Prof. Marco V. Fabbri, Dipartimento di Sacra Scrittura, Pontificia Università della Santa Croce
1) La fede cristiana si fonda sui Vangeli?
"Vangelo" significa "buona notizia", e la buona notizia è che "è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo Signore" (cf. Lc 2,10-11). La fede cristiana si fonda sulla parola viva di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo.
2) Gesù ha scritto qualcosa? Come conosciamo il suo messaggio?
Gesù non ha scritto libri. Gesù ha scritto il suo messaggio nel cuore e nella mente di persone vive, i discepoli che ha inviato a comunicare il vangelo a tutte le genti (cf. Mt 28,19-20). Da loro abbiamo conosciuto chi era Gesù e che cosa ha insegnato. Senza la loro testimonianza non conosceremmo l'insegnamento di Gesù (cf. Rm 10,14-17).
3) Ma allora perché sono stati scritti i Vangeli?
Senza i Vangeli scritti potremmo conoscere ugualmente che cosa ha insegnato Gesù, ma non come lo insegnava. Grazie ai Vangeli, ancor oggi i cristiani possono ascoltare la sua voce. Chi ha incontrato Gesù non ne può fare a meno.
4) Perché parliamo di Vangelo "secondo" Matteo, Marco, Luca e Giovanni?
Perché così si sottolinea l'unità del messaggio: la Chiesa ha ricevuto e tramanda un unico vangelo, il vangelo di Gesù, che viene trasmesso in diverse forme. Sant'Ireneo, alla fine del II secolo, dice che il vangelo che abbiamo è "quadriforme".
5) Perché quattro Vangeli? Non ne basterebbe uno?
Gesù è una persona reale. Ciascun evangelista ne dà una conoscenza autentica, ma nessuno dice tutto su di lui (cf. Gv 21,24-25). In tal modo, ciascuno dei Vangeli ha una ricchezza propria. I cristiani non potevano rinunciarvi.
6) E i nomi degli evangelisti che cosa stanno a indicare?
Indicano che ciascun Vangelo si rifà all'uno o all'altro dei testimoni della risurrezione di Gesù. Il nome del Vangelo rispecchia il testimone di riferimento, oppure lo scrittore che ha raccolto la testimonianza e l'ha messa per iscritto.
Nel II secolo Papia di Ierapoli attribuisce a Matteo una raccolta di detti di Gesù nella lingua degli Ebrei. Tale raccolta sembra essere alla base al Vangelo in lingua greca che ci è pervenuto col nome di Matteo.
Lo stesso Papia di Ierapoli riferisce che "Marco, divenuto interprete di Pietro, scrisse con accuratezza, ma non secondo un ordine preciso, quanto aveva annotato delle cose dette e fatte da Cristo; egli, infatti, né aveva ascoltato [direttamente] il Signore né l'aveva seguito, ma in seguito, come ho detto, seguì Pietro che insegnava secondo le necessità, senza dare ai detti del Signore un'organizzazione complessiva".
Il Vangelo secondo Giovanni è composito. Il capitolo finale, in cui la voce narrante parla in prima persona plurale, attribuisce il resto del Vangelo al "discepolo amato" (cf. Gv 21,23-24).
7) Gli evangelisti sono perciò apostoli?
Gli evangelisti possono essere essi stessi apostoli, cioè "inviati" da Gesù stesso, oppure rifarsi alla testimonianza degli apostoli, senza esserlo personalmente (cf. Ef 4,11).
Luca è un discepolo di Paolo (cf. Flm 24). Non essendo apostolo, dichiara di essersi informato con cura dai testimoni oculari (cf. Lc 1,1-4).
8) Allora perché la Chiesa accetta soltanto i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni?
Solo quattro Vangeli sono stati riconosciuti dalla Chiesa come canonici. Oltre ad essi, nel Nuovo Testamento sono compresi altri scritti, come le lettere o come gli Atti degli Apostoli. Questi sono inseparabili dal Vangelo secondo Luca, e raccontano la prima diffusione del Vangelo nel mondo antico.
