Nel momento in cui scriviamo, stando alle fonti ufficiali, Papa Francesco ha fatto riferimento al tema della corruzione in circa 40 occasioni dal giorno della sua elezione a Pontefice.
Le espressioni più forti compaiono nelle meditazioni mattutine nella Cappella di Casa Santa Marta, una prerogativa e una esclusiva di questo pontificato. Commentando le letture proposte dalla liturgia del giorno, sono 12 le volte in cui Papa Francesco ha proposto di guardarsi bene dallo “scandalo” della corruzione se si vuole essere dei veri cristiani.
Le riflessioni in quest’ambito compaiono anche in 13 discorsi rivolti sia a Vescovi o delegazioni ricevuti in Vaticano che in occasione di visite ad organismi internazionali e in Viaggi apostolici all’estero, come quello a Rio de Janeiro per la 28ª Giornata Mondiale della Gioventù.
Ci sono poi 5 omelie, 2 Udienze generali del mercoledì, 2 Angelus, 2 Lettere, 2 Messaggi, e l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, che come sappiamo rappresenta una sorta di “magna carta” del ministero apostolico di Francesco.
Gli interventi più recenti
L’intervento più recente risale a pochi giorni fa, durante l’omelia nella Santa Messa sul sagrato dell Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, nella Solennità del Corpus Domini. Ha detto Francesco.
Gesù ha versato il suo Sangue come prezzo e come lavacro, perché fossimo purificati da tutti i peccati: per non svilirci, guardiamo a Lui, abbeveriamoci alla sua fonte, per essere preservati dal rischio della corruzione. E allora sperimenteremo la grazia di una trasformazione: noi rimarremo sempre poveri peccatori, ma il Sangue di Cristo ci libererà dai nostri peccati e ci restituirà la nostra dignità. Ci libererà dalla corruzione.
Il tema era stato affrontato anche nell’omelia della Solennità di Pentecoste, due settimane prima, quando invocando la forza dello Spirito Santo, il Papa ha auspicato che tutti diventino: capaci di lottare senza compromessi contro il peccato, di lottare senza compromessi contro la corruzione, che si allarga sempre più nel mondo di giorno in giorno, e di dedicarci con paziente perseveranza alle opere della giustizia e della pace.
Ai Vescovi italiani
Aprendo i lavori della 68ª Assemblea della Conferenza Episcopale Italiana, nel discorso rivolto ai Vescovi e incentrato principalmente sulla “sensibilità ecclesiale”, tra le altre cose il Santo Padre ha associato questa sensibilità anche ad uno più attento contrasto della mentalità corrotta:
[La sensibilità ecclesiale] comporta anche di non essere timidi o irrilevanti nello sconfessare e nello sconfiggere una diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata che è riuscita a impoverire, senza alcuna vergogna, famiglie, pensionati, onesti lavoratori, comunità cristiane, scartando i giovani, sistematicamente privati di ogni speranza sul loro futuro, e soprattutto emarginando i deboli e i bisognosi.
Nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace dell'1 gennaio 2015, datato 8 dicembre 2014, Francesco aveva invece attribuito alla corruzione una delle "cause profonde della schiavitù" con queste parole:
Anche la corruzione di coloro che sono disposti a tutto per arricchirsi va annoverata tra le cause della schiavitù. Infatti, l’asservimento ed il traffico delle persone umane richiedono una complicità che spesso passa attraverso la corruzione degli intermediari, di alcuni membri delle forze dell’ordine o di altri attori statali o di istituzioni diverse, civili e militari.
L’espressione più colorita
Nella visita pastorale che Papa Francesco ha realizzato a Pompei e Napoli il 21 marzo 2015, incontrando la popolazione del quartiere Scampia (http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2015/0...), ha forse utilizzato una delle espressioni più colorite e al tempo stesso drammatiche, spiegando che oltre ad essere “una tentazione” in cui ciascuno può cadere, “la corruzione (s)puzza”.
