Circa 22,8 milioni di afgani a partire dall’autunno 2021, sta soffrendo di insicurezza alimentare acuta, tra cui 8,7 milioni prossimi alla fame. È quanto afferma l’Onu, sulla base delle analisi IPC (Classificazione integrata della Sicurezza Alimentare) svolte ad ottobre 2021. Si tratta del più alto numero mai registrato dalle Nazioni Unite nell’ultimo decennio in Afghanistan.
La crisi afgana è peggiorata da quando i talebani, nello scorso agosto, hanno ripreso potere e le truppe USA e NATO hanno dovuto lasciare il territorio. La comunità internazionale, infatti, ha anche sospeso gli aiuti economici.
Secondo quanto pubblicato dall’Onu il 15 ottobre 2021, la FAO e il WFP stanno lanciando appelli urgenti alla comunità internazionale, a causa della mancanza di finanziamenti, per promuovere azioni urgenti per la popolazione afghana.
Qu Dongyu, direttore generale della FAO, ha sollecitato con urgenza azioni efficaci per evitare che milioni di persone soffrissero la fame. “Non possiamo rimanere ad aspettare per vedere dispiegarsi davanti ai nostri occhi disastri umanitari, è inaccettabile!” ha detto.
A rendere ancora più urgente l’appello per gli aiuti umanitari è l’aumento del traffico d’organi. Secondo alcune fonti, un rene vale circa 3500 dollari in questo momento. Anche a causa della crisi, il fenomeno dei trapianti clandestini si è allargato anche alla vendita di esseri umani, dove spesso i bambini sono le vittime più comuni.
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