9) Quando sono stati composti i quattro Vangeli?
Nel primo secolo, in vita degli apostoli o nella generazione successiva, che ne aveva potuto ascoltare gli insegnamenti. Gli studiosi discutono sulla data specifica di ciascun Vangelo. Per l'integrità della fede è sufficiente che essi raccolgano la testimonianza degli apostoli.
10) Che cosa vuol dire "canonico"?
La parola "canone" indica in greco l'unità di misura. "Canonico" vuol dire "conforme al canone". Per i Vangeli il "canone" è la conformità alla regola della fede.
11) Che cosa sarebbe la regola della fede?
La fede non è cominciata con la scrittura dei Vangeli, ma con la risurrezione di Gesù. Dopo la Pasqua, i discepoli annunziano che Gesù, lo stesso che è morto sulla croce ed è stato sepolto, è risorto il terzo giorno ed è apparso a Pietro e agli apostoli (cf. 1 Cor 15,3-6). In questo annuncio consiste il vangelo (cf. 1 Cor 15,1-2). Ogni successivo approfondimento viene accolto soltanto se è coerente con l'annuncio pasquale.
12) Perché la fede cristiana si gioca su questo?
Perché, anziché pretendere di salvarsi da sé, il credente è pronto ad affidarsi a Gesù e a ricevere il battesimo; questo veniva amministrato dai discepoli soltanto a chi accettava la fede della Chiesa e si riconosceva in essa (cf. Mc 16,15-16).
13) Di nuovo la Chiesa. Ma la Chiesa non è arrivata dopo?
La Chiesa è venuta prima dei Vangeli: è proprio il popolo di Dio, cioè l'insieme di quanti hanno incontrato nella storia l'intervento di Dio, e hanno avuto il coraggio di riconoscere pubblicamente che la salvezza è giunta in Cristo Gesù. I credenti in Cristo sono riconoscibili, perché accolgono la testimonianza pubblica degli apostoli e credono che Gesù è risorto.
14) Perché far dipendere la salvezza dalla risurrezione di Gesù? Non è una costrizione?
Nessuna costrizione, se non quella imposta dalla coerenza. "Se Cristo non è risorto, vana è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede" (1 Cor 15,14). Un uomo morto in un passato sempre più lontano non può salvare chi è vivo oggi. Se Gesù non è risorto, il peccato è vincitore e i cristiani sono degli illusi (cf. 1 Cor 15,17-19).
15) E se la risurrezione di Gesù se la fossero inventata i cristiani?
Se l'hanno fatto, l'hanno fatto fin dal principio, prima che i Vangeli fossero scritti, e l'hanno fatto apertamente, pubblicamente. Ciascuno è libero di accettare o rifiutare la loro testimonianza. Ma è su questa che si misura la fede, e a questa sono conformi i quattro Vangeli canonici.
16) Non si potrebbe studiare Gesù come si studia un filosofo dell'antichità?
Si può certamente guardare a Gesù senza fede, e studiarlo senza fede, come si studia il pensiero e la vita di un uomo morto. Lo studioso leggerebbe allora i Vangeli per cercare di ricostruire un'immagine di Gesù. Ben presto vi leggerebbe: "Perché cercate fra i morti colui che è vivo?" (Lc 24,5). Dovrebbe allora riconoscere di essere estraneo alla prospettiva dei Vangeli, che è una prospettiva credente.
17) Anche Socrate è morto, ma gli uomini lo ammirano per la sua saggezza, senza bisogno di credere in lui. Non potremmo fare altrettanto con Gesù?
Se Gesù non è risorto, le sue pretese non ne farebbero un saggio filosofo, ma un megalomane. I sacerdoti di Gerusalemme lo hanno capito, e l'hanno condannato come blasfemo, per la pretesa di essere il figlio di Dio (cf. Mc 14,61-62; Mt 26,63-64; Lc 22,70).
