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Dove la prostituzione è legale, vi è più traffico di esseri umani. Questa è la conclusione cui giunge il settimanale tedesco Spiegel che disegna un quadro ben dettagliato del mercato della prostituzione dopo la legalizzazione del 2001.
Lo scopo della legge era di garantire una maggiore tutela alle donne e scoraggiare lo sfruttamento sessuale. Ma già cinque anni dopo il Ministero per la Famiglia tedesco, in una relazione, mostrava come le condizioni non fossero migliorate secondo le stime dell’UEGD (ErotikGewerbeDeutschland).
E' quanto viene riportato nell'articolo dello Spiegel, che riporta interviste, ricerche e relazioni, dai quali emerge come quella protezione giuridica a cui mirava la legge non sia stata attuata e come le condizioni delle donne siano peggiorate.
Sembra infatti che la legge tedesca non abbia funzionato e che i propositi dei suoi promotori, che speravano che “le lavoratrici del sesso” sarebbero riuscite ad emergere dai margini della società e avere protezione giuridica, siano stati disattesi: negli ultimi anni le condizioni delle prostitute sembrano essere peggiorate, i protettori sarebbero potenti come sempre e il traffico di esseri umani ancora un flagello.
La legalizzazione non ha risolto i veri problemi
La legge è peraltro improduttiva se si pensa che molte delle prostitute non procedano all’iscrizione presso le autorità. Nonostante i servizi sindacali abbiano sviluppato un contratto di lavoro nel campo dei servizi sessuali, solo l’1% delle donne intervistate ha dichiarato di averlo firmato. Un sistema quindi che seppur regolamentato, non trova applicazione e dove la polizia è sempre più depotenziata.
Il risultato: bordelli legali e a tariffe forfettarie e tutto compreso, donne che lavorano in condizioni economiche sempre più svantaggiate, impiegate a ritmi estenuanti e costrette a ogni tipo di prestazione sessuale senza la possibilità di scegliersi i clienti o gli orari di lavoro, traffico di esseri umani in aumento, grande affluenza di donne dall’estero, soprattutto dall’Est europeo, mentre, nonostante tutto, la prostituzione di strada è sempre presente.
Quasi tutte le donne impiegate in questa attività arrivano per lo più dalla Romania e dalla Bulgaria, come riporta la TAMPED, la rete europea che si occupa della prevenzione dell’HIV e delle malattie sessualmente trasmissibili, perché preferite alle tedesche e spesso letteralmente consegnate ai bordelli. Non hanno coscienza delle condizioni in cui vivranno o dei soldi che non riusciranno a trattenere per le loro famiglie.
La Germania è attualmente considerata il Paese con il numero più elevato di prostitute. Sono le stesse organizzazioni umanitarie a stimare circa 200.000 donne e in costante aumento
Le storie di due ragazze
Sempre il settimanale tedesco ha intervistato due donne: Alina e Sina.
Entrambe rumene, sono state ingannate e costrette a prostituirsi, a mentire ai genitori, a vivere in pessime condizioni perché minacciate, in un mercato ben organizzato, fatto di bordelli e tour operator.
Sono loro a confessare che le prostitute non riescono a integrarsi, che le loro condizioni sociali ed economiche non migliorano, che i ritmi lavorativi non diminuiscono e che i loro padroni sono sempre forti, ora che anche il numero delle retate si è ridotto.
Una donna non è un oggetto da comprare
“L’errore esiste, ed è anche sociologico”. Lo afferma PierrettePape, portavoce dell’EWL (EuropeanWomen’s Lobby), la Lobby europea delle donne a Bruxelles, che mette a paragone l’esempio dell’Olanda con quello della Svezia, dove la prostituzione è illegale.
“Oggi in Svezia un ragazzino cresce in una realtà in cui l’acquisto di sesso è un crimine. Un ragazzino in Olanda cresce con la consapevolezza che le donne sono in vetrina e possono essere ordinate come merce prodotta in serie”.
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