di Francesco D'Ugo, 30 agosto 2021
Biologia, genetica e fede cattolica possono convivere? Può uno scienziato che studia i processi che regolano gli aspetti più fondamentali della biologia umana essere anche un fedele cattolico? Come spesso diciamo noi di Documentazione.info, la risposta è assolutamente sì. Jérôme Lejeune, medico e genetista francese che ha scoperto la trisomia 21 ne è l’esempio. Scopriamo insieme la sua storia.
Jérôme Jean Louis Marie Lejeune è stato il medico e genetista francese che, attraverso i suoi studi, ha scoperto la trisomia 21, ovvero l’anomalia cromosomica responsabile della Sindrome di Down.
I primi studi su pazienti con sindrome di Down di Jérôme Lejeune, risalgono al 1953, anno in cui scoprì la possibilità di diagnosticare la sindrome di Down basandosi sulla classificazione delle impronte digitali.
Successivamente Lejeune, nel 1959, effettuò lo studio per il quale verrà ricordato maggiormente nel mondo scientifico il cui risultato fu la scoperta del quarantasettesimo cromosoma nelle persone affette da sindrome di Down. Grazie a Jérôme Lejeune per la prima volta nella storia veniva stabilito un legame tra ritardo mentale e anomalie cromosomiche. I suoi studi lo porteranno poi anche a descrivere un’altra anomalia cromosomica nota come Sindrome di Lejeune.
Ritornando in un campo esplorato nei suoi primi anni di ricerca, Jérôme Lejeune negli anni 60 compirà anche studi sugli effetti delle radiazioni sui cromosomi: un’importante conferma della pericolosità per l’umanità delle armi nucleari. Le scoperte in questo campo gli permetteranno di far parte di due commissioni internazionali di studi per esaminare le conseguenze dell’uso delle armi nucleari, la Commissione Internazionale di Radioprotezione e il Comitato Scientifico delle Nazioni Unite.
Più avanti nel 1981, insieme agli specialisti della Pontificia Accademia delle Scienze, che stavano studiando le conseguenze delle armi nucleari, Jérôme Lejeune incontrerà anche Leoníd Il'íč Bréžnev, allora segretario del Partito Comunista dell’URSS. Nel corso colloquio lo scienziato dirà:
«Le radiazioni, agirebbero su numerosi feti, comportando lesioni cerebrali e deficienze mentali irreversibili. Aumenterebbe l'incidenza di numerosi tipi di cancro e molti deterioramenti genetici potrebbero essere trasmessi alle generazioni future, ammesso che ve ne siano. Non parlarne è rischiare di tradire noi stessi, rischiare di tradire la nostra civilizzazione» (Jean-Marie Le Méné, Il professor Lejeune, fondatore della genetica moderna, Cantagalli, Siena, 2008, pag.116)
Grazie al suo impegno contro le armi nucleari e alle sue prese di posizione in bioetica contro l’aborto, soprattutto nel contesto degli studi sulla trisomia 21, ritenendo “eugenetica” l’applicazione delle scoperte sulle malattie genetiche per favorirlo, Jérôme Lejeune fu chiamato a far parte della Pontificia Accademia delle Scienze dal 1978 e, nel 1994 diventerà il primo presidente della Pontificia Accademia per la vita, creata da san Giovanni Paolo II in quello stesso anno.
A proposito dell’aborto e delle “applicazioni eugentiche” degli studi di genetica Jérôme Lejeune si espresse una volta così: «Da sempre la medicina si batte per la salute e per la vita, contro la malattia e contro la morte: non può cambiare schieramento». Nonostante l'importanza della sua scoperta, gli fu negato il premio Nobel per la medicina.
Morto in fama di santità nel 1994 è stata aperta per lui dalla diocesi di Parigi nel 2007 e nel 2021 è stato emesso il decreto che lo rende venerabile.
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