di Tommaso Cardinale, 25 giugno 2018
Il Consiglio Superiore di Sanità (CSS) si è pronunciato contro la vendita libera della cannabis light. Il 22 giugno 2018, infatti, il Ministero della Salute ha reso pubblico gli atti di un parere espresso dal CSS datato 10 aprile 2018 contro la vendita incontrollata della cannabis contenente una percentuale molto bassa di THC.
Cosa succede se la cannabis diventa legale
In questo articolo del 2015 avevamo sottolineato come i vantaggi economici di un'eventuale legalizzazione della cannabis fossero tutti da dimostrare e di quanto un simile fenomeno potrebbe impattare negativamente sull'economia italiana.
Attualmente la possibilità legale della vendita della cannabis light, con quantità di tetraidrocannabinolo (THC) inferiore allo 0,02%, poggia sul fatto che la produzione di questo tipo di piante non è stata espressamente vietata dalle leggi italiane.
In realtà il CSS ha illuminato questa presunta zona grigia della legislazione italiana, poichè nel documento ha rilevato come nella legge che rende possibile la coltivazione della canapa industriale non è prevista la produzione di infiorescenze, che è invece la forma nella quale la cannabis light viene solitamente venduta.
Gli effetti imprevedibili della cannabis secondo il CSS
Tra le diverse motivazioni addotte dal CSS, c'è quella dell'estrema variabilità della farmacocinetica del THC. In parole povere, come dimostra la quasi totalità della letteratura scientifica sull'argomento, gli effetti psicotropi su individui adulti sono molto variabili da soggetto a soggetto, tanto che, secondo il CSS, non sarebbe prudente stabilire una quantità consentita di THC.
Il CSS, i cui membri sono tutti medici professori delle maggiori università italiane, sostanzialmente sostengo l'impossibilità scientifica di stabilire con certezza assoluta che si possa definire "light" un certo contenuto di THC.
La correlazione tra cannabis e deficit cognitivo è dimostrata
Oltre a queste obiezioni formali e tecniche sulla possibilità di vendita e la definizione della cannabis light, il documento dà per assodata la correlazione tra consumo di cannabis e impairment cognitivo (deficit cognitivo da deterioramento). Questa correlazione è ancora più evidente nel caso in cui il soggetto cominci ad assumere THC in età adolescenziale, come sottolinea questa ricerca della Fondazione Veronesi e del San Raffaele.
Adesso il Consiglio Superiore della Sanità, che è un organo consultivo, raccomanda che
siano attivate, nell'interesse della salute individuale e pubblica e in applicazione del principio di precauzione, misure atte a non consentire la libera vendita dei suddetti prodotti (contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di "cannabis", "cannabis light" o "cannabis leggera").