Che cos’è il magistero ordinario della Chiesa?

di Tommaso Cardinale, 20 maggio 2024

Anche se non sembra, siamo in un’epoca piena di insegnanti, di persone che vogliono condividere quello che sanno con altre persone, per migliorare la loro condizione. Basta aprire Google e cercare “come fare”. Appariranno tanti risultati diversi che corrispondono ai tentativi di migliaia di persone di insegnare qualcosa, da come si fa a fare un nodo alla cravatta a come ottenere un fisico migliore. Se su TikTok cerchi dei consigli per fare delle piccole riparazioni in casa, in pochi secondi riuscirai a trovare centinaia di “insegnanti” che posso spiegarti come farlo e risparmiare anche qualche soldo. Anche il lavoro degli influencer è legato in qualche modo all’insegnamento: in fondo gli influencer si pongono come modelli, desiderano “insegnarti” a vivere come vivono loro. Nella Chiesa questa attenzione all’insegnamento c’è fin dalla sua fondazione ed è stata voluta proprio da Gesù: stiamo parlando del magistero.

Ma che cos’è il Magistero della Chiesa e del Papa?

Il magistero è il compito d’insegnare che, per istituzione di Cristo, è proprio del collegio episcopale o dei singoli vescovi uniti col Sommo Pontefice in comunione gerarchica” (Commissione Teologica Internazionale, 1975). 

Ci si potrebbe allora chiedere cosa insegna la Chiesa con il suo magistero? Qual è l’oggetto di questo insegnamento che avviene “per istituzione di Cristo” da parte dei vescovi e del Papa? 

L’oggetto del magistero non è altro che la trasmissione del Vangelo, secondo il comando del Signore: si tratta del proseguimento fino ai giorni oggi della predicazione apostolica. Il Catechismo ci ricorda che la trasmissione del Vangelo è stata fatta in due modi:

Oralmente, «dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, negli esempi e nelle istituzioni trasmisero ciò che o avevano ricevuto dalla bocca, dalla vita in comune e dalle opere di Cristo, o avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo»;

Per iscritto, «da quegli Apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l'annunzio della salvezza».

Attraverso la successione apostolica il Vangelo si conserva sempre vivo e integro nella Chiesa. Per questo gli Apostoli lasciarono come successori i Vescovi, ad essi affidando il loro proprio compito di magistero». Infatti, «la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 76-77).

Dopo l’epoca apostolica il magistero della Chiesa è consistito quindi nel rendere vivo e integro il Vangelo. I successori degli apostoli, infatti, non hanno scritto altri Vangeli ma hanno reso vivo il Vangelo con la loro predicazione, orale o scritta. Ma non solo: la Chiesa ha il dovere e il diritto nativo, anche con l'uso di propri strumenti di comunicazione sociale, indipendente da qualsiasi umana potestà, di predicare il Vangelo a tutte le genti (Codice di diritto Canonico, Can. 747 - §1). Il Papa, i Vescovi, e tutti i battezzati, sono chiamati quindi non solo a rendere vivo il Vangelo ma anche a farlo conoscere a tutti.

Il Papa non è il notaio della Chiesa cattolica 

Per la maggior parte delle persone questo significa far conoscere Cristo ai propri amici, famigliari e colleghi, tramite l’esempio e tramite la spiegazione della dottrina, quando necessario. Per il Papa e i vescovi significa anche indicare la verità del Vangelo rispetto all’attualità e alla vita di tutti i giorni. In una parola, insegnare, anche senza dover enunciare un dogma al quale i fedeli devono aderire per fede.

Il Papa – che svolge non soltanto un ruolo come capo del collegio dei vescovi nelle definizioni di fede e di morale da questi pronunciate, o come notaio del loro pensiero, ma anche un ruolo più personale sia nel magistero ordinario sia nelle definizioni – adempie il suo compito applicandosi personalmente e stimolando lo studio di pastori, teologi, periti di dottrina nei vari campi, esperti di cura pastorale, di spiritualità, di vita sociale, ecc.

Con queste parole san Giovanni Paolo II concludeva una catechesi dedicata all’infallibilità del Papa. Il Papa polacco voleva sottolineare che il vicario di Cristo non è solamente chiamato in causa per esprimere delle verità dogmatiche, ma che fa parte della sua vocazione essere presente con le sue parole nella vita dei fedeli, che sono la famiglia di cui lui è il papà spirituale. Anche per questo chiamiamo il Papa “Santo Padre”. 