E’ una tentazione, è uno scivolare verso gli affari facili, verso la delinquenza, verso i reati, verso lo sfruttamento delle persone. Quanta corruzione c’è nel mondo! E’ una parola brutta, se ci pensiamo un po’. Perché una cosa corrotta è una cosa sporca! Se noi troviamo un animale morto che si sta corrompendo, che è “corrotto”, è brutto e puzza anche. La corruzione puzza! La società corrotta puzza! Un cristiano che lascia entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano, puzza!
La prima volta
La prima volta in cui Papa Francesco ha parlato della corruzione è stato nell’Omelia della Domenica delle Palme del 2013 , undici giorni dopo la sua elezione.
Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, che poi nessuno può portare con sé, deve lasciarlo. Mia nonna diceva a noi bambini: il sudario non ha tasche. Amore al denaro, potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato! E anche - ciascuno di noi lo sa e lo conosce - i nostri peccati personali: le mancanze di amore e di rispetto verso Dio, verso il prossimo e verso l’intera creazione. E Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione.
Le riflessioni più argomentate
Nella Evangelii gaudium, l’esortazione apostolica pubblicata un anno fa, Papa Francesco dedica alla corruzione i punti 56, 60, 75 e 97 e in questi offre le riflessioni sicuramente più argomentate.
56 – Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. (…) A tutto ciò si aggiunge una corruzione ramificata e un’evasione fiscale egoista, che hanno assunto dimensioni mondiali. La brama del potere e dell’avere non conosce limiti. (…).
60 – (…) Questo diventa ancora più irritante se gli esclusi vedono crescere questo cancro sociale che è la corruzione profondamente radicata in molti Paesi – nei governi, nell’imprenditoria e nelle istituzioni – qualunque sia l’ideologia politica dei governanti.
75 – Non possiamo ignorare che nelle città facilmente si incrementano il traffico di droga e di persone, l’abuso e lo sfruttamento di minori, l’abbandono di anziani e malati, varie forme di corruzione e di criminalità. Al tempo stesso, quello che potrebbe essere un prezioso spazio di incontro e di solidarietà, spesso si trasforma nel luogo della fuga e della sfiducia reciproca. (…) Ma vivere fino in fondo ciò che è umano e introdursi nel cuore delle sfide come fermento di testimonianza, in qualsiasi cultura, in qualsiasi città, migliora il cristiano e feconda la città.
97 – Chi è caduto in questa mondanità guarda dall’alto e da lontano, rifiuta la profezia dei fratelli, squalifica chi gli pone domande, fa risaltare continuamente gli errori degli altri ed è ossessionato dall’apparenza. Ha ripiegato il riferimento del cuore all’orizzonte chiuso della sua immanenza e dei suoi interessi e, come conseguenza di ciò, non impara dai propri peccati né è autenticamente aperto al perdono. È una tremenda corruzione con apparenza di bene. (…).
Le parole più dure
Le parole più dure che il Pontefice rivolge nei confronti della corruzione risalgono invece al 23 ottobre di quest’anno, e si trovano nel Discorso rivolto alla delegazione dell’Associazione Internazionale di Diritto Penale ricevuta in Vaticano.
Qui il Papa offre considerazioni “su alcune forme di criminalità che ledono gravemente la dignità della persona e il bene comune”. E al secondo posto, dopo il “delitto della tratta delle persone”, mette il “delitto di corruzione”: “la corruzione è essa stessa anche un processo di morte: quando la vita muore, c’è corruzione”. Francesco si focalizza in modo particolare sulla persona corrotta, che “attraversa la vita con le scorciatoie dell’opportunismo”, “arrivando a interiorizzare la sua maschera di uomo onesto”.
Il corrotto “non valorizza gli altri e attacca con l’insulto chiunque pensa in modo diverso. Se i rapporti di forza lo permettono, perseguita chiunque lo contraddica”. Inoltre, “la corruzione si esprime in un’atmosfera di trionfalismo perché il corrotto si crede un vincitore”. Lo stesso, “non conosce la fraternità o l’amicizia, ma la complicità e l’inimicizia”. E in più, “non percepisce la sua corruzione”, proprio come succede con chi ha “l’alito cattivo”: sono gli altri a doverglielo dire.