18) Anche Socrate è stato condannato a morte per il suo insegnamento.
Vero, ma Socrate vedeva nel corpo la prigione dell'anima, e salutava la morte come liberazione. La risurrezione non gli interessava. A nessuno dei discepoli di Socrate è saltato in mente di dire che era risorto e apparso loro.
19) E i vangeli apocrifi?
I vangeli apocrifi sono scritti molto diversi fra loro. In comune hanno la caratteristica di essere "apocrifi", parola greca che significa "nascosti". Il loro contenuto non è mai stato riconosciuto conforme alla fede pubblicamente professata dal popolo di Dio.
20) Che differenze ci sono fra i vangeli apocrifi?
Alcuni sono meri racconti fittizi, che cercano di riempire gli spazi lasciati vuoti dal racconto dei Vangeli canonici, moltiplicando gli eventi straordinari. Alcuni sono irriverenti, altri sono devoti. Poco importa l'intenzione: si tratta comunque di letteratura d'invenzione, facilmente riconoscibile come tale.
21) Ci sono vangeli apocrifi meno fantasiosi?
Sì, ci sono quelli che propongono un'immagine di Gesù che contraddice quella predicata dagli apostoli e contenuta nei Vangeli secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni. La maggior parte di questi scritti sono tardivi (dal III secolo in poi), alcuni sono più antichi. Così, per esempio, il cosiddetto Vangelo di Tommaso, che sembra il più antico vangelo apocrifo, giacché ne è stato trovato un manoscritto del II secolo.
22) Se è così antico, perché la Chiesa non l'ha accettato?
Non basta l'antichità perché un testo sia accettato dalla Chiesa. Occorre che sia conforme con l'annuncio pasquale e con la fede pubblicamente professata dagli apostoli. Il Vangelo di Tommaso pretende di consegnare una dottrina nascosta di Gesù, rivelata solo ad alcuni, e diversa da quella insegnata apertamente da Gesù e dagli apostoli. Si tratta di uno scritto gnostico, che in fondo non è neppure veramente un vangelo.
23) Perché il Vangelo di Tommaso non è veramente un vangelo?
Perché il vangelo è l'annuncio di un evento: Gesù ha insegnato che Dio è Padre misericordioso, ma poi ha avuto il coraggio di confermare il suo insegnamento dando la vita: inchiodato sulla croce, ha affidato al Padre l'ultimo respiro (Lc 23,46). Il terzo giorno è risorto ed è apparso agli apostoli. Il Vangelo di Tommaso non racconta nessun evento: contiene soltanto discorsi. Morte e risurrezione di Gesù non sono raccontate. Non dovrebbe sorprendere che i cristiani che si riconoscevano nell'insegnamento pubblico degli apostoli non potessero accettare questa dottrina gnostica.
24) Che cosa sono gli scritti gnostici?
Sono testi che si attendono la salvezza dalla conoscenza (gnosis in greco). Per la salvezza non conta quello che ha fatto Gesù, né quello che fa il cristiano. Decisiva è soltanto la conoscenza della dottrina segreta.
25) In che modo la gnosi concepisce la salvezza?
L'uomo sarebbe una scintilla divina invischiata nella materia. Per salvarsi deve scoprire la propria vera natura, e liberarsi così dalla dimensione corporale.
26) Ci sono altre discrepanze fra i Vangeli canonici e quelli apocrifi?
Nei quattro Vangeli Gesù è riconosciuto come Figlio del Dio che ha creato i cieli e la terra. Ci sono vangeli apocrifi secondo i quali il mondo è creato da un dio che non è il Padre di Gesù, e che non è necessariamente buono. Ne deriva che le realtà terrene sono irredimibili.
27) Ci sono conseguenze nella condotta morale?
Sì. Se contano solo le idee e non i fatti, la condotta è indifferente. Se Dio Padre non ha creato il mondo dei corpi, ci si può salvare anche uccidendo o commettendo adulterio, purché si sia consapevoli che tali azioni sono imputabili al corpo, e non alla scintilla divina che è in noi.
