L'11 aprile 2020, nel pieno della prima quarantena per coronavirus, avveniva l’ostensione della Sacra Sindone in diretta streaming dal Duomo di Torino. Ma la Sacra Sindone è vera o falsa? Anche se non possiamo sapere se l’uomo avvolto dalla Sindone fosse Gesù Cristo, abbiamo sufficienti indizi per dedurre che si trattasse di un uomo morto crocifisso in una determinata epoca e area geografica: la Palestina del I secolo d.C.
Ecco una ricapitolazione di quello che sappiamo sulla Sindone basata su articoli provenienti dal nostro archivio.
Le evidenze scientifiche della Sindone
Nonostante alcuni studi condotti nel 1989 sulla Sindone con la tecnica del carbonio 14 suggerissero che questa fosse un artefatto di epoca medievale, e quindi un falso, i dati prodotti si sarebbero rivelati in un secondo momento non attendibili.
Da una parte, infatti, sembra sia stato inserito nella formula, durante il test per la datazione, un numero sbagliato. Dall'altra, come sottolineato da Paolo Di Lazzaro, dirigente di ricerca dell’Enea di Frascati, il C-14 non sembra essere la tecnica adatta alla datazione di un tessuto: infatti «il calcolo che trasforma il numero di atomi C-14 nell’età di un tessuto» tende a presentare «maggiori incertezze rispetto ad altri campioni solidi (ossa, manufatti, etc.) a causa della maggiore permeabilità del campione tessile agli agenti esterni (digestione batterica, muffe, sporcizia)». Per gli stessi motivi la Beta Analytic, una delle ditte più importanti a occuparsi di datazione C-14, si ritiene prudente riguardo l’affidabilità della datazione dei tessuti con questa tecnica, «riconoscendo che i campioni tessili necessitano di maggiori precauzioni rispetto agli altri materiali». In particolare, Beta Analytic dichiara che «la datazione di tessuti si effettua solo nell’ambito di una ricerca multidisciplinare», e che «i campioni prelevati da un tessuto trattato con additivi o conservanti generano un’età radiocarbonica falsa». Dunque, dal momento che la Sindone in passato è stata in contatto con materiali conservanti e anti-tarma, è molto probabile che gli studi fatti con questa tecnica abbiano riportato un risultato falsato da questi agenti.
Al contrario altri studi condotti sul tessuto della Sindone hanno indotto a pensare che questa possa essere stata fabbricata in Palestina durante il periodo della dominazione romana: a indicarlo sarebbero le tecniche di tessitura, i materiali di cui è fatta e i residui organici e minerali, tutti risalenti a quel periodo storico e area geografica.
Uno studio anatomico più recente, basato su una ricostruzione 3D, mostra inoltre come sia perfettamente plausibile che il velo abbia avvolto il corpo di un uomo martoriato dalle torture descritte nel racconto della Passione. Lo indicherebbero la postura del corpo “ritratto” sul tessuto, e le tracce organiche rilevate sulla sua superficie. Ancora inspiegata è rimasta invece l’origine dell’immagine umana presente sulla Sindone. Una delle ipotesi più affascinanti, proveniente da un’indagine del 1978, suggerisce tuttavia che un lampo di luce possa aver impressionato il tessuto del sudario e lasciato l’impronta che oggi possiamo vedere,
La storia della Sindone: le corrispondenze coi vangeli e le fonti islamiche
Ciò che sappiamo sulla Sindone non viene solo da analisi scientifiche, ma anche da documenti storici. Per quanto siano un testo sacro cristiano, i vangeli sono un documento fondamentale in questo senso (della loro storicità abbiamo discusso qui e qui). Un esempio? Il “sangue e acqua” che l’evangelista Giovanni vede uscire dalla ferita del costato trova conferma nel fatto che sulla Sindone siano state trovate tracce di sangue uscito da una ferita già parzialmente raggrumato e siero separato.
Tuttavia le fonti storiche, oltre a quelle già citate riguardo le tecniche di fabbricazione del velo della Sindone, provengono anche da autori non cristiani. Infatti alcune fonti provenienti dal mondo islamico si possono usare per seguire le sorti della Sindone prima che questa arrivasse in Europa. Sono le fonti che parlano del Mandylion, il fazzoletto raffigurante il volto di Cristo (la Sindone era infatti ripiegata in modo da mostrare solo il volto dell’uomo su di essa) che era conservato a Edessa, città dell’antica Turchia. Le fonti islamiche parlano dei diversi pellegrini illustri che venivano nella città e delle spedizioni militari per recuperare questa immagine che doveva rappresentare il “profeta Gesù” e che era stata portata lì dopo essere stata ad Efeso, Antiochia e Damasco.
Se ti è piaciuto l'articolo condividilo su Facebook e Twitter, sostieni Documentazione.info. Conosci il nostro servizio di Whatsapp e Telegram?