Problemi pratici della disforia di genere

di Redazione, 1 luglio 2019

Diverse teorie sociali sostengono la distinzione tra sessualità biologica (essere nati maschi o femmine) e genere (sentirsi maschi o femmine). Basti pensare che nel 2017 è nato il primo bambino senza un’indicazione di genere sulla propria carta d’identità: i genitori hanno sostenuto che crescendo sarà in grado di decidere da sé se si sente maschio o femmina.

Ma quali sono problemi pratici della disforia di genere? Esistono dei pericoli chiari per chi si definisce uomo, essendo biologicamente una donna, o viceversa?

Mettendo a confronto la revisione del Transgender Act del 2004 in Inghilterra, e le politiche americane sul tema, l’Economist, che da sempre si distingue per essere un fiero sostenitore dei diritti gay (proud champion of gay rights), sposta l’attenzione su una serie di conseguenze che, all’atto pratico, potrebbero creare delle situazioni di pericolo per le persone che scelgono un altro genere rispetto a quello biologico.

Il pericolo degli stereotipi di genere per i bambini

Una delle maggiori difficoltà sollevate dall’Economist riguarda la possibilità dei bambini di decidere se essere maschi o femmine al di là della loro sessualità biologica: innanzitutto c’è il problema degli stereotipi:

Una volta abbandonato il dato anatomico, i tentativi nell’aiutare i bambini a determinare da soli se sono maschi o femmine possono risolversi facilmente i stereotipi: se sei un leader e un organizzatore sei un maschio; se sei un tipo affettuoso e a cui piace chiacchierare sei una ragazza.

Se a una bambina piace giocare a calcio non per questo significa che il suo è un genere maschile. La stessa cosa di può dire di un bambino a cui piace giocare con le bambole. Non mancano inoltre casi documentati di bambini che, una volta cresciuti, si rendono conto di voler tornare al loro genere biologico.

La questione degli spazi condivisi

Una delle questioni problematiche pratiche più intuitive è quella della condivisione dei servizi igienici e degli spogliatoi con persone che si sentono di genere differente da quello sessuale. Alcune donne, sottolinea l'Economist,

si preoccupano di spogliarsi davanti ad individui biologicamente maschi o rimanere sotto il loro sguardo.

L’Economist solleva anche la questione religiosa, perché se le persone con disforia di genere potessero liberamente muoversi in questi spazi condivisi, molte donne ebree ortodosse o musulmane non potrebbero utilizzare bagni pubblici o gli spogliatoi.

Un altro spazio condiviso che pone problemi seri alla questione del genere è quello delle carceri. Un uomo “diventato” donna potrebbe, se la legge glielo consentisse, trovarsi ufficialmente insieme a delle donne e commettere dei reati

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