"Vangelo" significa "buona notizia", e la buona notizia è che "è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo Signore" (cf. Lc 2,10-11). La fede cristiana si fonda sulla parola viva di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo.
2) Gesù ha scritto qualcosa? Come conosciamo il suo messaggio?
Gesù non ha scritto libri. Gesù ha scritto il suo messaggio nel cuore e nella mente di persone vive, i discepoli che ha inviato a comunicare il vangelo a tutte le genti (cf. Mt 28,19-20). Da loro abbiamo conosciuto chi era Gesù e che cosa ha insegnato. Senza la loro testimonianza non conosceremmo l'insegnamento di Gesù (cf. Rm 10,14-17).
3) Ma allora perché sono stati scritti i Vangeli?
Senza i Vangeli scritti potremmo conoscere ugualmente che cosa ha insegnato Gesù, ma non come lo insegnava. Grazie ai Vangeli, ancor oggi i cristiani possono ascoltare la sua voce. Chi ha incontrato Gesù non ne può fare a meno.
4) Perché parliamo di Vangelo "secondo" Matteo, Marco, Luca e Giovanni?
Perché così si sottolinea l'unità del messaggio: la Chiesa ha ricevuto e tramanda un unico vangelo, il vangelo di Gesù, che viene trasmesso in diverse forme. Sant'Ireneo, alla fine del II secolo, dice che il vangelo che abbiamo è "quadriforme".
5) Perché quattro Vangeli? Non ne basterebbe uno?
Gesù è una persona reale. Ciascun evangelista ne dà una conoscenza autentica, ma nessuno dice tutto su di lui (cf. Gv 21,24-25). In tal modo, ciascuno dei Vangeli ha una ricchezza propria. I cristiani non potevano rinunciarvi.
6) E i nomi degli evangelisti che cosa stanno a indicare?
Indicano che ciascun Vangelo si rifà all'uno o all'altro dei testimoni della risurrezione di Gesù. Il nome del Vangelo rispecchia il testimone di riferimento, oppure lo scrittore che ha raccolto la testimonianza e l'ha messa per iscritto.
Nel II secolo Papia di Ierapoli attribuisce a Matteo una raccolta di detti di Gesù nella lingua degli Ebrei. Tale raccolta sembra essere alla base al Vangelo in lingua greca che ci è pervenuto col nome di Matteo.
Lo stesso Papia di Ierapoli riferisce che "Marco, divenuto interprete di Pietro, scrisse con accuratezza, ma non secondo un ordine preciso, quanto aveva annotato delle cose dette e fatte da Cristo; egli, infatti, né aveva ascoltato [direttamente] il Signore né l'aveva seguito, ma in seguito, come ho detto, seguì Pietro che insegnava secondo le necessità, senza dare ai detti del Signore un'organizzazione complessiva".
Il Vangelo secondo Giovanni è composito. Il capitolo finale, in cui la voce narrante parla in prima persona plurale, attribuisce il resto del Vangelo al "discepolo amato" (cf. Gv 21,23-24).
7) Gli evangelisti sono perciò apostoli?
Gli evangelisti possono essere essi stessi apostoli, cioè "inviati" da Gesù stesso, oppure rifarsi alla testimonianza degli apostoli, senza esserlo personalmente (cf. Ef 4,11).
Luca è un discepolo di Paolo (cf. Flm 24). Non essendo apostolo, dichiara di essersi informato con cura dai testimoni oculari (cf. Lc 1,1-4).
8) Allora perché la Chiesa accetta soltanto i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni?
Solo quattro Vangeli sono stati riconosciuti dalla Chiesa come canonici. Oltre ad essi, nel Nuovo Testamento sono compresi altri scritti, come le lettere o come gli Atti degli Apostoli. Questi sono inseparabili dal Vangelo secondo Luca, e raccontano la prima diffusione del Vangelo nel mondo antico.
