Cosa sta succedendo in Libia

di Francesco D'Ugo, 8 aprile 2019

Ancora caos in Libia. Il 4 aprile, le truppe dell’LNA (Esercito Nazionale Libico), capeggiato dal generale Haftar hanno cominciato un’avanzata verso Tripoli, sede del governo (GNA) riconosciuto dall’ONU. Da quel giorno si sono susseguiti diversi scontri, tra cui anche una controffensiva da parte delle forze del GNA, che ha portato alla morte di 32 persone e al ferimento di altre 50. Molte di queste vittime sarebbero civili, come afferma la tv libica Libya Al-Ahrar.

Oltre alle vittime civili, sono rimasti sfollati circa 2.800 abitanti di Tripoli e i cittadini stranieri che vivono nella città, la stanno abbandonando in queste ore. Gli effetti degli scontri di questi giorni stanno anche colpendo i molti migranti che sono detenuti nella zona. Secondo quanto riporta Al-Jazeera, gli oltre 6.000 migranti (tra loro almeno 600 bambini), oltre a essere lasciati per giorni senza cibo e acqua per giorni, stanno venendo usati per spostare le armi.

Si è giunti a questa situazione a un solo mese dall’incontro ad Abu Dhabi tra al Sarraj, il capo del GNA e il generale Haftar (alcune voci lo volevano gravemente malato un anno fa, ma oggi sembra in forze) che avrebbe dovuto portare a dei passi significativi per uscire dal conflitto che oggi divide la Libia.

Per una panoramica generale sulla situazione in Libia, continua a leggere. (È possibile seguire in diretta gli sviluppi degli scontri sul sito liveuamap.com)


18 aprile 2018

La Libia vive ormai da anni una situazione di forte instabilità politica, a causa di guerre e tensioni interne. Dopo la prima guerra interna scatenatasi nel 2011, nel 2014 è scoppiata una seconda guerra civile tra due coalizioni. Poco dopo è intervenuto anche lo Stato Islamico, con la conquista di Sirte.

Oggi il numero di morti è molto alto e la guerra civile non sembra fermarsi. 

Per comprendere meglio la situazione della Libia, proponiamo una sintesi aiutandoci con l’analisi fornita dallo Human Rights Watch nel suo report 2018, che si può leggere integralmente qui.

Le forze in campo 

Divisioni politiche e conflitti armati affliggono la Libia da quando due governi si contendono la legittimazione e il controllo del paese. Questi hanno rispettivamente sede a Tripoli (Ovest) e a Tobruk (Est). Il primo, il Governo di Accordo Nazionale (GNA), gode dell’appoggio delle Nazioni Unite al contrario del secondo, noto anche come Governo Provvisorio. Negli anni le Nazioni Unite hanno cercato di far trovare un accordo alle parti in lotta per il controllo del territorio e delle sue risorse, ma invano. Infatti la Camera dei Rappresentanti, il corpo legislativo del Paese, non appoggia il GNA bensì il governo di Tobruk, impedendo così la formazione di un governo stabile e unificato.

A queste due principali fazioni si è aggiunto anche lo Stato Islamico (ISIS) che fino al 2016 ha controllato la città di Sirte e le zone limitrofe, con alcune cellule presenti anche nelle città di Bengasi e Derna. In quell'anno l'intervento degli USA, consistente in attacchi missilistici mirati, ha provocato la fuga dei miliziani ISIS da Bengasi, Derna e dalla loro “capitale”, Sirte. Oggi la sua influenza nel conflitto sembra essere scemata dopo gli attacchi americani.

Una quarta forza sta giocando un ruolo importante: si tratta dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) agli ordini del Generale Khalifa Haftar, che, alleato del governo di Tobruk, continua a guadagnare il controllo delle parti Sud ed Est del Paese  con azioni militari. 

Al fianco delle due fazioni principali, infine, troviamo un gran numero di milizie che corrispondono in genere alle tribù interne del Paese. 

                                             
 

La situazione umanitaria in Libia

Gli scontri tra le milizie e le forze fedeli ai due governi hanno decimato l'economia e i servizi pubblici, danneggiando anche il sistema sanitario pubblico, l’effettività delle forze dell'ordine e della magistratura, ma soprattutto ha causato la migrazione interna di oltre 200.000 persone.

Sono diversi i casi in cui gruppi armati affiliati alle diverse fazioni hanno attaccato dei civili nel corso delle loro azioni militari. In molti casi si sono lasciati andare a esecuzioni sommarie, torture e violenze di ogni genere. Le vittime del conflitto sono ad oggi intorno alle 6.000 tra combattenti e civili.

Oltre a questo la Libia è un territorio di passaggio per quasi tutti i migranti che dall’Africa si dirigono in Europa. Infatti la maggior parte degli oltre 200.000 migranti e richiedenti asilo che ha raggiunto il nostro continente via mare nel 2017 è partita con imbarcazioni dalla Libia. Molti di loro sono finiti in detenzione qui dove hanno subito percosse, estorsioni, violenze sessuali per mano di guardie, milizie e contrabbandieri.

L’ultima denuncia di atti di questo genere proviene dall’ONU e si rivolge alle forze di guarda costiera Libica. Questi avrebbero infatti commesso violenze nei confronti dei migranti intercettati in mare. Tra gennaio e novembre, 2.772 migranti sono morti durante i pericolosi viaggi in barca nel Mar Mediterraneo centrale, quasi tutti partiti dalla costa libica.

Cosa succede ora?

Una svolta della situazione in Libia sembra per il momento lontana, ma recenti indiscrezioni hanno lasciato trapelare che il Generale Haftar sia ricoverato a Parigi per una malattia molto grave. Una sua eventuale uscita di scena potrebbe cambiare le carte in tavola, soprattutto per quello che riguarda i rapporti tra i due governi dell’Est e dell’Ovest.

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