La corruzione “è un male più grande del peccato” – dice Francesco – e “più che perdonato, questo male deve essere curato”. Quindi, aggiunge parole che meritano di essere lette nella loro interezza e drammaticità:
La corruzione è diventata naturale, al punto da arrivare a costituire uno stato personale e sociale legato al costume, una pratica abituale nelle transazioni commerciali e finanziarie, negli appalti pubblici, in ogni negoziazione che coinvolga agenti dello Stato. È la vittoria delle apparenze sulla realtà e della sfacciataggine impudica sulla discrezione onorevole.
Riferendosi più direttamente alla platea che ha di fronte, entra anche nel merito della sanzione penale:
La sanzione penale è selettiva. È come una rete che cattura solo i pesci piccoli, mentre lascia i grandi liberi nel mare. Le forme di corruzione che bisogna perseguire con la maggior severità sono quelle che causano gravi danni sociali, sia in materia economica e sociale – come per esempio gravi frodi contro la pubblica amministrazione o l’esercizio sleale dell’amministrazione – come in qualsiasi sorta di ostacolo frapposto al funzionamento della giustizia con l’intenzione di procurare l’impunità per le proprie malefatte o per quelle di terzi.
Ai giovani brasiliani
Nel suo primo viaggio internazionale a Rio de Janeiro, in Brasile, per partecipare alla 28ª Giornata Mondiale della Gioventù, in un paese notoriamente sottomesso alla piaga della corruzione, Francesco invita i giovani a non scoraggiarsi, a non perdere la fiducia e a non lasciar spegnere la speranza. Nella visita alla comunità di Varginha (Manguinhos) dice apertamente: “la realtà può cambiare, l’uomo può cambiare. Cercate voi per primi di portare il bene, di non abituarvi al male, ma di vincerlo con il bene”.
Parole che ripete il giorno dopo, alla Via Crucis sul Lungomare di Copacabana quando afferma che
nella Croce, Gesù è unito a tanti giovani che hanno perso la fiducia nelle istituzioni politiche perché vedono l’egoismo e la corruzione o che hanno perso la fede nella Chiesa, e persino in Dio, per l’incoerenza di cristiani e di ministri del Vangelo. Quanto fanno soffrire Gesù le nostre incoerenze!"
Ai Vescovi africani
Ricevendo in momenti diversi i Vescovi delle Conferenze Episcopali del Madagascar, del Sud Africa e del Ghana in visita “ad limina”, il Papa li ha incoraggiati a continuare a lavorare in favore dei deboli, i poveri e gli emarginati, la cui condizione è “dovuta in gran parte alla corruzione e a una mancanza di attenzione per il bene comune”.
I Vescovi del Sud Africa, in particolare, hanno scritto una dichiarazione pastorale sulla corruzione – “la corruzione è un furto ai poveri… ferisce chi è più vulnerabile… danneggia l’intera comunità… distrugge la nostra fiducia” – e Papa Francesco da’ man forte a questa preoccupazione: “La comunità cristiana è chiamata a essere coerente con la sua testimonianza delle virtù dell’onestà e dell’integrità, affinché possiamo stare dinanzi al Signore e al nostro prossimo con mani pulite e cuore puro (cfr. Sal 24,4) come lievito del Vangelo nella vita della società”.
Tema che il Papa ribadisce con i Vescovi ganesi: è imperativo che qualunque mezzo temporale la Chiesa abbia a sua disposizione continui ad essere amministrato con onestà e responsabilità al fine di dare una buona testimonianza, specialmente laddove la corruzione ha ostacolato il giusto progresso della società”.
Alla FAO
Fino ad oggi, in tema di corruzione Papa Francesco si è rivolto all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) in due occasioni. La prima, il 20 giugno 2013, quando ha ricevuto in Vaticano i partecipanti alla 38ª Sessione dell’organismo e la seconda il 20 novembre di quest’anno, nella visita alla Sede romana per la 2ª Conferenza internazionale sulla nutrizione.