9) Quando sono stati composti i quattro Vangeli?
Nel primo secolo, in vita degli apostoli o nella generazione successiva, che ne aveva potuto ascoltare gli insegnamenti. Gli studiosi discutono sulla data specifica di ciascun Vangelo. Per l'integrità della fede è sufficiente che essi raccolgano la testimonianza degli apostoli.
10) Che cosa vuol dire "canonico"?
La parola "canone" indica in greco l'unità di misura. "Canonico" vuol dire "conforme al canone". Per i Vangeli il "canone" è la conformità alla regola della fede.
11) Che cosa sarebbe la regola della fede?
La fede non è cominciata con la scrittura dei Vangeli, ma con la risurrezione di Gesù. Dopo la Pasqua, i discepoli annunziano che Gesù, lo stesso che è morto sulla croce ed è stato sepolto, è risorto il terzo giorno ed è apparso a Pietro e agli apostoli (cf. 1 Cor 15,3-6). In questo annuncio consiste il vangelo (cf. 1 Cor 15,1-2). Ogni successivo approfondimento viene accolto soltanto se è coerente con l'annuncio pasquale.
12) Perché la fede cristiana si gioca su questo?
Perché, anziché pretendere di salvarsi da sé, il credente è pronto ad affidarsi a Gesù e a ricevere il battesimo; questo veniva amministrato dai discepoli soltanto a chi accettava la fede della Chiesa e si riconosceva in essa (cf. Mc 16,15-16).
13) Di nuovo la Chiesa. Ma la Chiesa non è arrivata dopo?
La Chiesa è venuta prima dei Vangeli: è proprio il popolo di Dio, cioè l'insieme di quanti hanno incontrato nella storia l'intervento di Dio, e hanno avuto il coraggio di riconoscere pubblicamente che la salvezza è giunta in Cristo Gesù. I credenti in Cristo sono riconoscibili, perché accolgono la testimonianza pubblica degli apostoli e credono che Gesù è risorto.
14) Perché far dipendere la salvezza dalla risurrezione di Gesù? Non è una costrizione?
Nessuna costrizione, se non quella imposta dalla coerenza. "Se Cristo non è risorto, vana è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede" (1 Cor 15,14). Un uomo morto in un passato sempre più lontano non può salvare chi è vivo oggi. Se Gesù non è risorto, il peccato è vincitore e i cristiani sono degli illusi (cf. 1 Cor 15,17-19).
15) E se la risurrezione di Gesù se la fossero inventata i cristiani?
Se l'hanno fatto, l'hanno fatto fin dal principio, prima che i Vangeli fossero scritti, e l'hanno fatto apertamente, pubblicamente. Ciascuno è libero di accettare o rifiutare la loro testimonianza. Ma è su questa che si misura la fede, e a questa sono conformi i quattro Vangeli canonici.
16) Non si potrebbe studiare Gesù come si studia un filosofo dell'antichità?
Si può certamente guardare a Gesù senza fede, e studiarlo senza fede, come si studia il pensiero e la vita di un uomo morto. Lo studioso leggerebbe allora i Vangeli per cercare di ricostruire un'immagine di Gesù. Ben presto vi leggerebbe: "Perché cercate fra i morti colui che è vivo?" (Lc 24,5). Dovrebbe allora riconoscere di essere estraneo alla prospettiva dei Vangeli, che è una prospettiva credente.
17) Anche Socrate è morto, ma gli uomini lo ammirano per la sua saggezza, senza bisogno di credere in lui. Non potremmo fare altrettanto con Gesù?
Se Gesù non è risorto, le sue pretese non ne farebbero un saggio filosofo, ma un megalomane. I sacerdoti di Gerusalemme lo hanno capito, e l'hanno condannato come blasfemo, per la pretesa di essere il figlio di Dio (cf. Mc 14,61-62; Mt 26,63-64; Lc 22,70).
18) Anche Socrate è stato condannato a morte per il suo insegnamento.
