la Slovenia e l’Ungheria e poi giungere in Germania o in un altro paese del Nord dell’Europa. Cresce anche la rotta del Mediterraneo orientale, dove al 15 aprile i passaggi sono stati 17.628, il 241 per cento in più del 2013.

Scafisti e trafficanti
In questi giorni i due termini sono stati usati spesso come sinonimi. In realtà non sempre gli scafisti sono anche trafficanti di uomini. In molti casi sono reclutati tra le file dei profughi, tra quelli che hanno un minimo di esperienza di navigazione. In cambio di un viaggio gratis, accettano di mettersi alla guida dei barconi, senza sapere se arriveranno a destinazione, accettando il rischio di un’imputazione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. “Su di loro non si può generalizzare - spiega don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Habescia - I veri scafisti e trafficanti non vogliono rischiare più e mandano avanti  dei disperati. Spesso nigeriani, eritrei, etiopi o somali”. (ec)

 

Se ti è piaciuto l'articolo condividilo su Facebook  e  Twitter, sostieni Documentazione.info