In entrambi i casi il Papa ha ribadito l’importanza di mettere al primo posto “la persona e la dignità umana”, rivolgendo un rimprovero esplicito ai “tanti sofismi” ed alibi che accompagnano le discussioni sulla lotta alla povertà e alla fame. Piuttosto,
è necessario contrastare i miopi interessi economici e le logiche di potere di pochi che escludono la maggioranza della popolazione mondiale e generano povertà ed emarginazione con effetti disgregatori sulla società, così come è necessario combattere quella corruzione che produce privilegi per alcuni e ingiustizie per molti
Le omelie a Santa Marta
Gli interventi più frequenti in termini di corruzione il Papa li ha fatti, come dicevamo, durante le meditazioni mattutine nella Cappella di Santa Marta, dove commenta le letture proposte dalla liturgia del giorno. Questi interventi hanno perciò un’impostazione prettamente pastorale. Vediamone nei dettagli i passaggi più significativi
3 giugno 2013– “Questo è un pericolo anche per noi: diventare corrotti. Ce ne sono nelle comunità cristiane e fanno tanto male. Gesù parla ai dottori della legge, ai farisei, che erano corrotti. E dice loro che sono sepolcri imbiancati. E nelle comunità cristiane i corrotti sono così. Si dice: Ah, è buon cristiano, appartiene a tal confraternita; buono, buono, è uno di noi. Ma niente: sono per se stessi. Giuda ha incominciato da peccatore avaro, è finito nella corruzione. È una strada pericolosa, la strada dell’autonomia. I corrotti sono grandi smemorati, hanno dimenticato questo amore con il quale il Signore ha fatto la vigna, ha fatto loro. Hanno tagliato il rapporto con questo amore. E loro diventano adoratori di se stessi. Quanto male fanno i corrotti nelle comunità cristiane! Il Signore ci liberi dallo scivolare sulla strada della corruzione!”.
4 giugno 2013 - “Oggi troviamo il linguaggio dei corrotti. Qual è la loro lingua? Questa: la lingua dell’ipocrisia. Non lo diciamo noi, non lo dico io, ma Gesù, conoscendo la loro ipocrisia». L’ipocrisia, ha sottolineato ancora, è «la lingua dei corrotti. Questi non amano la verità. Amano soltanto se stessi e così cercano di ingannare, di coinvolgere l’altro nella loro menzogna, nella loro bugia. Hanno il cuore bugiardo; non possono dire la verità. Lo stesso linguaggio che ha usato Satana dopo il digiuno nel deserto: tu hai fame: questa pietra puoi trasformarla in pane; e poi: perché tanto lavoro, buttati giù dal tempio. Questo linguaggio, che sembra persuasivo, porta all’errore, alla menzogna”.
8 novembre 2013 - Qui il Papa parla più approfonditamente delle tangenti: Siamo davanti a “un peccato tanto grave perché va contro la dignità. Quella dignità con la quale noi siamo unti col lavoro. Non con la tangente, non con questa assuefazione alla furbizia mondana. Quando noi leggiamo nei giornali o guardiamo sulla tv uno che scrive o parla di corruzione, forse pensiamo che la corruzione è una parola. Corruzione è questo: è non guadagnare il pane con dignità”.
11 novembre 2013 - “Dove c’è l’inganno non c’è lo Spirito di Dio. Questa è la differenza tra peccatore e corrotto. Quello che fa la doppia vita è un corrotto. Quello che pecca invece vorrebbe non peccare, ma è debole o si trova in una condizione a cui non può trovare una soluzione ma va dal Signore è chiede perdono. A questo il Signore vuole bene, lo accompagna, è con lui. E noi dobbiamo dire, noi tutti che siamo qui: peccatori sì, corrotti no”.
7 febbraio 2014 - Parlando del destino che era toccato a Giovanni il Battista, decapitato per volere di Erode: “quando c’è la corte è possibile fare di tutto: la corruzione, i vizi, i crimini. Le corti favoriscono queste cose”.