Vero, ma Socrate vedeva nel corpo la prigione dell'anima, e salutava la morte come liberazione. La risurrezione non gli interessava. A nessuno dei discepoli di Socrate è saltato in mente di dire che era risorto e apparso loro.
19) E i vangeli apocrifi?
I vangeli apocrifi sono scritti molto diversi fra loro. In comune hanno la caratteristica di essere "apocrifi", parola greca che significa "nascosti". Il loro contenuto non è mai stato riconosciuto conforme alla fede pubblicamente professata dal popolo di Dio.
20) Che differenze ci sono fra i vangeli apocrifi?
Alcuni sono meri racconti fittizi, che cercano di riempire gli spazi lasciati vuoti dal racconto dei Vangeli canonici, moltiplicando gli eventi straordinari. Alcuni sono irriverenti, altri sono devoti. Poco importa l'intenzione: si tratta comunque di letteratura d'invenzione, facilmente riconoscibile come tale.
21) Ci sono vangeli apocrifi meno fantasiosi?
Sì, ci sono quelli che propongono un'immagine di Gesù che contraddice quella predicata dagli apostoli e contenuta nei Vangeli secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni. La maggior parte di questi scritti sono tardivi (dal III secolo in poi), alcuni sono più antichi. Così, per esempio, il cosiddetto Vangelo di Tommaso, che sembra il più antico vangelo apocrifo, giacché ne è stato trovato un manoscritto del II secolo.
22) Se è così antico, perché la Chiesa non l'ha accettato?
Non basta l'antichità perché un testo sia accettato dalla Chiesa. Occorre che sia conforme con l'annuncio pasquale e con la fede pubblicamente professata dagli apostoli. Il Vangelo di Tommaso pretende di consegnare una dottrina nascosta di Gesù, rivelata solo ad alcuni, e diversa da quella insegnata apertamente da Gesù e dagli apostoli. Si tratta di uno scritto gnostico, che in fondo non è neppure veramente un vangelo.
23) Perché il Vangelo di Tommaso non è veramente un vangelo?
Perché il vangelo è l'annuncio di un evento: Gesù ha insegnato che Dio è Padre misericordioso, ma poi ha avuto il coraggio di confermare il suo insegnamento dando la vita: inchiodato sulla croce, ha affidato al Padre l'ultimo respiro (Lc 23,46). Il terzo giorno è risorto ed è apparso agli apostoli. Il Vangelo di Tommaso non racconta nessun evento: contiene soltanto discorsi. Morte e risurrezione di Gesù non sono raccontate. Non dovrebbe sorprendere che i cristiani che si riconoscevano nell'insegnamento pubblico degli apostoli non potessero accettare questa dottrina gnostica.
24) Che cosa sono gli scritti gnostici?
Sono testi che si attendono la salvezza dalla conoscenza (gnosis in greco). Per la salvezza non conta quello che ha fatto Gesù, né quello che fa il cristiano. Decisiva è soltanto la conoscenza della dottrina segreta.
25) In che modo la gnosi concepisce la salvezza?
L'uomo sarebbe una scintilla divina invischiata nella materia. Per salvarsi deve scoprire la propria vera natura, e liberarsi così dalla dimensione corporale.
26) Ci sono altre discrepanze fra i Vangeli canonici e quelli apocrifi?
Nei quattro Vangeli Gesù è riconosciuto come Figlio del Dio che ha creato i cieli e la terra. Ci sono vangeli apocrifi secondo i quali il mondo è creato da un dio che non è il Padre di Gesù, e che non è necessariamente buono. Ne deriva che le realtà terrene sono irredimibili.
27) Ci sono conseguenze nella condotta morale?
Sì. Se contano solo le idee e non i fatti, la condotta è indifferente. Se Dio Padre non ha creato il mondo dei corpi, ci si può salvare anche uccidendo o commettendo adulterio, purché si sia consapevoli che tali azioni sono imputabili al corpo, e non alla scintilla divina che è in noi.