Curare la sessualità maschile eliminando il porno

di Francesco D'Ugo, 11 marzo 2019

Un modo concreto di risolvere problemi della sessualità maschile come la disfunzione erettile o il calo della libido è quello di smettere di guardare porno. Lo sostiene Aaron Spitz, sessuologo e professore clinico aggiunto del dipartimento di Urologia della California University Irvine e direttore del reparto di Andrologia della Orange County Urology Associates.

Infatti oltre ai bassi livelli di testosterone, alla pressione alta, al diabete e alle malattie cardiovascolari, tra le cause meno conosciute della disfunzione erettile ci sarebbero la mancanza di sonno e l’elevato consumo di pornografia. Infatti, il consumo di porno «è la causa emergente delle disfunzioni erettili e colpisce uomini di tutte le età e di tutte le condizioni di salute – dice Spitz  – Con quanta più frequenza un giovane guarda i porno, tanto maggiore sarà il rischio che sviluppi difficoltà non solo nell’erezione ma anche nel raggiungere l’orgasmo e nel rapportarsi con un partner in carne ed ossa». La pornografia, inoltre «può creare dipendenza e desensibilizzare un individuo, compromettendo la capacità di relazionarsi con una persona reale»

Non può essere un caso dunque se, come riporta Aaron Spitz nel suo libro dall’avvento della pornografia in streaming, i casi di disfunzione erettile sono aumentati drasticamente: dal 5% dei casi negli uomini sotto i 40 anni ora riguardano 1 uomo su 3. E le ragioni sono almeno due, una medica e una psicologica. Secondo il sessuologo americano, la pornografia «possiede molte caratteristiche delle sostanze in grado di generare assuefazione» e agisce direttamente sul centro cerebrale – la corteccia cingolata anteriore dorsale – che «che suscita il desiderio di vedere qualcosa di nuovo o di diverso». Riportando un esempio del medico americano: «Il legame tra il porno e la realtà è come quella fra un dolcetto e un frutto: se mangiamo prima il dolcetto il frutto, dopo, ci sembrerà meno dolce».

Mentre dal punto di vista psicologico, la tesi di Spitz, ma che in realtà molti altri sostengono, è che la pornografia generi, soprattutto nei più giovani, aspettative irrealistiche e che possono «danneggiare seriamente i rapporti, l’autostima e la capacità di rapportarsi con gli altri».

Insomma una proposta, quella del sessuologo americano, in controtendenza con una ormai diffusa propensione a considerare la pornografia come un alleato della salute sessuale, in grado di conferire ai suoi consumatori una maggiore consapevolezza di se stessi.

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