Il lavoro nel Medioevo: più vacanze e più pause rispetto ad oggi

di Juliet B. Schor, 2 settembre 2019

Spesso si addebitano al periodo medievale una serie concetti legati ad arretratezza e negatività, facendo leva sulla definizione illuminista a partire dalla quale quel periodo viene definito “Secoli Bui”.

Una considerazione denigratoria e mistificante rispetto a un periodo che invece ha lasciato in eredità al mondo ed all’umanità il Medioevo vissuto dall’Europa: il fascino di una rinascita dalle ceneri dell’Impero Romano; lo scontro fra regni, ducati, repubbliche, comuni; la preziosa conservazione libraria dei classici nei monasteri; lo sviluppo di una spiritualità straordinaria nella storia del Vecchio Continente; le Belle Arti e la Teologia, ed ancora si potrebbe proseguire.

Tralasciando tutto questo, prendiamo un aspetto che di solito non vene considerato e che non riguarda affatto monarchi, dogi od eserciti, bensì la stringente quotidianità di qualunque uomo comune: rispetto alla contemporaneità, nel Medioevo si lavoravano meno ore al giorno ed in generale nel corso dell’anno, e si avevano molte più ferie, molto più tempo libero.

Quanto lavoravano nel Medioevo?
È ciò che emerge da una ricerca dell’economista e sociologa americana Juliet Schor, esperta nello studio sulle tendenze dell’orario di lavoro, sulle relazioni tra famiglia e lavoro, sul consumismo e tanto altro, ed autrice di saggi sul tema molto letti negli Stati Uniti.

Come si può leggere in suo pezzo tratto dal libro “The Overworked American: The Unexpetcted Decline of Leisure”: «Uno dei miti più duraturi del capitalismo è che esso abbia ridotto la fatica umana. Questo mito è difeso tipicamente da un confronto tra la settimana moderna di quaranta ore con la sua controparte di settanta od ottanta ore nel XIX secolo.

L’ipotesi implicita, ma raramente oggetto di contraddittorio, è che lo standard di ottanta ore sia stato prevalente nei secoli passati. Il paragone evoca la triste vita dei contadini medievali, che lavoravano duramente dall’alba al tramonto. Ci viene chiesto di immaginare l’artigiano ambulante in una soffitta fredda e umida, che si alza ancora prima del sole, lavorando a lume di candela fino a tarda notte. Queste immagini sono proiezioni verso il passato del modello lavorativo attuale. E sono false».

Infatti all’epoca i lavori non erano così tremendamente avvolgenti ed opprimenti come lo sono adesso: di una tale quantità da reprimere ogni briciola di tempo libero, da non far guadagnare ferie proporzionali alle energie impiegate nel corso dell’anno, da spegnere spesso la possibilità di concedersi qualche vizio, qualche viaggio, et similia.

Lavorare nel Medioevo: quante pausa e quante vacanze?
Non incidentalmente, la stessa Juliet Schor ha citato, come emblema di questa ampia libertà che avevano i lavoratori medievali, il Vescovo di Durham James Pilkington. Una sua dichiarazione della fine del XVI secolo: «Il lavoratore si riposerà a lungo al mattino; spenderà una buona parte del giorno per questo, prima di venire al lavoro; quindi dovrà fare colazione, anche se non avrà ancora guadagnato abbastanza per quell’ora od anche se ci sono motivi di rancore e mormorio.

Quando l’orologio batte, lascerà lì i suoi attrezzi del lavoro e, qualunque cosa accada, non potrà rinunciare al suo pezzo di carne, quali che siano i pericoli per avere interrotto il suo lavoro. A mezzogiorno deve avere il suo tempo per dormire, quindi la sua possibilità per bere nel pomeriggio, che prenderà una parte importante della giornata; e quando arriva la sera, al primo colpo di campanile lascia a terra i suoi strumenti, qualunque sia lo stato di avanzamento del lavoro».

Il ritmo della vita era molto più lento e rilassato, vi era meno ricchezza in circolazione ma molto più tempo a disposizione da dedicare a se stessi, alla propria famiglia ed a qualunque attività si fosse desiderato intraprendere e coltivare. Il sistema capitalista, per come venuto in essere a partire dal Settecento, ha senza ombra di dubbio portato innovazione, tecnologia, lusso e ricchezza, aumentando le entrate delle persone, ma sottraendo loro il tempo della loro vita.

Lo sguardo deve quindi allargarsi a più secoli. Un lavoratore medievale, come notato da Schor ed osservato anche dallo studio di altri esperti del settore, non soltanto lavorava per un tempo compreso fra le sei e le otto ore quotidiane, ma aveva anche molte pause all’interno di esse, che gli permettevano di riposare a dovere per riprendere il suo lavoro al meglio. Una condizione invidiabile, se si ragiona nell’ottica – tra gli altri, ad esempio – di un qualunque impiegato di Amazon, al quale viene persino impedito di andare in bagno durante il proprio turno.

Il confronto è ancora più impietoso se si paragonano i tempi di vacanza durante l’anno: nel Medioevo – soprattutto grazie anche alla Chiesa cattolica, che indiceva spesso molte festività, consapevole dell’importanza di queste ultime per i fedeli – le vacanze si contavano in mesi se considerato un anno intero, di più (Inghilterra) o di meno (Spagna) a seconda dei luoghi; al giorno d’oggi, escluse le festività ufficiali, è difficile pensare, per un operaio qualsiasi, a ferie superiori alle due settimane.

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