I pericoli delle società che invecchiano

di padre John Flynn, Zenit 8 ottobre 2007
Decenni di bassa natalità stanno provocando un rapido invecchiamento della popolazione di molti Paesi.



Allarme in Romania
Il Presidente della Romania Traian Basescu ha di recente avvertito che la popolazione del suo Paese è in calo e che occorre fare di più a sostegno delle donne che mettono al mondo figli, secondo quanto riportato dall'Associated Press il 18 settembre scorso.

"La Romania deve rivedere con urgenza le sue politiche demografiche", ha detto ai partecipanti ad una conferenza sulla popolazione e lo sviluppo che si è svolta a Sibiu. Il Paese ha 4 milioni di persone in età lavorativa, mentre 6 milioni sono i pensionati, secondo l'Associated Press.



Calo della popolazione in Germania
Anche la Germania è un Paese che risente degli effetti di una popolazione che sta diminuendo e invecchiando, come ha riferito il New York Times il 23 settembre. La popolazione ha iniziato a calare nel 2003, con una diminuzione di 5.000 unità, mentre nel 2006 il decremento ha raggiungo le 130.000 unità.


La popolazione in Germania sta attraversando una "crescita negativa esponenziale" ha riferito al New York Times Reiner Klingholz, direttore dell'Istituto di Berlino per la popolazione e lo sviluppo.



Tutto il mondo è paese
Anche in Giappone la situazione sta suscitando preoccupazioni diffuse, secondo un articolo del quotidiano britannico Telegraph del 1° giugno. La popolazione ha raggiunto l'apice nel 2005 con 128 milioni di persone, ma alcune stime ne prevedono un calo fin sotto i 100 milioni entro il 2050.


Questi cambiamenti demografici non sono un problema solo per i Paesi ricchi, come sottolinea un servizio dell'Associated Press dell'11 aprile. Alcuni Paesi "invecchieranno prima di diventare ricchi", ha affermato Somnath Chatterji, responsabile del Multi-country Studies Unit dell'Organizzazione mondiale della sanità, ad una conferenza delle Nazioni Unite di qualche mese fa.



Invecchiando


"Ciò che la Francia ha compiuto nell'arco di un secolo", ha detto Chatterji, "in altri Paesi è avvenuto un paio di decenni". La Cina, ad esempio, ha uno dei tassi di invecchiamento più alti al mondo. Il numero degli ultra sessantacinquenni aumenta di quasi il 3% l'anno, rispetto ad un aumento complessivo della popolazione inferiore all'1%, ha affermato alla conferenza Jiang Fan, viceministro per la popolazione e la pianificazione familiare della Cina.



Al di sotto del tasso di sostituzione
In taluni Paesi, nonostante un certo aumento nei tassi di natalità, il livello rimane comunque a livelli bassi. L'agenzia canadese Statistics Canada ha pubblicato il 21 settembre scoso i dati demografici nazionali relativi al 2005. Le nascite in quell'anno hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi sette anni, soprattutto a causa di un aumento delle gravidanze delle trentenni.

I
l tasso di natalità in Canada nel 2005 è stato di 1,54 figli per donna, con un aumento rispetto agli 1,53 dell'anno precedente e il più alto sin dal 1998. Ciò nonostante, Statistics Canada rileva che si tratta di livelli ancora ben inferiori rispetto al tasso di sostituzione che viene normalmente indicato in 2,2 figli per donna.


Anche l'Italia ha fatto registrare un lieve incremento secondo l'agenzia ANSA del 5 maggio. Nel 2006 il tasso di natalità ha raggiunto l'1,35 figli per donna, il più alto negli ultimi 16 anni. Un livello che è ancora al di sotto della media dell'Unione europea di 1,52 e ben al di sotto del livello di sostituzione.



L'Europa verso il declino


La situazione demografica europea ha costituito l'oggetto del vertice economico di Monaco che si è svolto il 21 e 22 giugno. Il summit ha radunato studiosi ed esponenti del mondo della politica, dell'industria e della finanza. È stato organizzato dal think tank tedesco CESIfo e sostenuto dalla Fondazione Herbert Quandt della BMW.


"I mutamenti demografici che l'Europa sta attraversando oggi sono senza precedenti nella storia", ha affermato Jürgen Chrobog, presidente della Fondazione, nel suo discorso di apertura.


I bassi tassi di natalità in Europa porteranno an una diminuzione della forza lavoro di circa 21 milioni di unità nei prossimi 25 anni, ha osservato, con conseguenze negative per l'economia e la competitività.

