Diventare mamma o papà porta ad abbandonare il lavoro? Nel 2020 oltre 42.000 lavoratrici e lavoratori con figli dai 0 ai 3 anni si sono dimessi o hanno risolto consensualmente il loro rapporto di lavoro. 32.812 (il 77,4%) dei rapporti di lavoro conclusi riguarda le mamme. È quanto riportato dalla recente analisi dell’Ispettorato del Lavoro.
La maggioranza delle dimissioni e risoluzioni riguarda lavoratori e lavoratrici inquadrati come operai o impiegati, di età compresa tra i 29 e i 44 anni e che sono attivi nel mondo del lavoro da meno di 10 anni.
Rispetto al 2019 il numero di genitori di bambini dai 0 a 3 anni che hanno abbandonato il lavoro è diminuito, ma molto più per i papà (-31,1%) che per le mamme (-13,6%). Inoltre il rapporto indica come siano aumentate le mamme in figure apicali o quadre ad abbandonare il lavoro per motivi di conciliazione con le occupazioni famigliari, mentre aumentano le delle madri impiegate nel settore della sanità e dell'assistenza sociale.
Per le donne quasi il 75% delle cause di abbandono del lavoro sono motivate dalla difficoltà di conciliare il lavoro con la cura dei figli, o per ragioni connesse alla indisponibilità di servizi a supporto o per ragioni legate al proprio contesto lavorativo.
Il 61% dei genitori che hanno abbandonato il lavoro nel 2020 ha un figlio, il 32% ne ha due e il 7% più di due: l’età del figlio più critica rispetto alla conciliazione lavoro-famiglia è quindi quella che va tra i 0 e gli 1 anni, seguita da quella sino ai 3 anni.
La maggior parte delle motivazioni alla base delle dimissioni volontarie o risoluzione consensuale del contratto di lavoratori e lavoratrici genitori riguarda la conciliazione economica tra famiglia e lavoro (38%) Queste le cause:
27% → assenza di parenti di supporto
8% → elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato (es. asilo nido o baby-sitter)
2% → mancato accoglimento al nido
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