9 giugno 2014 - La realtà ci mostra, ha detto il Papa, quanto sia “facile entrare nelle cricche della corruzione”, far parte di “quella politica quotidiana del do ut des” dove “tutto è affari”. E, ha aggiunto, “quanta gente soffre per queste ingiustizie!”
16 giugno 2014 - “Sui giornali noi leggiamo tante volte: è stato portato in tribunale quel politico che si è arricchito magicamente. È stato in tribunale, è stato portato in tribunale quel capo di azienda che magicamente si è arricchito, cioè sfruttando i suoi operai; si parla troppo di un prelato che si è arricchito troppo e ha lasciato il suo dovere pastorale per curare il suo potere”. Dunque, ci sono “i corrotti politici, i corrotti degli affari e i corrotti ecclesiastici”. E ce ne sono “dappertutto”. Perché la corruzione, “è proprio il peccato a portata di mano, che ha quella persona che ha autorità sugli altri, sia economica, sia politica, sia ecclesiastica. Tutti siamo tentati di corruzione. È un peccato a portata di mano”.
“(…) Se parliamo dei corrotti politici o dei corrotti economici, chi paga questo? Pagano gli ospedali senza medicine, gli ammalati che non hanno cura, i bambini senza educazione. Loro sono i moderni Nabot, che pagano la corruzione dei grandi. Chi paga la corruzione di un prelato? La pagano i bambini, che non sanno farsi il segno della croce, che non sanno la catechesi, che non sono curati; la pagano gli ammalati che non sono visitati; la pagano i carcerati, che non hanno attenzioni spirituali”.
17 giugno 2014 - “Quando noi leggiamo sui giornali che questo è corrotto, che quell’altro è un corrotto, che ha fatto reato di corruzione e che la tangente va di qua e di là, e anche tante cose di alcuni prelati”, è “nostro dovere di cristiani chiedere perdono per loro”, domandare al Signore che “dia loro la grazia di pentirsi, che non muoiano con il cuore corrotto”. Dunque “condannare i corrotti, sì; chiedere la grazia di non diventare corrotti, sì”; ma “anche pregare per la loro conversione!”.
14 ottobre 2014– “Una volta ho sentito un anziano predicatore di esercizi che diceva: ‘Ma, come può entrare il peccato nell’anima? Ah, semplicemente! Per le tasche...’. I soldi sono la porta per la quale passa la corruzione del cuore. Si capisce perciò il motivo per cui Gesù afferma: ‘Date piuttosto in elemosina tutto quello che avete dentro’”.
7 novembre 2014 - “Come è arrivato questo amministratore al punto di truffare, di rubare al suo Signore? Come è arrivato, da un giorno all’altro? No! A poco a poco. Magari elargendo un giorno una mancia qui, l’altro giorno una tangente là, e così a poco a poco si arriva alla corruzione”. Perché “il cammino della mondanità di questi nemici della croce di Cristo è così, ti porta alla corruzione! E poi finisce come quest’uomo, apertamente rubando”.
27 novembre 2014 - “Così accade anche con le persone, con le persone corrotte, che non hanno forza per reagire”. Perché “la corruzione ti dà qualche felicità, ti dà potere e anche ti fa sentire soddisfatto di te stesso però non lascia spazio per il Signore, per la conversione”. “La parola corruzione oggi ci dice tanto: non solo corruzione economica, ma corruzione con tanti peccati diversi; corruzione con quello spirito pagano, con quello spirito mondano”.
25 maggio 2015 – “L’attaccamento alle ricchezze è l’inizio di ogni genere di corruzione, dappertutto: corruzione personale, corruzione negli affari, anche la piccola corruzione commerciale — come quella di coloro che sottraggono qualche etto al peso giusto di una merce — corruzione politica, corruzione nell’educazione...”. Quanti “vivono attaccati al proprio potere, alle proprie ricchezze, si credono nel paradiso. Sono chiusi, non hanno orizzonte, non hanno speranza. Alla fine dovranno lasciare tutto”.
(aggiornato al 6 giugno 2015)