[Aggiornato 11.7.19]
Facciamo il punto sulla vicenda di Vincent Lambert, l’uomo francese per il quale, dopo più di dieci anni di coma, era stata decisa interruzione dell’alimentazione , ma che la Corte d’appello di Parigi ha ordinato di riprendere il 20 maggio 2019.
La vicenda è, iniziata nel 2008, e gli ultimi giorni è tornata sulle prime pagine.
Chi è Vincent Lambert
Vincent Lambert è un infermiere, di 42 anni che, rimasto vittima di un incidente stradale, è in stato dichiarato vegetativo dal settembre del 2008.
La vicenda
Il 29 settembre del 2008, Lambert, allora 32enne, è rimasto vittima di un incidente stradale dal quale riporta un trauma cranico che lo fa entrare in coma vegetativo. Successivamente uscirà dal coma per entrare in uno stato, definito nel 2011 dal Coma Science Group di Liegi, di “coscienza minima”.
Negli ultimi dieci anni si è combattuta un’accesa una battaglia legale che ha visto scontrarsi due parti: una favorevole all’interruzione delle cure e dell’alimentazione, rappresentata dalla moglie alcuni fratelli e dall’equipe medica che lo segue, e una, rappresentata dai genitori e dagli altri fratelli, che chiedeva di proseguirle.
Più volte (nel 2013, nel 2014 e infine nel 2018) si è deciso di interrompere nutrizione e idratazione, perché lo stato di Lambert era stato definito “irreversibile” e proseguirle era stato ritenuto accanimento terapeutico. Le procedure, in tutti e tre i casi, sono state annullate in seguito a ricorsi. L’eutanasia in Francia è attualmente illegale (qui un approfondimento su interruzione delle cure e accanimento terapeutico e uno sullo stato delle leggi a riguardo nei vari paesi europei).
Anche la Corte europea dei diritti dell'uomo nel 2015 si è espressa sostenendo che, nel caso di Vincent Lambert, “non vi è violazione dell'articolo 2 (che disciplina il diritto alla vita) se viene attuata la decisione del Consiglio di Stato che autorizza la cessazione delle cure”.
Nel 2018 è stato deciso ancora di interrompere il trattamento del paziente e i nuovi ricorsi al Consiglio di Stato e alla CEDU sono stati respinti. Dunque la mattina del 20 maggio 2019, mentre l'appello al Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità (CRPD) (non legalmente sospensivo) era ancora pendente, è iniziata l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione.
La sera dello stesso giorno, però, la Corte d'appello di Parigi ha ordinato la ripresa del trattamento. La corte ha ordinato, riporta Le Figaro "allo Stato francese (.....) di adottare tutte le misure per garantire il rispetto delle misure provvisorie richieste dal Comitato internazionale dei diritti delle persone con disabilità il 3 maggio 2019, per mantenere la dieta e l'idratazione".
Il 2 luglio 2019 è arrivato nuovamente lo stop all’idratazione e all’alimentazione, disposto dopo la sentenza della Cassazione che aveva annullato la decisione della Corte d’Appello di far proseguire il trattamento in attesa del parere del Comitato Onu per i Diritti delle persone con disabilità. L’organismo delle Nazioni Unite aveva, infatti, chiesto alla Francia sei mesi di tempo per esaminare il caso. L'11 luglio Vincent è morto nell'ospedale di Reims dopo 9 giorni senza alimentazione e idratazione.
Questo il tweet di papa Francesco, in seguito alla notizia:
Dio Padre accolga tra le sue braccia Vincent Lambert. Non costruiamo una civiltà che elimina le persone la cui vita riteniamo non sia più degna di essere vissuta: ogni vita ha valore, sempre.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 11 luglio 2019
Gli appelli di papa Francesco
Dopo che a suo favore si è espresso il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità (il cui parere non è stato però ritenuto vincolante dal ministro della sanità francese), anche Papa Francesco ha espresso in più occasioni solidarietà nei confronti di Lambert.
L’ultimo caso è stato nella giornata di ieri con questo tweet:
Preghiamo per quanti vivono in stato di grave infermità. Custodiamo sempre la vita, dono di Dio, dall’inizio alla fine naturale. Non cediamo alla cultura dello scarto.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 20 maggio 2019
Tuttavia aveva già pronunciato , nel 2018, due appelli:
"Affido alla vostra preghiera le persone, come Vincent Lambert, in Francia, il piccolo Alfie Evans, in Inghilterra, e altre in diversi Paesi, che vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari. Sono situazioni delicate, molto dolorose e complesse. Preghiamo perché ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari, con grande rispetto per la vita". (Regina Coeli, 15 aprile 2018).
"Attiro l’attenzione di nuovo su Vincent Lambert e sul piccolo Alfie Evans, e vorrei ribadire e fortemente confermare che l’unico padrone della vita, dall’inizio alla fine naturale, è Dio! E il nostro dovere, il nostro dovere è fare di tutto per custodire la vita"(Udienza Generale, 18 aprile 2018).
Dal Vaticano è arrivata inoltre una dichiarazione congiunta, da parte dei dicasteri per i Laici, quello per la Famiglia e la Vita e la Pontificia Accademia per la Vita che ha afferma come l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione sia una "grave violazione della dignità della persona" e che lo “stato vegetativo” e che:
L’alimentazione e l’idratazione costituiscono una forma di cura essenziale sempre proporzionata al mantenimento in vita: alimentare un ammalato non costituisce mai una forma di irragionevole ostinazione terapeutica, finché l’organismo della persona è in grado di assorbire nutrizione e idratazione, a meno che non provochi sofferenze intollerabili o risulti dannosa per il paziente.
Accanimento terapeutico o cure legittime?
Mentre, dunque, per alcuni i trattamenti sono legittimi, per altri, le cure dell’uomo francese sarebbero sproporzionate e si tratterebbe dunque di un accanimento terapeutico.
A tale proposito si è espresso don Roberto Colombo, docente presso la Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nella giornata del 18 maggio 2019 si è espresso, sulle pagine dell’Osservatore Romano.
Riportiamo alcuni passaggi del suo intervento in cui sostiene che “la risposta ai bisogni fondamentali primari (tra cui alimentazione e idratazione) non configura, per certi pazienti in stato vegetativo comprovato, come per Vincent Lambert, un accanimento terapeutico o una ostinazione irragionevole”, conclusione, continua don Colombo, a cui erano già “giunti 70 medici e specialisti che avevano studiato la situazione del paziente e che avevano aggiunto: “E' evidente che Vincent Lambert non è in fin di vita" (Le Figaro, 18 aprile 2018)”. Ma soprattutto “continuare dunque a alimentare e a idratare il paziente anche se in via artificiale, non ha nulla a che vedere con il dovere di “rispettare il sopraggiungere ormai inevitabile della morte e non opporsi al decorso naturale dell’agonia con interventi inappropriati che prolungano solamente la sofferenza del morente”.
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