Nel catechismo della Chiesa Cattolica viene ricordato che: 

I fedeli, memori della Parola di Cristo ai suoi Apostoli: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,16), accolgono con docilità gli insegnamenti e le direttive che vengono loro dati, sotto varie forme, dai Pastori (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 87).

Può esistere un “magistero sbagliato”?

Abbiamo visto quindi come tutti i battezzati siano chiamati ad accogliere con docilità gli insegnamenti dei vescovi, e quindi anche del Papa, perché questi insegnamenti fanno parte del magistero, ovvero del continuo sforzo della Chiesa di rendere vivo il Vangelo. Questi insegnamenti di solito avvengono tramite gli scritti e le catechesi del pontefice: esortazioni apostoliche, encicliche, dichiarazioni ufficiali. Ma il Papa in qualche modo insegna, prosegue il suo magistero, anche quando risponde alle domande di un giornalista o quando parla con i fedeli che vengono a salutarlo in piazza San Pietro. C’è quindi un contesto da valutare per ogni espressione del magistero del Papa:

Si deve dunque tener conto del carattere proprio di ciascuno degli interventi del Magistero e della misura in cui la sua autorità è coinvolta, ma anche del fatto che essi derivano tutti dalla stessa fonte e cioè da Cristo che vuole che il suo Popolo cammini nella verità tutta intera (Istruzione Donum Veritatis, n. 17).

Ogni intervento magisteriale ha un carattere proprio: un’intervista non è sullo stesso piano di un’enciclica, anche se entrambe sono insegnamento del Papa e quindi della Chiesa. E cosa succede quando un Papa si esprime su qualcosa che, successivamente, viene interpretata come del tutto o in parte errata, perché contingente o valida solo per un certo periodo storico? Può essere che ci sia un magistero “sbagliato”?

Alcuni giudizi del Magistero potevano essere giustificati al tempo in cui furono pronunciati, perché le affermazioni prese in considerazione contenevano in modo inestricabile asserzioni vere e altre che non erano sicure. Soltanto il tempo ha permesso di compiere un discernimento e, a seguito di studi approfonditi, di giungere ad un vero progresso dottrinale (Ibi, n. 24). 

Quando, per esempio, un pontefice si esprime in modo positivo o negativo nei confronti di una nuova tecnologia, pensiamo all’invenzione della televisione o della radio, sta esprimendo un giudizio prudenziale. I fedeli sono chiamati ad abbracciare questo magistero non per fede, ma perché proviene da quella persona che lo Spirito Santo ha messo a capo della Chiesa, e che sta proseguendo il compito dell’insegnamento iniziato con gli apostoli ai tempi di Gesù:

I vescovi che insegnano in comunione col romano Pontefice devono essere da tutti ascoltati con venerazione quali testimoni della divina e cattolica verità; e i fedeli devono accettare il giudizio dal loro vescovo dato a nome di Cristo in cose di fede e morale, e dargli l'assenso religioso del loro spirito. Ma questo assenso religioso della volontà e dell'intelligenza lo si deve in modo particolare prestare al magistero autentico del romano Pontefice, anche quando non parla «ex cathedra». Ciò implica che il suo supremo magistero sia accettato con riverenza, e che con sincerità si aderisca alle sue affermazioni in conformità al pensiero e in conformità alla volontà di lui manifestatasi che si possono dedurre in particolare dal carattere dei documenti, o dall'insistenza nel proporre una certa dottrina, o dalla maniera di esprimersi (Lumen Gentium, n. 25).

Lo stesso concetto è espresso nel Codice del diritto canonico (Can. 752): 

Non proprio un assenso di fede, ma un religioso ossequio dell'intelletto e della volontà deve essere prestato alla dottrina, che sia il Sommo Pontefice sia il Collegio dei Vescovi enunciano circa la fede e i costumi, esercitando il magistero autentico, anche se non intendono proclamarla con atto definitivo; i fedeli perciò procurino di evitare quello che con essa non concorda.

Il Papa per i cattolici è ben più di un influencer o di un esperto. Per questo è utile informarsi leggendo e ascoltando direttamente le sue parole. Su Vatican.va è possibile leggere tutto quello che viene prodotto nel magistero del Papa, mentre su Vatican News ogni giorno sono disponibili le letture della Messa e dei commenti del Papa.

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