È molto bello constatare come in tempi recenti soro arrivati nelle sale film estremamente sereni e positivi sul tema delle disabilità gravi: il merito, fino a questo momento, è della filmografia francese. Ancora più piacevole è scoprire come l’ultimo film in ordine di tempo: Intouchables (titolo in italiano: Quasi Amici) sia stato campione di incassi in Francia e anche in Italia sta ricevendo un ottimo apprezzamento.
Quasi amici ci parla dell’incontro fra un ricco parigino paraplegico e il suo badante di colore, disoccupato e con la fedina penale non molto pulita (il film è ispirato a una storia vera). Il racconto scivola via leggero e divertente ma i messaggi che ci trasmette sono molto significativi.
Driss, il badante, carico di energia vitale e dotato di uno spirito giocherellone, tratta Philippe, il suo quasi amico infermo, non come tale, ma come una persona in senso pieno, con tutte le sue aspirazioni, le sue ansie, i suoi desideri, le sue insicurezze. Driss e Philippe discutono animatamente su tutto, perché hanno gusti molto diversi ma è proprio quel loro continuo confrontarsi così schietto ma reciprocamente rispettoso che consolida la loro amicizia. Driss ha anche il coraggio di superare la naturale cautela con cui si gestisce il rapporto con un malato cercando quello che è il vero bene di Philippe e alla fine ognuno sentirà di aver bisogno dell’altro: se Philippe trova in Driss un rapporto sincero, “senza venature di pietà” quest’ultimo apprende molto dal suo amico-paziente: da troppo tempo abituato a vivere di espedienti, scopre, prendendosi cura di lui, cosa vuol dire impegnarsi a fondo e con dedizione a un compito spesso sgradevole.
Un grande coraggio, in una situazione ben peggiore, ha mostrato anche qualche tempo fa Jean-Dominique (altra storia vera), il protagonista di “Lo scafandro e la farfalla” (2007). Jean-Dominique si è trovato di colpo ad essere un “locked-in” cioè un sano di mente che vive in un corpo che non gli appartiene più se non per la capacità di udire e di vedere da un solo occhio. Curato da un istituto molto efficiente, con il sostegno del personale e di amici affettuosi, fa una scoperta semplice e prodigiosa al contempo: "oltre al mio occhio ci sono altre due cose che non sono paralizzate: la mia immaginazione e la mia memoria: posso immaginare qualunque cosa, qualunque persona, qualunque luogo; farmi accarezzare dalle onde della Martinica, andare a trovare la donna che amo,.. questo sono io!".
Inizia così a scrivere nientemeno che un libro nello stato in cui si trova (deve dettare carattere per carattere, attraverso un codice concordato, aprendo e chiudendo l’occhio). Jean-Dominique non è vissuto a lungo ma il libro e il film sono rimasti testimonianza della bellezza del vivere, nonostante tutto.
Ma il cinema racconta tante storie e non sono mancati toni diversi. “Mare dentro” (2004, Oscar 2005) è la storia vera di Ramòn, paraplegico che cerca la morte. È circondato dall’affetto dei suoi familiari ed amici; con le tecnologie attuali potrebbe uscire, spostarsi con una carrozzella attrezzata e svolgere un regolare lavoro ma lui resta ostinatamente chiuso in casa, immobile nel suo letto. Alla fine, con la complicità di alcuni amici, mette in atto un suicidio assistito. È una storia che non riguarda la cronaca di un piccolo paese spagnolo ma che tocca profondamente tutti noi. Quei parenti, quegli amici che non sono riusciti ad aiutare Ramòn a ridare un senso pieno alla propria vita non sono altro che noi stessi, che non dobbiamo mai abbassare la guardia e sentirci sempre pronti per una solidarietà attiva verso chi è meno fortunato di noi.
A comparare gli incassi di questi tre film si nota che Lo scafandro e la farfalla (qui i dati) ha praticamente triplicato i risultati rispetto a Mare Dentro (qui i dati) che negli USA è stato più tempo e in più sale. Anche Quasi Amici (qui i dati) ha battuto i record in Francia e sta spopolando in Italia.
Non sarà il segnale che l'atteggiamento in favore della vita, oltre ad essere un valore desiderabile, paga anche al botteghino?