Scienza e fede. Per gli italiani non c'è conflitto

di Stefano Grossi Gondi, 13 novembre 2014

Un inedito sondaggio ha rivelato che in Italia - al contrario dei paesi anglosassoni - la maggior parte delle persone non vede incompatibilità tra scienza e fede.  Il sondaggio è stato svolto dalla Scuola internazionale superiore per la ricerca interdisciplinare (Sisri).  Le domande erano tre e riguardavano: l'origine e l'evoluzione dell'uomo, l'origine dell'universo, la pratica religiosa. I primi due quesiti erano formulati per studiare la percezione pubblica della conflittualità tra le cosiddette «verità scientifiche» e le «verità di fede», mentre la terza è stata utile per campionare i soggetti tra non credenti, credenti praticanti e credenti non praticanti.

La maggior parte degli intervistati (42%) ritiene che l'uomo sia apparso sulla terra grazie all'intervento di Dio creatore sulla base di forme di vita inferiori e di un processo evolutivo; il 30% ritiene che questo processo evolutivo sia avvenuto senza l'intervento di Dio; il restante 28% pensa invece che Dio abbia creato dal nulla l'uomo nella sua forma attuale. Risultati analoghi sono stati registrati nella risposta relativa alle origini dell'universo.  Quindi tra la posizione di apertura alla scienza e di chiusura alla trascendenza e il suo opposto, in Italia risulta ampiamente prevalente la visione che concilia le convinzioni di un credo religioso con i risultati della ricerca scientifica. 

Dalle risposte pervenute emerge una società italiana in cui la maggioranza relativa, poco meno della metà, accetta le verità scientifiche sull’origine dell’uomo e dell’universo e, al tempo stesso, mostra apertura alla trascendenza, ritenendo che Dio abbia avuto un ruolo nel processo evolutivo del genere umano e che sia il Creatore dell’universo. Per entrambi i quesiti, la frazione di italiani che rifiuta una spiegazione scientifica della comparsa dell’uomo e dell’universo corrisponde alla parte più piccola del campione, sebbene ancora significativa.

Raffrontando questi risultati con quelli di una analoga ricerca svolta un anno fa negli Stati Uniti, emerge una sostanziale differenza. Una Gallup survey, che ha reiterato più volte sondaggi di questo tipo, vedeva la maggioranza relativa degli intervistati, circa il 46%, appartenere alla categoria di coloro che manifestavano una netta chiusura alla scienza, sottoscrivendo un’interpretazione quasi letterale della Scrittura in merito alle origini dell’uomo («Dio ha creato dal nulla l’umanità nella sua forma attuale 10.000 anni fa circa»). Erano invece solo il 32% (contro il 42% presentato dal campione di italiani) coloro per i quali il processo evolutivo è avvenuto a partire da forme di vita inferiori ma è stato reso possibile anche grazie a un intervento di Dio. Gli "scientisti atei” negli Usa sarebbero invece soltanto il 15%. Da anni negli Stati Uniti infiamma la polemica tra "evoluzionisti” e “creazionisti”, e in questo campo le posizioni degli italiani appaiono più mature ed equilibrate.