La Chiesa e la lotta all’eresia prima dell’Inquisizione

di Sara Maddaloni, 2 luglio 2024

La procedura dell’Inquisizione, come abbiamo visto in questo articolo, è un’invenzione attribuita a Innocenzo III e venne ampiamente utilizzata nel corso del XIII secolo dai tribunali di eccezione per reprimere l’eresia. Non bisogna dimenticare, però, che la Chiesa fronteggiava tale problema da tempo. 

San Paolo, in una lettera a Tito, scrive: 

Vi sono infatti, soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione, molti spiriti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori della gente. A questi tali bisogna chiudere la bocca, perché mettono in scompiglio intere famiglie, insegnando per amore di un guadagno disonesto cose che non si devono insegnare. (Tt 1, 10-11). 

Dalle parole dell’apostolo Paolo risulta evidente come, già nei primi anni del cristianesimo, fosse necessario impedire agli eretici di diffondere le loro idee: ma a chi spettava questa responsabilità? 

Sicuramente, in quanto giudice nelle cause spirituali e custode della fede dei battezzati nella propria diocesi, questo compito competeva al vescovo. L’eresia, però, non era un problema solo del potere temporale: interessava anche il potere civile poiché il Principe era responsabile, non soltanto del bene temporale dei suoi sudditi, ma anche del loro bene spirituale, ovvero della loro salvezza eterna. 

Una dimostrazione di questa collaborazione fra potere temporale e potere spirituale è il discorso pronunciato dai missi dominici di Carlomagno agli abitanti dell’impero: 

Ascoltate, fratelli carissimi, l’ingiunzione del nostro signore l’imperatore Carlo. Siamo stati inviati qui per la vostra salvezza, per ingiungervi di vivere bene e giustamente secondo Dio e di comportarvi con giustizia e misericordia secondo questo secolo. Vi ingiungiamo in primo luogo di credere in un solo Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. (MGH, Capitularia I, 239) 

E ancora san Tommaso d’Aquino, quattro secoli dopo, afferma:  

Poiché il fine della vita che viviamo qui è la beatitudine celeste, compete all’ufficio del re di procurare alla moltitudine una vita buona tale da permettere di conseguire la beatitudine celeste e interdire, nella misura del possibile, le cose contrarie a queste. (De regno II, 4) 

La repressione dell’eresia, specialmente nel corso del XII secolo, non fu, però, così semplice: erano molti i paesi in cui l’azione dei vescovi era ostacolata dalla nobiltà locale o dai comuni (ne sono un esempio la Francia meridionale e l’Italia settentrionale). 

Nel 1184 papa Lucio III, per far fronte a tali problemi, cercò di ottenere una collaborazione con il potere temporale: il 4 novembre dello stesso anno promulgò con l’imperatore Federico I di Barbossa la bolla Ad abolendam. 

I risultati, però, non furono quelli auspicati e per vedere i primi cambiamenti si dovrà aspettare l’istituzione dell’Inquisizione. 

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