Tra il 2021 e il 2022 i cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno in Italia sono aumentati di quasi il 6%: nel corso del 2021 sono stati rilasciati in Italia 241.595 nuovi permessi di soggiorno, con un aumento del 127% dopo il minimo storico registrato l’anno precedente a causa della pandemia.
Il 25 ottobre 2022 è stato pubblicato un report Istat che raccoglie tutti i dati sui cittadini non comunitari in Italia nel 2021-2022. Il rapporto mostra che i flussi in ingresso sono tornati ai livelli pre-pandemia: nel corso del 2021 sono stati rilasciati in Italia 241.595 permessi di soggiorno, oltre 135 mila in più rispetto al 2020.
Il numero di nuovi ingressi cresce per tutte le principali collettività ma il primato spetta all’Ucraina che registra un +209% tra il 2020 e il 2021 (contro un aumento medio di +127%), l’incremento più alto tra le prime dieci collettività. Per i cittadini ucraini in valore assoluto passano da 3.264 a 10.087, in larga parte rilasciati per motivi di lavoro: rappresentano infatti oltre il 52% di quelli nel complesso concessi nell’anno a persone di questa cittadinanza. A fine settembre 2022 sono 159 mila le richieste di protezione temporanea di persone in fuga, 113.692 le donne giunte dall’Ucraina in cerca di protezione e 62.575 i minori.
Per tutte le prime dieci collettività, il principale motivo di ingresso in Italia è il ricongiungimento familiare (a cui si riferisce quasi il 73% degli ingressi di cittadini marocchini durante il 2021). Fanno eccezione il Pakistan, i cui cittadini richiedono maggiormente protezione internazionale (oltre il 41% dei nuovi documenti rilasciati), e la Nigeria (oltre il 39%). Per la Cina tornano elevati gli ingressi per studio che coprono il 29,8% dei permessi emessi nel 2021. Molto rilevanti per alcune cittadinanze anche i permessi rilasciati per motivi di lavoro che vedono in testa alla graduatoria, oltre l’Ucraina, anche India (37,7% del totale dei nuovi ingressi) e Cina (circa il 30,6%). Sono tornati a crescere i nuovi documenti concessi per asilo: ne sono stati emessi quasi 31 mila (+129% rispetto al 2020), un numero superiore anche a quello registrato nel 2019. Raddoppiati anche i permessi per famiglia che tornano sopra le 122 mila unità e fanno registrare, in termini assoluti, il picco più alto dal 2012 a oggi.
I cittadini non comunitari che hanno acquisito la cittadinanza sono 109.594, in calo dell’8% tra il 2020 e il 2021, e sono soprattutto originari dell’Albania (22.493), del Marocco (16.588) e del Brasile (5.460). I primi tre paesi di origine per numero assoluto di acquisizioni di cittadinanza coprono da soli oltre il 40% delle acquisizioni registrate in Italia nel 2021. Circa il 69% delle acquisizioni di cittadinanza si sono registrate nel Nord del Paese e il 20% al Centro. Nel Mezzogiorno, dove sono ottenute l’11,4% delle cittadinanze, rivestono grande importanza, in termini relativi, le acquisizioni per discendenza da avi italiani. Tra le regioni sono la Lombardia (25,1%), l’Emilia Romagna (13,8%) e il Veneto (10,4%) ad aver registrato le maggiori quote di acquisizioni. Nel Mezzogiorno invece, il valore più alto è quello della Sicilia, con poco più del 3%.
Tra il 2021 e il 2022 i cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno sono aumentati di quasi il 6%, passando da 3.373.876 al 1° gennaio 2021 a 3.561.540 al 1° gennaio 2022. L’incremento ha interessato tutte le collettività a eccezione dei cittadini della Moldova che restano sostanzialmente stabili rispetto al 2021. La crescita più consistente si registra per gli egiziani e i cittadini di Bangladesh e Pakistan.
Le persone con permesso di soggiorno in Italia in media superano di poco i 35 anni e nel 49% dei casi si tratta di donne. I minori sono quasi il 21% dei cittadini regolarmente presenti, una quota decisamente più alta di quella riferita alla popolazione residente italiana che è pari al 15,3%. L’incidenza di bambini e ragazzi sul totale delle presenze è particolarmente rilevante nelle comunità dell’Africa del Nord (circa il 28% del totale), soprattutto in quella egiziana (quasi il 33%). All’opposto, le persone con più di 60 anni rappresentano in media poco più del 10% del totale ma si arriva quasi al 29% tra i cittadini dell’Ucraina.
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