Eutanasia: breve spiegazione e scenario

di Redazione, 14 marzo 2016

Sta tornando in questi giorni in Italia il dibattito sull’eutanasia e sulle leggi che riguardano il fine vita. Spesso su questo argomento ci sono confusioni sui termini e scarsa conoscenza delle informazioni di base. Cerchiamo di mettere in ordine alcune questioni chiave.

Accanimento terapeutico e eutanasia

Uno dei principali punti di confusione è quello tra il rifiuto dell’accanimento terapeutico e l’eutanasia.

Accanimento terapeutico: è un intervento medico non più adeguato alla situazione del malato perché sproporzionato ai risultati auspicabili, oppure perché troppo gravoso per le sue condizioni. La rinuncia all’accanimento terapeutico non è procurare la morte ma accettare di non poterla impedire. Spetta al paziente in dialogo con il proprio medico e con le persone che lo assistono, decidere se sospendere determinati trattamenti o non iniziarne altri.

Eutanasia: è invece il provocare volontariamente la morte in modo attivo - ad esempio con un’iniezione letale – o in modo passivo – sospendendo una terapia efficace indispensabile per la sopravvivenza del paziente. Da sapere: nutrizione e idratazione artificiale non sono terapie straordinarie ma rientrano nell’ordinaria assistenza del paziente sono infatti dare da mangiare e da bere. 

Su questi temi è utile un confronto tra casi noti: ad esempio Eluana Englaro morta a causa dell’interruzione della nutrizione e dell’idratazione; o quello di Piergiorgio Welby distaccato da un respiratore automatico che avrebbe voluto rifiutare a suo tempo; diversi da quelli di Giovanni Paolo II e del Card. Martini che hanno rifiutato l’accanimento terapeutico (una sintesi qui).

Terapia del dolore e eutanasia

Un altro tema solitamente sovrapposto e confuso è quello delle terapie del dolore, la sedazione terminale e l’eutanasia. Alleviare il dolore il più possibile in caso di malattie terminali rientra nelle cure proporzionate per il bene del paziente e la sua dignità, e quando si avvicina la morte in certe condizioni sono lecite anche sedazioni che riducono lo stato di coscienza se sono l’unico modo per ridurre il dolore (per un approfondimento sul tema: http://it.aleteia.org/2015/03/12/cure-palliative-e-sedazione-terminale-dove-il-limite/). Al contrario l’eutanasia non ha mai un valore terapeutico o di cura perché semplicemente provoca attivamente o passivamente la morte.

Cosa è successo dove è stata approvata la legge

Nei paesi in cui da tempo è stata introdotta una legge che permette l’eutanasia e il suicidio assistito i dati rilevano una crescita della pratica eutanasica: ad esempio in Belgio i casi sono quintuplicati in 10 anni in Olanda sono triplicati e alcuni studi rilevano preoccupazioni per la pressione che sia i pazienti sia i dottori hanno avvertito al momento di richiedere o autorizzare l’eutanasia. Dati compatibili con altri studi che rilevano come la richiesta di eutanasia dipenda spesso dalla solitudine del paziente o dalle percezioni di chi gli sta attorno più che dall’intolleranza del dolore che prova personalmente.

La situazione legislativa in Europa è abbastanza variegata (qui una sintesi) in generale si può constatare che il tema del suicidio assistito e dell’eutanasia riguarda soprattutto i paesi che hanno un certo invecchiamento della popolazione e un conseguente aumento dei costi sanitari per le fasce di popolazione più anziane. Recentemente uno dei paesi in cui sta crescendo il dibattito sul fine vita è il Giappone, il paese più anziano al mondo, che spende circa 1/3 della spesa sanitaria (350 miliardi di dollari annui) per assistenza agli over 75.

I casi di risveglio e di recupero da situazioni terminali

Quando si affronta il tema del fine vita spesso si semplificano troppo le cose, come se le condizioni irreversibili e gli stati di incoscienza siano definibili e classificabili con certezza matematica. In realtà in tutto il mondo si moltiplicano casi come quello di Scott Routley in stato vegetativo da 12 anni che è riuscito a comunicare con il mondo esterno dichiarando “non soffro”; o quella di Simon e Angéle, entrambi in stato vegetativo, si sono risvegliati raccontando che sentivano tutto, incluse le dolorose affermazioni dei parenti che auspicavano la loro morte o l’affetto e la vicinanza che li teneva in vita; drammatica invece la storia di George che era stato dichiarato in stato di “morte cerebrale” ma che si è risvegliato grazie a suo padre che si è opposto con la forza ai medici che volevano “staccare la spina”. 

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