La scarsa natalità unita ad un crescente invecchiamento contituisce una "bomba demografica ad orologeria", dovuta agli squilibri nelle politiche pensionistiche e della famiglia, ha avvertito Edward Palmer dell'università svedese Uppsala.



Necessità di adeguate politiche familiari...
In generale, ha osservato, i Paesi che in Europa hanno i tassi di natalità più alti come la Francia e la Scandinavia, sono anche quelli con le politiche per la famiglia più generose. Considerato che la nascita di un figlio comporta una riduzione del reddito nei primi anni dalla nascita, oltre al rischio di mancare le occasioni lavorative, Palmer ha auspicato che le politiche per la famiglia possano rappresentare un'adeguata compensazione.


Anche Vladimir Spidla, commissario europeo per l'occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità, è intervenuto all'incontro. Attualmente, il 16% della popolazione europea ha un'età superiore ai 65 anni. Se le cose non cambieranno nella natalità e l'immigrazione, per il 2050 la popolazione anziana sarà pressoché raddoppiata, ha osservato.



...e di incentivazioni a generare figli
Per aiutare l'Europa a compiere un rinnovo demografico, Spidla, tra le altre cose, ha raccomandato di porre maggiore attenzione alle necessità della famiglia. La decisione di avere figli è una questione privata, ha ammesso. Tuttavia ha osservato che dai sondaggi risulta che molte donne e uomini vorrebbero avere più figli di quanti effettivamente ne mettono al mondo.


"I potenziali genitori temono che avere un figlio costituisca un problema, temono poi di dover scegliere tra il lavoro e il tempo da trascorrere con i figli, o ritengono che sarebbe una cosa troppo costosa", ha spiegato Spidla. "È quindi imprescindibile migliorare le condizioni socio economiche per le famiglie e per i figli".



Invecchiamento senza precedenti


Un recente rapporto della Divisione popolazione del Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite dà una visione d'insieme dell'invecchiamento demografico. In questo studio, dal titolo "L'invecchiamento della popolazione mondiale", l'agenzia evidenzia i fatto che la rapidità dell'invecchiamento della popolazione di molti Paesi non ha precedenti.


A livello mondiale, il superamento del numero dei bambini da parte degli ultra sessantenni avverrà per la prima volta nella storia nel 2047. Già nel 1998, nelle regioni più sviluppate, il numero dei bambini minori di 15 anni è diminuito sotto quello dei più anziani.


Nel 2000, la popolazione ultra sessantenne ammontava a 600 milioni, il triplo di quella del 1950. Nel 2006 il numero degli anziani ha superato i 700 milioni. Nel 2050 vi saranno due miliardi di anziani nel mondo, tanto che questi avranno nuovamente triplicato il proprio numero nell'arco di 50 anni.


Nelle regioni più sviluppate, più di un quinto della popolazione è attualmente ultra sessantenne e nel 2050 quasi un terzo della popolazione dei Paesi sviluppati dovrebbe collocarsi in quella fascia di età.


Nelle regioni meno sviluppate, gli anziani sono oggi solo l'8% della popolazione, ma nel 2050 essi dovrebbero arrivare a rappresentare un quinto della popolazione. 

La Divisione popolazione ha anche avvertito che il tasso di invecchiamento della popolazione è più alto nei Paesi in via di sviluppo rispetto ai Paesi sviluppati. Inoltre, nei Paesi in via di sviluppo si sta verificando un invecchiamento demografico nonostante i livelli bassi di sviluppo socio economico.



Sta aumentando la percentuale di pensionati rispetto a quella dei lavoratori
Poi vi è il rapporto fra le persone in età lavorativa e i pensionati. Il numero delle persone tra i 15 e i 64 anni per ogni ultra sessantacinquenne è già diminuito dai 12 ai 9 nell'arco temporale tra il 1950 e il 2007.
Nel 2050 dovrebbe diminuire a soli 4 lavoratori per ogni anziano, cosa che avrà un grave impatto sulla tenuta delle politiche fiscali e previdenziali.

Oltre all'impatto economico, i mutamenti derivanti dall'invecchiamento avranno una grande influenza sulle questioni intergenerazionali dell'equità e della solidarietà, osserva il rapporto dell'ONU.

 È anche improbabile, prosegue l'agenzia delle Nazioni Unite, che i livelli di natalità aumenteranno per raggiungere nuovamente gli alti livelli che erano normali in passato. Pertanto, la tendenza all'invecchiamento appare irreversibile, rendendo la popolazione giovane (che era dominante fino a poco tempo fa) piuttosto rara nel corso di questo secolo. Le politiche contrarie alla famiglia di molti Governi e agenzie internazionali sono destinate a produrre frutti amari nei prossimi decenni.
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