
Da quanto la società ha a cuore la salute mentale delle persone? Da quando una persona che soffre di un disturbo mentale è riconosciuta degna di cure? Per quanto possa sembrare anacronistico, una delle prime strutture ad essersi occupata di problematiche del genere è nata nel 1410 (secoli prima rispetto alla nascita della psicoterapia, della psicoanalisi e della psicofarmacologia) e il suo fondatore era un prete spagnolo, Juan Gilabert Jofré.
Dalle carceri ai manicomi
Il medico francese Philippe Pinel è celebre per aver liberato, alla fine del XVIII secolo, le persone affette da disturbi neuropsichiatrici dalla condizione di contenzione fisica a cui spesso erano sottoposte.
Il principio sottostante era che una persona con un disturbo mentale doveva essere curata con strumenti medici e comunque rispettosi della dignità umana, e non doveva altresì meritare lo stesso trattamento che si metteva in atto per la custodia dei criminali e degli emarginati sociali.
Nascevano così le strutture sanitarie apposite per la cura dei disturbi neuropsichiatrici, che presero inizialmente il nome di “manicomi” e che poi si svilupparono nei moderni sistemi di cura per la salute mentale.
Ma per trovare l’origine di un approccio umano, oggi diffuso e affermato nella nostra società, nei confronti dei disturbi mentali dobbiamo guardare molto più indietro di Philippe Pinel. Dobbiamo andare, ad esempio, nella Spagna del Rinascimento, dove visse un religioso che dedicò la vita alle persone con malattie mentali.
Chi era Padre Jofré
Padre Juan Gilabert Jofré nacque a Valencia nel 1350. Dopo un periodo di studio fuori dalla sua città e dopo essere entrato nell’Ordine dei Mercedari nel 1370, ordine esistente ancora oggi che ha come carisma quello di mettere in pratica le opere di misericordia (presentate in Matteo 25, 34-36), ritornò stabilmente a Valencia dove visse al servizio dei poveri fino al momento della morte.
La sua storia si trova raccontata in diversi testi, ma abbiamo trovato utile questo articolo del 2008 (Actas Esp. Psiquiatr. 2008; 36:1-9) di J.J. López-Ibor, docente presso l’Università di Valencia. Secondo quanto scritto dallo studioso, fu un evento particolare della vita di padre Jofré che ha portato al suo desiderio di dare vita a una struttura per la cura delle persone affette da malattie psichiatriche.
Il 24 febbraio del 1409, mentre si recava dal suo convento verso la Cattedrale di Valencia, padre Jofré assistette a una scena particolarmente triste: un gruppo di ragazzi che percuotevano un uomo con un disturbo mentale mentre lo chiamavano “pazzo”. La comune credenza era, infatti, che i “pazzi” fossero posseduti dal demonio. Il sacerdote si frappose tra i ragazzi e il pover’uomo e portò quest’ultimo con sé nel convento, dove gli offrì cure e un riparo.
La fondazione di uno dei primi ospedali psichiatrici del mondo
Da lì avvennero una serie di eventi che portarono alla fondazione dell’Hospital dels Folls de Sancta Maria dels Ignoscents. Padre Jofré, a partire da quell’episodio, prese a cuore la causa delle persone con infermità mentale e in diverse occasioni si rivolse ai fedeli della sua città per ricordare loro la necessità di prendersene cura.
López-Ibor ricorda nel suo articolo come il religioso spagnolo spesso dedicasse discorsi e omelie in difesa dei più bisognosi. In una di queste omelie si rivolse in questo modo ai fedeli:
"Più innocenti, impotenti e irresponsabili sono le vittime, più crudele e irrazionale è la persecuzione".
Nella stessa occasione, come riportato nel “Libro Becerro”, Padre Jofré sottolineò come il prendersi cura dei più deboli (in particolare degli individui con problemi psichiatrici) fosse di fondamentale importanza per la città:
“Una cosa manca, ed è assai necessaria: un ospedale o casa dove si possano accogliere i poveri innocenti e le persone con disturbi mentali (furiosos). Molti poveri, innocenti e persone con disturbi mentali vagano per la città, soffrendo condizioni di grande fame e povertà, freddo e malanni, e, a causa della loro innocenza e pazzia, non sono in grado di guadagnarsi o di chiedere il sostentamento di cui hanno bisogno per la loro vita, e per questo dormono per strada e muoiono di fame e freddo. Molte persone malvagie, che non hanno Dio nella loro coscienza, li insultano, li feriscono o li uccidono [...]. Così sarebbe una cosa molto santa costruire a Valencia una casa o un ospedale in cui una persona con disturbi mentali innocente possa stare e non dover girovagare per la città ricevendo danni".
Alcuni mercanti, allora, avendo ascoltato il sermone, misero insieme i soldi necessari alla realizzazione di un luogo di questo tipo. Ricevettero non solo l’approvazione del governo della città, ma anche del re Martino I d’Aragona, detto l’Umano (con diversi atti pubblicati tra il 1409 e il 1410), e dello stesso papa Benedetto XIII (con una bolla del 16 maggio 1410).
Il 1° giugno 1410 l'ospedale fu inaugurato con il nome di Hospital d'Innocents, Follcs i Orats sotto la protezione della Vergine, Santa Maria degli Innocenti. Tra il popolo fu più noto invece come “Ospedale di Nostra Signora Santa Maria degli Innocenti”, con riferimento all’episodio del Vangelo in cui il re Erode, venuto a sapere della nascita di Gesù, fece uccidere un grande numero di infanti. Questo nome indica in modo chiaro la rivoluzione che stava venendo messa in atto: quelli che fino a quel momento erano ritenuti e additati come “folli”, ora erano chiamati “innocenti” e come tali meritavano cure e protezione.
Pochi anni dopo, nel 1414, venne anche istituita una confraternita dedicata alla cura della struttura e dei suoi “pazienti”, la “Confraternita della Vergine Maria degli Innocenti”. La sua missione si estese nel tempo a tutti i tipi di emarginati della società: oltre alla causa delle persone con disturbi mentali, i membri della confraternita si sono occupati di poveri, prostitute, orfani, naufraghi, della sepoltura dei condannati a morte e, tra le altre cose, di pagare il riscatto di prigionieri di guerra.
L’ospedale ebbe una lunga storia, che lo vide ampliarsi, unificarsi con altre strutture di assistenza della città, di cui divenne un polo molto importante, attivo ancora oggi.
Un ospedale fuori dal comune
In conclusione, ciò che contribuì all’originalità dell’“Ospedale degli Innocenti”, fu lo straordinario approccio volto alla cura delle persone che vi trovavano ricovero. Non era scontato, infatti, che queste strutture offrissero una vera assistenza medica. Né tantomeno che gli individui con malattie mentali fossero considerati effettivamente degli ammalati e come tali bisognosi di cure e, più in generale, di un approccio terapeutico.
Lo ricordano, tra l’altro, anche diversi storici della medicina, tra cui Schmitz, che ha affermato (Das Irrenwesen in Spanien. Allg. Ztschr. F. Psychiatrie 1884-85; 41:366-78):
“Non fu Pinel, ma gli psichiatri spagnoli nella Valencia nel 1409, ad essere i primi a eliminare le catene e ad istituire il trattamento morale. Venivano utilizzati l’esercizio fisico, i giochi, il lavoro, l’intrattenimento, l’alimentazione e la cura dell’igiene”.
Se ti è piaciuto l'articolo condividilo su Facebook e Twitter, sostieni Documentazione.info. Conosci il nostro servizio di Whatsapp e Telegram?