Adozioni a coppie gay: tutti i ragionevoli dubbi della scienza

di Redazione, 19 gennaio 2016

Il 26 gennaio inizierà al Senato la discussione sulle unioni civili a partire dal testo del ddl Cirinnà. Per questo motivo si sta tornando a parlare del tema delle “adozioni gay”.

Spesso la discussione è viziata da prese di posizione ideologiche o dalla circolazione di dati non confermati o falsi.

Abbiamo già parlato dell’argomento, presentando il punto della ricerca riguardante l’opportunità o meno di affidare minori a una coppia dello stesso sesso.

Tuttora provengono da varie fonti ragionevoli dubbi sull’argomento, ve ne elenchiamo alcuni:

•   Uno degli studi più autorevoli sul tema è la ricerca comparsa sulla rivista “Social Science -Research” a cura di Mark Regnerus, professore di sociologia dell’Università di Austin (Texas of University). Lo studio ha mostrato come ci sia svantaggio per i minori cresciuti con genitori che hanno avuto almeno una relazione omosessuale nella loro vita. Infatti, secondo la ricerca, il 12% di essi pensa al suicidio (contro il 5% dei figli di coppie etero), sono più propensi al tradimento (40% contro il 13%), sono più spesso disoccupati (28% contro l’8%), ricorrono più facilmente alla psicoterapia (19% contro l’8%), sono più spes­so seguiti dall’assistenza sociale rispetto ai coetanei cresciuti da coppie etero­sessuali sposate. Nel 25% dei casi hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l’8%), sono genericamente meno sani, più poveri, più inclini al fumo e alla criminalità. Nonostante la ricerca abbia il limite di non analizzare nello specifico i figli di coppie omogenitoriali, rappresenta un punto di partenza empirico che rende ragionevoli i dubbi sul tema delle “adozioni gay”.

•   In Australia 150 medici, tra cui molti psichiatri, hanno firmato una sottomissione di richiesta al Senato per opporsi al matrimonio omosessuale. Nelle loro motivazioni hanno anche criticato la concessione agli omosessuali di poter adottare dei bambini, privando questi ultimi del diritto di crescere con un padre e una madre. In particolare, hanno citato la posizione dell’American College of Pediatricians, secondo cui «esporre i bambini allo stile di vita omosessuale può aumentare il rischio di danno emotivo, mentale e anche fisico».

•   La psicanalista Claude Halmos, una dei massimi esperti riconosciuti in età infantile, ha sostenuto che «i bambini hanno bisogno di genitori di sesso diverso per crescere». La questione, ha scritto, non è se «gli omosessuali maschili o femminili sono “capaci” di allevare un bambino», ma che essi non «possono essere equivalenti ai “genitori naturali”». «Un bambino – prosegue la studiosa– è in fase di costruzione e, come per qualsiasi architettura, ci sono delle regole da seguire se si tratta di “stare in piedi”. Quindi, la differenza tra i sessi è un elemento essenziale della sua costruzione» infatti essi si “costruiscono” attraverso «un “legame” tra il corpo e la psiche, e i sostenitori dell’adozione si dimenticano sempre il corpo il mondo che descrivono è astratto e disincarnato».

•   Secondo Maria Rita Parsi, psicologa e fondatrice dell’associazione “Movimento Bambino”, la differenza sessuale dei genitori gioca un ruolo fondamentale in alcune fasi della crescita, infatti «quando si arriva alla fase del complesso edipico è importante avere una doppia realtà di riferimento, maschio e femmina».

•   Per la psicologa Silvia Vegetti Finzi «non è irrilevante che il figlio di una coppia omosessuale non possa confrontarsi, nella definizione di sé, con il problema della differenza sessuale. La psicoanalisi non è una morale e non formula né comandamenti né anatemi ma, in quanto assume una logica non individuale ma relazionale, mi sembra particolarmente idonea a dar voce a chi, non essendo ancora nato, potrà fruire soltanto dei diritti che noi vorremo concedergli».

