Zenit, 9 novembre 2006
Un articolo pubblicato il 28 aprile del 1944 da un giovane ebreo su The Palestine Post, diventato a partire dal 1950 The Jerusalem Post (il più diffuso e importante giornale israeliano), racconta dell'incontro con Pio XII avvenuto nell’autunno del 1941.
Nell’articolo de The Palestine Post, pubblicato a pagina sei nell’edizione del 28 aprile 1944 con il titolo “A Papal Audience in Wartime” (Una udienza papale in tempo di guerra) e firmato “by Refugee” (in calce è scritto che l’autore dell’articolo è arrivato in Palestina nella nave di rifugiati, “Nyassa”), l’autore racconta che nell’autunno del 1941 fu ricevuto, insieme ad altri ebrei, in udienza dal Pontefice Pio XII.
Il dialogo
Quando il Santo Padre gli si avvicinò, il giovane rivelò di essere nato in Germania ma di essere ebreo, e il Papa gli rispose “Dimmi figliolo, cosa posso fare per te?”.
Il giovane ebreo raccontò al Papa del naufragio di ebrei rifugiati che furono salvati da una nave italiana nel mar Egeo e fatti prigionieri in un campo di internati in una isola locale. Il Pontefice ascoltò attentamente e si preoccupò della condizione fisica e sanitaria degli ebrei fatti prigionieri. Secondo l’articolo scritto su The Palestine Post, in seguito Pio XII gli disse: “Hai fatto bene a venire da me per raccontarmi questa storia, ero già stato informato in proposito. Vieni domani con un rapporto scritto e consegnalo alla Segreteria di Stato che si prenderà cura della questione. Ma ora per te, figliolo, tu sei un giovane ebreo. So bene cosa questo significhi e spero che tu sia sempre fiero di essere un ebreo”. A questo punto l’autore dell’articolo rileva che il Pontefice alzò la voce in modo che tutti nella sala potessero ascoltarlo chiaramente: “Figliolo, ciò di cui sei meritevole solo il Signore lo sa, ma credimi, tu hai la stessa dignità di ogni altro essere umano che vive sulla nostra terra! E ora, mio amico ebreo, vai con la protezione di Dio, e non dimenticare mai, tu devi sentirti fiero di essere un ebreo”. Racconta l’autore dell’articolo, che dopo questa dichiarazione fatta ad alta voce, il Papa alzò la mano per dargli l’usuale benedizione, ma “si fermò, sorrise e con le dita mi toccò la testa e mi invitò a sollevarmi, visto che ero inginocchiato”. Pio XII pronunciò queste parole nel corso di una udienza in cui erano presenti, Cardinali, Vescovi ed anche un gruppo di soldati tedeschi.
Una vicenda venuta alla luce dopo oltre 60 anni
A scoprire questa importante testimonianza nell’archivio dell’Università di Tel Aviv, è stato William Doino, collaboratore della rivista statunitense Inside the Vatican e già autore di una bibliografia ragionata nel libro The Pius War: Responses to the Critics of Pius XII (La guerra di Pio: Risposte alle critiche di Pio XII) nel 2004 dalla Lexington Books. Secondo William Doino, “tale testimonianza è rilevante, perché mostra l’attenzione e il grande amore con cui il Pontefice guardava agli ebrei, oltre a ribadire il rifiuto delle teorie razziali naziste che indicavano gli ebrei come gli ultimi della terra”. Su questa vicenda, William Doino pubblicherà nel numero di dicembre di Inside The Vatican un servizio completo dell’originale copia di The Jerusalem Post.
Nell’articolo de The Palestine Post, pubblicato a pagina sei nell’edizione del 28 aprile 1944 con il titolo “A Papal Audience in Wartime” (Una udienza papale in tempo di guerra) e firmato “by Refugee” (in calce è scritto che l’autore dell’articolo è arrivato in Palestina nella nave di rifugiati, “Nyassa”), l’autore racconta che nell’autunno del 1941 fu ricevuto, insieme ad altri ebrei, in udienza dal Pontefice Pio XII.
Il dialogo
Quando il Santo Padre gli si avvicinò, il giovane rivelò di essere nato in Germania ma di essere ebreo, e il Papa gli rispose “Dimmi figliolo, cosa posso fare per te?”.
Il giovane ebreo raccontò al Papa del naufragio di ebrei rifugiati che furono salvati da una nave italiana nel mar Egeo e fatti prigionieri in un campo di internati in una isola locale. Il Pontefice ascoltò attentamente e si preoccupò della condizione fisica e sanitaria degli ebrei fatti prigionieri. Secondo l’articolo scritto su The Palestine Post, in seguito Pio XII gli disse: “Hai fatto bene a venire da me per raccontarmi questa storia, ero già stato informato in proposito. Vieni domani con un rapporto scritto e consegnalo alla Segreteria di Stato che si prenderà cura della questione. Ma ora per te, figliolo, tu sei un giovane ebreo. So bene cosa questo significhi e spero che tu sia sempre fiero di essere un ebreo”. A questo punto l’autore dell’articolo rileva che il Pontefice alzò la voce in modo che tutti nella sala potessero ascoltarlo chiaramente: “Figliolo, ciò di cui sei meritevole solo il Signore lo sa, ma credimi, tu hai la stessa dignità di ogni altro essere umano che vive sulla nostra terra! E ora, mio amico ebreo, vai con la protezione di Dio, e non dimenticare mai, tu devi sentirti fiero di essere un ebreo”. Racconta l’autore dell’articolo, che dopo questa dichiarazione fatta ad alta voce, il Papa alzò la mano per dargli l’usuale benedizione, ma “si fermò, sorrise e con le dita mi toccò la testa e mi invitò a sollevarmi, visto che ero inginocchiato”. Pio XII pronunciò queste parole nel corso di una udienza in cui erano presenti, Cardinali, Vescovi ed anche un gruppo di soldati tedeschi.
Una vicenda venuta alla luce dopo oltre 60 anni
A scoprire questa importante testimonianza nell’archivio dell’Università di Tel Aviv, è stato William Doino, collaboratore della rivista statunitense Inside the Vatican e già autore di una bibliografia ragionata nel libro The Pius War: Responses to the Critics of Pius XII (La guerra di Pio: Risposte alle critiche di Pio XII) nel 2004 dalla Lexington Books. Secondo William Doino, “tale testimonianza è rilevante, perché mostra l’attenzione e il grande amore con cui il Pontefice guardava agli ebrei, oltre a ribadire il rifiuto delle teorie razziali naziste che indicavano gli ebrei come gli ultimi della terra”. Su questa vicenda, William Doino pubblicherà nel numero di dicembre di Inside The Vatican un servizio completo dell’originale copia di The Jerusalem Post.
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