“Studiamo Giorgio Washington non perché pensiamo che grande uomo era, ma perché pensiamo che conoscere il passato della nostra specie su questo pianeta sia una cosa utile, forse persino necessaria”. Il professor Alessandro Barbero, volto noto al pubblico della divulgazione storica di SuperQuark, oggi in pensione, ha spiegato, in un convegno su Dante del maggio 2021, i limiti della cancel culture, che vorrebbe “rimuovere” (to cancel) dalla storia personaggi di rilievo per comportamenti ritenuti oggi inaccettabili, come possedere schiavi.
“Nella nostra pedagogia da sempre c’è stata - ha spiegato Barbero - una certa confusione tra lo studiare qualcosa e il celebrare qualcosa come modello da seguire. La società occidentale si è costruita una pedagogia fatta di modelli, di grandi uomini, di grandi testi, nei confronti dei quali l'atteggiamento era reverenziale”
Riferendosi al film “Via Col Vento” e alla vita di George Washington, lo studioso ha commentato:
posso capire lo shock di chi, poco dotato di strumenti critici, scopre che la grande opera esprime anche pensieri o valori non uguali ai nostri, scopre che il grande uomo possedeva schiavi, e allora va nel panico perché non dispone della maturità critica per dire: non è mica per quello che io lo studio.
Gli antichi greci, per esempio, praticavano la schiavitù e l’eugenetica, ma Barbero sottolinea che lo studio di queste civiltà è importante non per il desiderio che “il mondo sia ancora com’era ai loro tempi”, bensì “perché hanno prodotto delle cose fondamentali senza conoscere le quali sono più indifeso nel capire il mondo”.
Non è corretto, ha concluso Barbero, apprezzare la statua di Marco Aurelio presente nel Campidoglio di Roma solo finché si ignora che l’imperatore, come tanti suoi contemporanei, possedeva degli schiavi.
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