•   In Italia, Francesco Paravati, presidente della Società Italiana di Pediatria Ospedaliera (SIPO) ha dichiarato in merito alle cosiddette “nuove famiglie” (divorziati, conviventi, omosessuali…): «Quello che c’è di scientifico oggi dimostra che il bambino cresce confuso nell’identità perché perde i punti di riferimento, sia nelle “famiglie” monoparentali  che nelle unioni omosessuali. Il problema a carico del bambino è una difficoltà ad interloquire con punti di riferimento chiari». In questi contesti familiari, ha continuato Paravati, «diventa un bambino meno sociale, un bambino che matura più tardi, con ritardi nel linguaggio». In particolare, i figli delle coppie omosessuali «La problematica è data principalmente dal fatto che il bambino, sopratutto nei primi anni di vita, è più confuso in cui manca un riferimento ad un’identità di entrambi i genitori. Avere due mamme, una mamma che fa da papà diventa difficoltoso, anche nei riscontri dell’ambito sociale. Il punto principale è la crescita in uno stato di confusione per quanto riguarda i punti di riferimento genitoriali, importante nella vita psicologica di un bambino». Non ci sono evidenze su impatti sulla salute fisica, ma «non vanno sottovalutate le problematiche sul benessere dell’umore e del linguaggio, che possono essere impattate in un bambino che cresce in un contesto particolare».

•   Rimangono infine da considerare le testimonianze di persone che sono cresciute con genitori omosessuali. Riportiamo quella di Heather Barwick, cresciuta da una coppia di due donne, che ha affermato: «l’assenza di mio padre ha creato un enorme buco in me» e quella di Dawn Stefanowicz, figlia di un padre omosessuale, poi morto di AIDS, che oggi si pronuncia contro il matrimonio omosessuale negli Stati Uniti. La Stefanowicz ha scritto della sua esperienza in un libro (Out From Under: The Impact of Homosexual Parentinge) e ha raccolto le testimonianze di più di 50 figli adulti cresciuti da genitori LGBT e che condividono con lei preoccupazioni sul matrimonio e la genitorialità omosessuali. Molti di loro sostengono di lottare con la propria sessualità per via dell'influenza dell'ambiente familiare in cui sono cresciuti.

•   Un documento dell’American Academy of Pediatrics ha sostenuto che l’essere cresciuti da genitori lesbiche e gay non danneggia la salute psicologica dei figli citando a proprio favore 21 articoli scientifici. Come ha rilevato però il sito Critica Scientifica, il documento non esprime un’ipotesi supportata empiricamente, ma ha più l’aspetto di una raccolta di ipotesi, non ancora verificate, sull’argomento. Uno di questi lavori è una rassegna di 34 ricerche, ma delle ricerche analizzate in questa rassegna una sola aveva un numero di soggetti superiore a 100: una ricerca analizza 7 soggetti; circa un terzo delle ricerche non prende in considerazione lo stato di salute dei bambini; 26 ricerche su 34 (più del 76%) utilizza un campione di convenienza; 12 ricerche non hanno un gruppo di controllo; solo 4 ricerche hanno utilizzato, come gruppo di controllo, coppie eterosessuali con bambini concepiti naturalmente. Tutte queste limitazioni sono ammesse dall’autrice, la dottoressa Fiona Tasker, che comunque afferma: «La ricerca passata in rassegna suggerisce che l’accudimento gay o lesbico non influenza il benessere dei bambini per quanto riguarda lo sviluppo».

•    Occorre infine una precisazione sul numero di coppie dello stesso sesso con figli nel nostro Paese: in un articolo, il Corriere della Sera ha riportato che i figli di coppie omosessuali in Italia sarebbero 100mila. A sostegno di questa informazione, il Corriere ha fatto riferimento a uno studio del 2005 (condotto da Arcigay con il contributo dell’Istituto Superiore di Sanità) che dice che il 5% della popolazione omosessuale italiana ha almeno un figlio. Come è ben spiegato qui per arrivare ad affermare questo numero è stato considerato che gli omosessuali in Italia sono circa 1 milione (dato Istat). Da questo deriverebbe che 50mila persone hanno un genitore omosessuale. Si raggiunge la cifra di 100mila solo affermando che il censimento ha una quota di “non dichiarato” pari al 100% di quella dichiarata. In ultimo precisiamo che, ammesso che la cifra fosse verificata, qui non si tratta di figli che vivono in coppie dello stesso sesso, ma di figli che hanno il padre o la madre che si sono dichiarati omosessuali al momento del sondaggio. Attualmente, invece, l’unico dato disponibile e verificato (tratto dal censimento dell’Istat del 2011) dice che le coppie dello stesso sesso con figli sono 529.

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