I dubbi dei non cattolici sulle unioni e adozioni gay

di Raffaele Buscemi, 10 febbraio 2015

Nonostante in moltissimi abbiano provato a ridurre il dibattito sulle unioni e sulle adozioni ai gay a un semplice "cattolici contro tutti", in queste settimane abbiamo notato che si sono alzate moltissime voci al di fuori del mondo cattolico che hanno sollevato ragionevoli dubbi sull'argomento. Dal giornale "Il manifesto" a Dario Fo, passando dalle associazioni femministe internazionali.

Abbiamo deciso di raccogliere le più significative in questo articolo.

Il presidente della Società Italiana di Pediatria, Giovanni Corsello
 «Non si può escludere che convivere con due genitori dello stesso sesso non abbia ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale nell’età evolutiva. La maturazione psicologica di un bambino si svolge lungo un percorso correlato con la qualità dei legami affettivi all’interno della famiglia e con i coetanei. La qualità delle relazioni umane e interpersonali, nonché il livello di stabilità emotiva e la sicurezza sociale di un bambino - osserva il presidente dei pediatri italiani - sono conseguenze di una maturazione psicoaffettiva armonica». E cita l’esistenza di studi e ricerche cliniche che hanno messo in evidenza che questi processi possono rivelarsi incerti e indeboliti da una convivenza all’interno di una famiglia conflittuale, «ma anche da una famiglia in cui il nucleo genitoriale non ha il padre e la madre come modelli di riferimento». Purtroppo la nota ufficiale è stata rimosso dal sito della Società Italiana di Pediatria ma il testo quasi completo si può leggere qui.

Dario Fo: "Libertà di coscienza sulle unioni civili? Bene: sono temi personali"
Anche Dario Fo, pur essendo tendenzialmente favorevole al ddl Cirinnà ha ammesso: "anche io ho dei dubbi su alcuni aspetti". Sollevando dubbi sulle adozioni ai gay, si è detto favorevole a lasciare alla coscienza dei singoli parlamentari il voto sulla questione. Senza ordini di partito. 

Marco Pannella: la legge Cirinnà mi lascia qualche dubbio
Marco Pannella, stupisce i suoi interlocutori, la legge Cirinnà prima di essere votata andrebbe sottoposta a studio, bisognerebbe studiare le razioni scientifiche, farsi un'opinione e solo dopo votarla.

 

 

Il Manifesto ha fatto notare come la "maternità surrogata sia uno scambio ineguale"
Il giornale comunista ha scritto: nel dibattito sulla maternità surrogata c’è un grande assente. Si tratta dell’art. 3, secondo comma, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce «il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro». In base a questa disposizione, contenuta in un documento che – ricordiamolo – ha oggi lo stesso valore giuridico dei Trattati, sono vietate nell’ambito dell’Unione non solo la vendita del rene o l’affitto dell’utero, ma anche la vendita di “prodotti” corporei come il sangue, gli ovuli, i gameti, che possono essere donati, ma non divenire merce di scambio sul mercato. La ratio di simili divieti è chiara: si tratta di impedire che soggetti in condizioni di debolezza economica e culturale compiano scelte a loro svantaggio solo apparentemente libere, in realtà tristemente necessitate. Là dove simili divieti non esistono, o sono rimossi, i diritti diventano, da fondamentali, patrimoniali: la salute e l’istruzione si vendono e si comprano, così come le spiagge, l’acqua potabile, l’aria pulita. L’ultima frontiera è quella della cannibalizzazione del corpo e dei suoi organi che, da «beni personalissimi», «la cui integrità è tutt’uno con la salvaguardia della persona e della sua dignità» (L. Ferrajoli), vengono degradati a beni patrimoniali, merce di scambio sul mercato capitalistico. 

Marco Politi del "Fatto quotidiano" ha sottolineato che quella sulle unioni è una battaglia ideologica scollegata dalla realtà
Il giornalista infatti scrive: E’ un festival dell’ipocrisia il dibattito mediatico sulle unioni civili, se non si va al nocciolo della questione. Si vuole o no la donna-forno? L’insistenza sull’adozione è tutta ideologica: rivela la volontà di affermare che due padri, due madri o un padre e una madre sono un fatto identico e che la differenza delle storie va considerata irrilevante. E soprattutto va considerato irrilevante il modo con cui il bambino è venuto al mondo. Generato o prodotto? Non deve importare.

La moratoria internazionale richiesta dalle associazioni femministe 
La maternità surrogata, l'utero in affitto e la compravendità di bambini "non sono un diritto". Un appello contro la pratica dell'utero in affitto e la richiesta all'Europa di metterla al bando. Il desiderio di rompere quello che viene definito "un silenzio conformista su qualcosa che ci riguarda da vicino". A promuoverlo sono le donne di Senonoraquando. A firmare, un mondo vasto che va dal cinema alla letteratura, dal campo universitario a quello delle associazioni per i diritti. Così ci sono Stefania Sandrelli, Giovanni Soldati, Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Claudio Amendola, Francesca Neri, Ricky Tognazzi, Simona Izzo, Micaela Ramazzotti. E poi intellettuali come Giuseppe Vacca, Peppino Caldarola, la scrittrice Dacia Maraini. E ancora le suore orsoline di Casa Rut a Caserta, l'associazione Slaves no more di Anna Pozzi, Aurelio Mancuso, già presidente di Arcigay e ora di Equality Italia.

"La Stampa" ha scoperto che così come è proposta la legge le unioni proposte sarebbero "nulle se uno dei due è gay"
Qui si inserisce un possibile discorso su chi e come ha scritto il disegno di legge. Un ddl che vuole entrare in materia di diritto civile passando dalla costituzione ma senza citare il diritto minorile. E scritto in maniera abbastanza confusa se, come fa notare "La Stampa":  il disegno di legge sulle unioni civili (il famoso Cirinnà) prevede la nullità delle medesime unioni se uno dei partner è omosessuale. Pensate a due uomini che decidano di unirsi civilmente: bene, secondo il ddl così come è stato scritto, se uno dei due uomini è gay, l’unione civile è nulla.  Questo paradosso nasce dal fatto che esiste una norma che prevede la nullità dell’unione se uno dei coniugi scopre la «deviazione sessuale» dell’altro; e in giurisprudenza si definisce «deviazione sessuale» proprio l’omosessualità.

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